Castellammare, La Dda chiede 12 anni di carcere per il figlio del boss D’Alessandro

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Il sostituto procuratore dell’Antimafia di Napoli, Giuseppe Cimmarotta, ha chiesto una pena di 12 anni di carcere per Luigi D’Alessandro jr, figlio del boss di Scanzano, Pasquale.

Il pm ha basato la sua richiesta sulle intercettazioni finite agli atti dell’inchiesta Domino Bis, che hanno svelato una serie di reati commessi dalla cosca di Scanzano, tra cui estorsioni, traffico di armi e usura.

Cimmarotta ha anche citato le dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano, che ha affermato che Luigi D’Alessandro aveva un ruolo di spicco all’interno della cosca.

    In una delle intercettazioni, il giovane si vantava della sua parentela con il padre, dicendo: “Chi dice niente al figlio di Pasqualino?”

    Il procuratore ha ripercorso tutte le fasi dell’inchiesta Domino bis, delineando anche i ruoli all’interno della cosca stabiese di Carmine Barba e Giovanni Izzo, che insieme a Luigi jr hanno scelto di essere processati con rito ordinario.

    Per Carmine Barba, considerato uno dei membri di spicco della cosca stabiese e soprattutto il custode delle armi del clan D’Alessandro, è stata avanzata la richiesta più severa: 16 anni di reclusione. Invece, per Giovanni Izzo, accusato solo di detenzione di armi, è stata richiesta una pena di due anni.

    Come accennato, per Luigi D’Alessandro è stata avanzata la richiesta di 12 anni di carcere. L’accusa di associazione mafiosa nei confronti del figlio del boss Pasquale D’Alessandro si basa su intercettazioni acquisite durante l’inchiesta Domino Bis, che ha rivelato numerosi episodi di estorsione ai danni di imprenditori e aziende a Castellammare di Stabia e nella penisola sorrentina, oltre al traffico di armi e casi di usura.

    Le dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano hanno ulteriormente supportato l’accusa, indicando Luigi D’Alessandro come un giovane già coinvolto nelle attività della cosca. Rapicano ha affermato che Luigi aveva un ruolo di rilievo all’interno del clan, tanto da rappresentare suo padre nelle decisioni cruciali.

    “Luigi già si circonda di un gruppo di ragazzi fedelissimi”, ha dichiarato Rapicano, “Quando mi sono recato al bar della brisca per portare un messaggio a Giovanni D’Alessandro, c’era anche Luigi”. Inoltre, Rapicano ha attribuito a Luigi D’Alessandro un ruolo di spicco all’interno della cosca, sottolineando che suo fratello era invece più orientato verso gli studi.

    Luigi D’Alessandro è il figlio di Pasquale, primogenito di Michele, il defunto padrino che aveva legami con la mafia di Corleone e con la camorra di Secondigliano.

     



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