Cronaca di Napoli

Napoli, amputavano orecchie e cosa a cani pitbull: condannati

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Napoli, amputavano orecchie e cosa a cani pitbull: condannati.

Un uomo e una donna dovranno scontare 1 anno e 4 mesi di carcere dopo il processo nato da una denuncia dell’Enpa.

Un uomo e una donna di Napoli sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e 4 mesi di reclusione e 9 mesi di reclusione perché “in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato ignoti, per crudeltà e comunque senza necessità, maltrattavano due cani di razza pitbull privi di microchip, amputando loro o facendo loro amputare da altri la coda ed entrambe le orecchie”.

Lo rende noto l’Ente Nazionale Protezione Animali che, attraverso l’avvocato Enpa Claudia Ricci e l’avvocato Andrea Ladogana di Enpa Rete Legale a Napoli.

“Ricordiamo che purtroppo la pratica illegale della conchectomia (taglio delle orecchie) e caudotomia (taglio della coda), sono ancora molto diffuse in tutta Italia, in particolare nell’ambiente delle fiere e delle esposizioni canine.

Per i cani tagliare orecchie e coda e come se a noi cucissero bocca e orecchie, non permettendoci di esprimerci e parlare. Bene quindi sentenze come queste! Denunciate! Denunciate sempre!”, spiega Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa.

“Si tratta di una sentenza importante perché purtroppo – afferma Claudia Ricci, avvocato Enpa – è raro che si riesca ad ottenere l’individuazione di questo tipo di reato, difficilmente questi soggetti vanno a processo e ancor più di rado gli imputati vengono condannati.

Ricordiamo – continua Ricci – che questa pratica se a fini non curativi, è vietata dalla Convenzione europea per la protezione degli animali da Compagnia di Strasburgo del 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la legge n. 201/2010. Le mutilazioni di coda e orecchie sono maltrattamenti puniti dall’art. 544 ter del codice penale, che prevede fino a 18 mesi di reclusione ed una multa fino a 30 mila euro.

Tali interventi chirurgici, quando non necessari per motivi di salute, sono invasivi ed inutilmente dolorosi e privano il cane delle loro naturali possibilità comunicative.”


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