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Mimì, il volto insanguinato della protesta a Napoli

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, sindacalista del Si Cobas, è diventata il simbolo della contro la di Napoli.

La sua foto con il volto coperto di sangue dopo gli scontri con la polizia ha fatto il giro del web. Mimì ha raccontato alle agenzie di stampa e alle tv napoletane quanto accaduto

“Per fortuna sto bene, ma siamo stati vittime di una reazione violenta, spropositata e inattesa.Colpiti con i manganelli solo per aver tentato di affiggere uno striscione ai cancelli della Rai.Eravamo lì pacificamente, armati solo delle nostre bandiere.”

Mimì, 45 anni, napoletana, tre figli e un passato da naturalista, ha partecipato a numerose manifestazioni.

“Ma stavolta – racconta – davvero non ce lo aspettavamo.” Con lei sono rimasti feriti altri quattro attivisti e cinque agenti.

Riguardo alle motivazioni della protesta, Mimì sottolinea che “non siamo scesi in piazza per Ghali, come alcuni media hanno riportato in modo approssimativo. Lui è simpatico, ma il problema principale è l'atteggiamento di una Rai che decide di prendere le distanze dall'utilizzo della parola ‘genocidio'.

Tutto questo in un clima sempre più pesante di attacco ai salari, di limitazione dell'agibilità politica, in cui le famiglie faticano a mettere il cibo sulla tavola e gli stessi noti lucrano sulle divisioni.”

La Rete sociale Napoli per la Palestina, organizzatrice dell'iniziativa di oggi, aggiunge: “La tv pubblica rappresenta la scorta mediatica del genocidio israeliano. Non solo censurano costantemente il genocidio in atto a Gaza, ma adottano una posizione chiaramente filo-sionista di fronte a milioni di telespettatori. Prima ancora che potessimo chiedere un'intervista, il nostro presidio è stato brutalmente attaccato.”

Mimì, nonostante la ferita alla testa e la prognosi di cinque giorni, è pronta a scendere di nuovo in piazza. “Sono pronta a scendere anche subito nuovamente in piazza se serve.”


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