Matteo Messina Denaro, i medici: “E’ grave, ha massimo 3 anni di vita”

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Matteo Messina Denaro ha una prognosi grave. Tra i chirurghi della clinica Maddalena che hanno avuto le sue cartelle cliniche in mano e che poi hanno operato il boss mafioso nel maggio 2021 c’è chi oggi si spinge a dire che ha un’aspettativa di vita che va da un anno e mezzo a tre anni.

Intanto dalla notte scorsa è sorvegliato 24 ore su 24, in una cella di poco più di dieci metri quadrati nel supercarcere dell’Aquila. Matteo Messina Denaro è arrivato in Abruzzo, prima con un volo militare da Palermo a Pescara e poi scortato in auto verso il capoluogo, dove sorge il penitenziario italiano con il maggior numero di detenuti al 41 bis.

L’ormai ex latitante più ricercato d’Italia, ha passato tranquillo la giornata, durante la quale è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno dell’istituto. A breve comincerà anche la chemioterapia in una stanza ad hoc allestita nel carcere.



    Ad assistere il boss sarà il primario Luciano Mutti che terrà sotto controllo eventuali reazioni negative o effetti collaterali della terapia. Messina Denaro “riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie – spiega il Garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi -. Garantiremo il suo diritto alla salute”.

    Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss

    Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo Operativo Mobile.

    Si tratta di agenti penitenziari gestiti non dal Provveditorato regionale, ma direttamente dal Dap e i cui turni vengono cambiati casualmente ogni giorno, anche tra penitenziari diversi. Le telecamere sono presenti, inoltre, in ogni corridoio o sezione del carcere, senza lasciare alcun angolo scoperto o spazi dove potersi nascondere.

    La vita all’interno dell’istituto prevede per i detenuti l’assoluto divieto di socialità o di incontro, con appena un paio di ore d’aria al mese. C’è comunque la possibilità di accedere alla biblioteca o di leggere i giornali, in alcuni casi censurati se riportano fatti o articoli riguardanti processi nei quali siano coinvolti, anche indirettamente, i detenuti stessi.

    Esistono solo celle singole e per ogni sezione è predisposta una cella come presidio sanitario. In questo modo i detenuti non devono spostarsi dal proprio corridoio – composto da file di cinque o sei celle per lato – per poter ricevere le cure dei medici.

    Nel super carcere dell’Aquila sono stati ospitati detenuti eccellenti come il boss mafioso Leoluca Bagarella – che sconta l’ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della Nuova camorra organizzata, l’esponente dei casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan, l’esponente della Mala del Brenta Felice Maniero.

    Nello stesso carcere fu detenuto anche Totò Riina

    Qui fu detenuto Totò Riina e sconta l’ergastolo Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi Biagi e D’Antona. Ora nelle celle sono presenti 159 persone, di cui 12 donne. Sono tutte in regime di 41 bis ad eccezione di una ventina di detenuti che sono destinati però ai lavori di manutenzione o di cucina all’interno del carcere.

    In nessun modo possono interagire con chi è sottoposto al carcere duro. Questi ultimi, tutti condannati per reati legati alla mafia o al terrorismo, possono incontrare esclusivamente i propri legali o i familiari negli orari previsti dal regolamento. Una vita ben diversa dalle camicie firmate e le scarpe di lusso di trent’anni di latitanza.

    Il boss aveva già subito, non si sa quando e dove, un intervento di ernioplastica inguinale e uno di emorroidectomia. Messina Denaro, che per i medici era Andrea Bonafede di Campobello di Mazara, disse di soffrire di emicrania e di non avere familiari che abbiano avuto tumori.

    Il medico che lo ha avuto in cura in clinica: “La malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi”

    “Le sue condizioni sono gravi – dice Gebbia – la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno.

    Ieri i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perchè un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute”.

    Gebbia dice che la prognosi infausta è stata “accolta con grande dignità” dal paziente che aveva, la “piena consapevolezza delle sue condizioni di salute” e “nessun atteggiamento che potesse destare sospetti” sulla sua vera identità.

    Dopo la valutazione multidisciplinare chirurgica e la risonanza magnetica che scopre le metastasi al fegato gli specialisti scrissero che “il quadro depone per malattia ad alto rischio”.

    Dopo i 4 cicli di chemio il boss venne operato per la resezione delle metastasi al fegato alla Maddalena il 4 maggio 2021. Il mafioso era ottimista. Gentile scherzava coi chirurghi: “Forza che ce la facciamo. Mettetemi a posto che devo tornare in palestra”. L’operazione durò tre ore. Al risveglio Messina Denaro chiese ai medici: “Avete tolto tutto?”. Dopo l’operazione ricominciò le sedute di chemioterapia. Interrotte ieri alla Maddalena dal blitz del Ros.


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