Arzano, incendiato furgone del suocero del boss Pietro Cristiano

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Arzano – Allarme camorra, l’SOS del giornalista Rubio. Resa dei conti tra clan a suon di pestaggi e intimidazioni. Incendiato furgone del suocero del boss Pietro Cristiano. Città stretta nella morsa del racket.

“Dopo l’agguato di un mese fa al Roxy Bar in cui fu ucciso Salvatore Petrillo, nipote di Pasquale Cristiano, attualmente detenuto, ex boss del clan della 167 di Arzano, ramificazione degli Amato-Pagano, l’organizzazione criminale dei cosiddetti “scissionisti”, e ferite altre quattro persone, comprese due persone che non c’entravano nulla con gli ambienti criminali, la città di Arzano è di fatto sprofondata in una cappa di terrore e paura” – riferisce Rubio-.

“Si è passati nel giro di breve tempo dai riflettori nazionali e dalla massima attenzione istituzionale per l’efferato agguato nel bar, cui hanno fatto seguito controlli massicci delle forze dell’ordine sia nel rione della 167 che nel centro storico della città, a controlli sempre meno visibili e incidenti.



    Tant’è che appena si è “abbassati la guardia” si sono registrati i contemporanei cortei in città di sconosciuti con volti travisati a bordo di varie auto e in sella a diverse moto per le strade per dire che ora a comandare Arzano non sono più gli uomini legati al boss Cristiano ma loro, ossia i fedelissimi dell’ex boss Giuseppe Monfregolo, ras della 167, anch’egli attualmente detenuto (arrestato dai carabinieri nel maggio del 2019 ad Afragola).

    Non solo. Secondo radio-città – precisa Mimmo Rubio -, il gruppo dei Monfregolo avrebbe già cacciato fuori dalla città familiari e affini, anche con azioni intimidatorie, dell’ex boss Cristiano. La base operativa del clan si sarebbe spostata momentaneamente a ridosso del centro storico e nella zona di via Pecchia, in attesa di preparare poi il rientro definitivo nella roccaforte della 167”. “E meno controlli sul territorio hanno consentito durante tutto il periodo delle feste natalizie agli emissari del clan della 167 di chiedere il pizzo in lungo e in largo per la città.

    Tutti sanno ma nessuno denuncia. Vince ancora la paura, perché non ci si sente al sicuro. La forza intimidatoria della camorra si sviluppa quasi sempre in un territorio dove la sicurezza personale e dei propri beni è incerta o così viene percepita.

    Serve, quindi, che lo Stato faccia la sua parte, ma nel contempo serve anche più forza, unità e coraggio da parte di commercianti, artigiani e imprenditori vessati, e della comunità arzanese, nel denunciare (anche anonimamente a carabinieri e polizia o ad organizzazioni antiracket) che stanno rubando la vita degli arzanesi e dei loro figli”. Intanto, secondo radio mala, sarebbe stato cacciato da Arzano anche Luigi Piscopo (alias o ‘sicc) vicino a Pasquale Cristiano. (l.v.)


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