Camorra, per i giudici Cosimo Di Lauro ‘non è pazzo’: può continuare il processo

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Per i giudici della Terza Corte di Assise del Tribunale di Napoli (presidente Concetta Cristiano, giudice a latere Giuseppe Sassone), Cosimo Di Lauro ‘non è pazzo’ e quindi il processo a suo carico come mandante dell’omicidio di Mariano Nocera, affiliato degli Abbinante ucciso il due settembre del 2004, può continuare. Quello che i pentiti hanno indicato come colui che si sentiva come “il re Sole” di Secondigliano  è detenuto in regime di carcere duro da 12 anni ad Opera a Milano e rifiuta contatti e colloqui con i familiari. Cosimino continua con il suo comportamento di “isolato”. Per i giudici è una strategia che mira ad ottenere l’attenuazione del regime di carcere duro. Per i suoi avvocati potrebbe essere affetto di una grave patologia psichiatrica. Ma ora dopo il pronunciamento dei giudici il processo può continuare. Agli atti c’è una relazione dell’Asl Torino 2 secondo la quale quello di Cosimo di lauro sarebbe un “disturbo fittizio”.

Il boss é imputato, in qualità di istigatore e mandante, dell’omicidio di Mariano Nocera, avvenuto il 2 settembre 2004 a Napoli nel noto rione Monterosa di Scampia.
Nella circostanza, ad operare fu un commando composto da più killer, di cui uno identificato per Claudio Salierno, suo fedelissimo. Grazie alle indagini tecniche svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile e alle dichiarazioni di numerosi collaboratori si è fatto luce sia sull’omicidio di Nocera, sia sui retroscena che determinarono il passaggio del gruppo criminale Abbinante dal clan Di Lauro al costituente sodalizio cosiddetti degli Scissionisti, all’epoca capeggiato dal clan Amato-Pagano.
Nel 2004, infatti, gli investigatori della Squadra Mobile, indagando su un traffico di stupefacenti, scoprirono che Nocera smerciava quantitativi di cocaina acquistati da esponenti del gruppo Abbinante, i cosiddetti maranesi, ad acquirenti/spacciatori che agivano tra Napoli e provincia. Uno di questi era Vincenzo Arciello il quale, proprio grazie Mariano Nocera, riusciva ad acquistare cocaina a credito, fornendo in garanzia assegni post-datati che il Nocera girava ai suoi fornitori. Il mancato pagamento della cocaina e il versamento di assegni rubati e/o a vuoto, che i fornitori di Mariano Nocera tentarono di negoziare, determinarono la reazione violenta da parte di quest’ultimo che, la sera del 6 agosto 2004 uccise, a colpi d’arma da fuoco, Vincenzo Arciello dopo averlo convocato telefonicamente presso il Bar Zelinda.
La decisione di uccidere Arciello era stata presa da Nocera e messa in atto senza alcuna preventiva “autorizzazione” da parte dei vertici dell’organizzazione; pertanto, temendo una ritorsione, si rivolse al suo amico Francesco Abbinante, chiedendogli d’intercedere con l Cosimo Di Lauro. Francesco Abbinante, latitante in quel periodo e lontano da Napoli, chiese a uno dei suoi uomini più fidati, Giovanni Piana, di recarsi da Cosimo Di Lauro per chiarire la vicenda. Nella circostanza, Di Lauro pur fornendo garanzie per l’incolumità di Nocera, il 2 settembre 2004, diede l’ordine di eliminarlo.
Tra i componenti del gruppo armato per eliminare Nocera, composto da uomini fidatissimi di Di Lauro, faceva parte Claudio Salierno e tutti agirono a volto scoperto.Nocera fu colpito alla testa ed al torace da vari colpi calibro 38, proprio per lanciare un chiaro ed inequivocabile messaggio : “nessuno poteva commettere omicidi senza essere autorizzato dal capo del clan Di Lauro” in quanto solo lui poteva decidere della vita e della morte degli affiliati. Analoga risposta fu data da Giovanni Piana, per ordine di Cosimo Di Lauro, a Francesco Abbinante, quando chiese spiegazioni circa la promessa non mantenuta. Tali retroscena sono stati pienamente confermati da Giovanni Piana nel corso del suo iter di collaborazione con la giustizia.
Quella mancata promessa fatta a Francesco Abbinante, ebbe grande risonanza, tanto che segnerà la scissione di Abbinante e di tutti i suoi familiari detenuti dal gruppo Di Lauro, che aderiranno alla nascente organizzazione nota come “Scissionisti”. Il 28 ottobre 2004 segnerà l’inizio della cosiddetta prima faida di Scampia dove gli appartenenti agli Scissionisti si fronteggiarono contro gli affiliati al Clan Di Lauro, che lascerà dietro di sé una scia di sangue di oltre 100 morti in meno di un anno, e che vide cadere due dei più stretti collaboratori di Cosimo DI LAURO, ovvero Claudio Salierno e Fulvio Montanino.


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