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Daniele Sepe lancia raccolta fondi per album dedicato alle canzoni dei film di Totò

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Le avventure di Totò fanno parte del patrimonio culturale e cinematografico italiano da sempre. Un ruolo tutto particolare è stato ricoperto anche dalle musiche che accompagnavano i film con protagonista il grande comico partenopeo, oggi quasi irreperibili. Per questo Daniele Sepe, celebre musicista napoletano, ha scelto di dedicare un album proprio alle musiche dei film di Totò, che si intitolerà “Sepè le Mokò”.

“Questo album è un debito di riconoscenza ad Antonio De Curtis, che mi ha salvato innumerevoli volte nelle giornate difficili, restituendomi il buon umore. E non è poca cosa” – ha commentato Sepe, spiegando come è nata l’idea di un disco dedicato all’attore.

Il progetto è attualmente protagonista di una campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso – prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation – e in meno di due settimane dalla partenza ha già raggiunto (e superato) l’obiettivo economico prefissato.

Quella per la realizzazione di “Sepè le Mokò” è la sesta campagna di raccolta fondi che Daniele Sepe lancia su Produzioni dal Basso e, come le precedenti, anche questa sta riscuotendo un grande successo.

Grazie alla generosità di chi sceglierà di contribuire all’iniziativa, sarà possibile realizzare il sogno di Daniele Sepe: dar vita a un disco che renda omaggio non solo alla genialità di un comico immortale ma anche alle musiche che hanno accompagnato i suoi film, uno swing sanguigno e ironico che rappresenta un vero e proprio patrimonio, ancora inesplorato, della tradizione jazzistica italiana.

L’album verrà stampato in sole 200 copie (di cui 20 in vinile, autografate e numerate), distribuite esclusivamente attraverso la campagna di raccolta fondi. Sarà dunque un disco da collezione, da custodire gelosamente per ricordare con affetto, attraverso il potere suggestivo della musica, registi, attori, sceneggiatori e musicisti che hanno regalato (e lo fanno ancora oggi) allegria e buonumore, offrendo un affresco ironico ma anche incredibilmente profondo della società italiana degli anni ‘60.


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