Ergastolano napoletano evade dal carcere di Perugia

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E’ l’ergastolano napoletano Domenico D’Andrea, conosciuto come Pippotto  il detenuto evaso dal carcere di Perugia.

Secondo quanto si apprende dal sindacato di polizia penitenziaria (Sappe) la fuga sarebbe avvenuta intorno alle 13 mentre lavorava in un’area esterna al penitenziario, probabilmente scavalcando le recinzioni. La polizia penitenziaria sta passando al setaccio la zona insieme alle altre forze di polizia. Le ricerche si svolgono con un massiccio spiegamento di forze di polizia. Impegnato anche un elicottero.

“Adesso e’ prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe. “La grave vicenda – aggiunge – porta alla luce le priorita’ della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria del carcere di Capanne”. Fabrizio Bonino, segretario nazionale Sappe per l’Umbria, ricostruisce gli eventi in una nota.

“L’uomo – aggiunge – era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere ed ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa, vista anche l’esiguita’ del personale presente nei servizi esterni. In svariate occasioni, il Sappe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di polizia penitenziaria in servizio presso l’istituto perugino di Capanne”.

    Domenico D’ Andrea, un tempo baby gangster conosciuto col nome di “Pippotto”, ha avuto la condanna per l’omicidio di Salvatore Buglione, l’ edicolante di via Pietro Castellino. Senza attenuanti per la sua storia deviata, lui, capo di una banda che rapinava motorini al Vomero e all’Arenella quando era appena un adolescente. Decine di rapine, una lunga corsa verso il baratro, a 13 anni ferito a una gamba da un carabiniere. Condannato per omicidio volontario con l’aggravante dei motivi futili e abbietti. Mille euro. La rapina di Pippotto e degli altri tre imputati finì col colpo di coltello al cuore dell’edicolante perché lui reagì.



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