Calcio – lo stop sarebbe un gran disastro

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“Ma sappiamo che il calcio dà da vivere a 370mila persone, se si ferma sarà il fallimento per tanti e l'Italia perderà pezzi di storia non solo sportiva. Sarà un disastro sociale. Fermarsi adesso vuol dire, quasi certamente, non ripartire neanche a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti”. E' la fotografia scattata dal direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, che in una intervista a ‘Repubblica' mette in guardia dai rischi per il movimento calcistico in caso di stop della stagione per l'emergenza coronavirus. “Non posso pensare che il signor Spadafora sia così irresponsabile da farlo apposta, ma di certo esistono governi in Europa che vogliono aiutare il calcio: la Germania, la Spagna, l'Inghilterra. In Italia non è così, e neppure in Francia dove hanno bloccato tutto in via definitiva: e io penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club. Evitiamo un'estate in tribunale anche noi. Ci stanno prendendo in giro, queste continue complicazioni sono ridicole. Siano più chiari, oppure le conseguenze si riveleranno enormi: economiche, sociali, sportive e psichiche”, prosegue il dirigente biancoceleste. “La gente è in sofferenza nervosa e il calcio è terapeutico. Ne abbiamo bisogno in tanti. Il pallone può essere il segno della vita che ricomincia davvero -aggiunge Tare-. Il protocollo sanitario tedesco il migliore? Senza dubbio. a tappeto e se c'è un positivo si isola lui, non l'intero gruppo. Si gioca, e se poi qualcuno decide di tornare a casa può farlo, ma pagando di tasca propria i test settimanali per sé e i suoi famigliari. Alla Lazio, dopo gli esami sierologici siamo risultati tutti negativi e nessun giocatore si è mai allontanato da Roma”.



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