Arzano, Abusi edilizi nelle case popolari della 167 occupate abusivamente da boss e gregari: c’è l’inchiesta

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Arzano.Gli alloggi popolari occupati da boss e gregari. Abusi edilizi nel rione 167 ma il comune di Arzano non interviene. Qualcuno è morto, qualcuno legittimo assegnatario è forse “sparito” nel nulla. E qualcun altro, almeno da quello che trapela, avrebbe occupato la sua casa. Le case di proprietà del Comune, quel patrimonio immenso abbandonato alle lentezze e dimenticanze burocratiche. Ma chi deve controllare che almeno sul piano edilizio si rispettino le regole? Chi invade gli spazi e usa la forza per farlo suo è affiliato al clan, in questo caso il clan della “167”. Le forze dell’ordine stanno indagando. Si vuole capire quanti a quali siano i legittimi assegnatari e soprattutto quanti abusi sono stati commessi nel corso degli ultimi anni con il ‘silenzio’ della politica locale. Parliamo del rione di via Colombo, dove il solo avvicinarsi, scatena l’interesse di pali e vedette appostate giorno e notte ai lati delle due vie che intersecano l’agglomerato delle case popolari. Stessa cosa avviene per chi entra ed esce dal rione, e peggio ancora se si tratta di un parente sconosciuto alle vedette che ti viene a trovare: Scatta l’identificazione. A capo del clan, almeno da quello che trapela dall’ultima ordinanza di arresto a carico di una decina di affilati, vi sarebbe il latitante Giuseppe Monfregolo, scampato alla cattura a dicembre scorso e tuttora latitante. Un gregario della famiglia Cristiano- Napoleone fino a qualche tempo fa, può contare oggi dalla sua latitanza dorata, su un manipolo di giovani e parenti pronti a tutto per dedicarsi alle attività illecite quali l’estorsione e l’imposizione, così come in un recente passato, dell’acquisto di prodotti caseari da sommarsi alla richiesta di pizzo. Ma guardando più attentamente il rione, non può non passare inosservato che vi sono muri di recinzione ovunque, sottoscala trasformati in case e a quanto pare, chi forte della sua posizione gerarchica all’interno del clan, abbia addirittura accorpato più appartamenti arredandoli in stile Gomorra. A riprova di quanto il clan si senta autorizzato a commettere qualsiasi tipo di abuso, lo dimostrano gli interventi dei Carabinieri che a più riprese hanno smantellato cancelli abusivi, porte blindate, impianti di video sorveglianza e sequestrato armi e droga. Servivano al clan per deviare il passaggio dei residenti e tenere lontano le forze dell’ordine. Ma i problemi per il comune di Arzano sono anche quelli riguardanti le occupazioni di case attualmente di proprietà dell’ente poiché acquisite al patrimonio comunale. Ma, nonostante la cosa sia di dominio pubblico, restano ancora occupate da pregiudicati ritenuti affiliati al clan degli scissionisti. Una vicenda paradossale che ha già visto l’attivarsi di carabinieri, polizia e Guardia di Finanza con l’acquisizione di documenti. Appartamenti, questi ultimi, del valore di oltre 2 milioni di euro occupati in assenza di titoli senza che nessuno (il condizionale è d’obbligo), dal comune si interessasse alla cosa. Occupazione indebita ad opera di soggetti, alcuni dei quali forse contigui al clan degli Amato- Pagano o imparentati con un pezzo da 90 della camorra avente diramazioni politico-amministrative fuori e dentro i salotti cittadini che contano. Questo è al momento il quadro devastante che starebbe emergendo pena chiarimenti da parte dell’ente per fugare dubbi e dirimere il bandolo della matassa che appare sempre più ingarbugliato. Basta andare sull’Albo pretorio del comune alla voce “beni comunali” per verificare che in via Medi, traversa di via Atellana, il comune è titolare a seguito di una serie di contenziosi amministrativi in corso e con sentenze e costituzioni da parte del comune finite anch’esse al vaglio della Procura. A quanto si apprende il comune starebbe correndo ai ripari ma mancherebbero all’appello alcune documentazioni relativamente al prosieguo degli atti consequenziali alle ordinanze di sgombero emesse dalla commissione prefettizia.

Giovanni Laperuta

 



    ( Nella foto il latitante Giuseppe Monfregolo)


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