I fatti del giorno

‘Tre o quattro mesi e siamo fuori’, le intercettazioni choc degli assassini del vigilante Della Corte

Pubblicato da
Condivid

Un atteggiamento deprecabile, quello dei tre assassini di Francesco Della Corte. “Ridono”, sottolinea più di una volta uno degli inquirenti, convinti che la legge non pssa punirli. Si sorridono, si danno coraggio l’un l’altro. “Ora vediamo il giudice cosa vuole fare, lo sfogo di legge, tre o quattro mesi e siamo fuori…”.
Hanno ridotto in fin di vita un uomo di cinquantuno anni, colpito alle spalle senza motivi mentre svolgeva il proprio lavoro di metronotte. Luigi C., Ciro U., Kevin A. hanno da poco confessato messi alle strette dalle indagini dei poliziotti di Scampia e di Chiaiano e dalle immagini dell video che li ritrae mentre scappano dopo l’aggressione. Di lì a qualche ora Francesco Della Corte morirà in un lettino di ospedale dopo un paio di settimane di coma, ma il rischio di aver ammazzato un uomo non sembra turbare più di tanto il gruppetto di Chiaiano. Ci sono anche altri ragazzi assieme ai reo confessi che si mostrano divertiti per quella esperienza da sospettati.
La famiglia, come riporta Il Mattino, del povero vigilante, difesa dall’avvocato Marco Epifania, si costituirà parte civile in vista della prima udienza fissata il 23 gennaio dinanzi al Tribunale dei Minori. Per gli inquirenti si è trattato di un omicidio a scopo di rapina (la pistola), ma il movente economico non viene sostenuto dai tre piccoli assassini. Spiega Luigi C., uno dei primi a confessare: “Erano le tre di notte, trovammo la cornetteria chiusa, avevo degli spinelli, forse preso dall’euforia decidemmo di aggredire il vigilante che ogni notte passava all’esterno della metropolitana”. Assieme a Kevin (in posizione defilata) ha inizio l’aggressione a colpi di piedi di tavolino trovati nei rifiuti. Un’aggressione che finisce solo quando i tre si rendono conto che a terra quell’uomo rantola come se stesse “russando”, tanto da spaventare gli stessi assassini che a questo punto tagliano la corda. Dopo essere stato interrogato Ciro U. se la prende con gli amici: “Io ho detto che gioco a pallone, se dici qualcosa ti schiatto la testa”. Difeso dal penalista Antonino Rendina, il ragazzo in un secondo momento ammetterà di aver fatto parte del gruppo, senza impugnare però un’arma e senza partecipare all’aggressione. Agli atti c’è anche una dichiarazione di un dirigente della Chiaiano Brothers, che definisce Ciro come uno dei “pilastri” della squadra, sempre presente negli allenamenti e sempre pronto ad aiutare il prossimo. Intercettato anche Luigi C. (difeso dal penalista Mario Covelli), che entra nella stanzetta in modo spavaldo e si mostra preoccupato solo quando Kevin A. (difeso dall’avvocato Antonella Franzese) gli racconta di aver visto il video: “Mi ha preso di faccia, poi venivate tu e Ciro”.