I disperati dei campi venivano sottoposti ingiurie e violenze: i 4 indagati si difendono
I due indagati hanno risposto alle domande del gip provando a difendersi dalle accuse di associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e dell’intermediazione illecita di manodopera. Nella giornata di ieri sono stati ascoltati Gennaro Bianchino (in carcere), Pasquale Miraglia (ai domiciliari), Vincenzo Miraglia (obbligo di firma) e Francesco Pagliaro (obbligo di firma), assistiti dagli avvocati Raucci e Lavanga.
Li costringevano a restare piegati tutto il giorno nel raccogliere i prodotti agricoli senza la possibilitĂ di tornare in posizione eretta, salva la pausa pranzo, e se c’erano lamentele gli sfruttati venivano talvolta ingiuriati, insultati e malmenati perchĂ© il lavoro proseguisse senza intoppi. Veniva imposta loro l’attivitĂ lavorativa in condizioni meteorologiche estreme, come nel caso del 29 ottobre 2018 giornata caratterizzata da fenomeni temporaleschi di forte intensitĂ e da venti molto forti.
Non solo venivano esposti alle intemperie, ma anche agli agenti chimici derivanti da fitoestratti o elementi chimici utilizzati nella coltivazione in serra. Qui le prestazioni eseguite avvenivano ad una temperatura maggiore di quella atmosferica e, secondo la normativa, tali lavori vengono classificati come nocivi, disagiati e pericolosi. Le prestazioni eseguite sotto serra avvenivano per orari eccedenti rispetto a quelli fissati dal contratto collettivo di lavoro per i gli operai agricoli o florovivaisti della provincia di Caserta per il triennio 2016-2019 per i quali è prevista la riduzione dell’orario giornaliero a 4 ore.
Sono questi alcuni tratti dello spaccato inquietante su cui i finanzieri della Compagnia di Mondragone ed i carabinieri del reparto territoriale mondragonese hanno fatto luce e che ha portato alle 4 misure cautelari personali e reali emesse dal Gip Rosaria Dello Stritto del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di Gennaro Bianchino, Pasquale e Vincenzo Miraglia, Francesco Pagliaro nonchĂ© al sequestro dell’intero complesso aziendale delle ditte individuali dei fratelli Miraglia ed al sequestro diretto dei capitali nelle disponibilitĂ della SocietĂ Sviluppo Agricolo Bianchino e per equivalente dei beni intestati a Bianchino pari all’importo del profitto di reato del valore di circa 2 milioni di euro. Tutti ritenuti partecipi di un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e all’intermediazione illecita di manodopera (cosiddetto caporalato) a beneficio di aziende agricole site nell’entroterra mondragonese, nell’agro aversano e sul litorale Domizio-Flegreo.
Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, tutti assuntori o utilizzatori di manodopera reclutata dai caporali ed anche da alcuni di loro costituita prevalentemente da lavoratori extracomunitari e stranieri, perlopiĂą donne a tempo determinato, destinati alla raccolta di ortaggi e frutta. Venivano impiegati sistematicamente alle prime luci dell’alba dopo esser stati raccattati in punti strategici della Domiziana, di strade di raccordo tra Comuni e piazze e portati sui campi senza stipulare alcun contratto con la reiterata corresponsione di retribuzioni pattuite in 25 euro giornalieri per il mattino (per 7 ore di impiego) e 15 euro per il lavoro pomeridiano (per 4 ore). Venivano impiegati stabilmente anche lavoratori migranti per lavori extra-provinciali a cui veniva attribuito loro il costo del trasporto. Il trasporto avveniva mediante dei furgoni, perlopiĂą Ducati, in cui veniva superato il numero consentito presente in abitacolo variabile tra 12/15 persone.
I disperati dei campi venivano sottoposti a metodi di sorveglianza e controllo effettuato dai datori di lavoro e per il tramite dei caporali, nonchĂ© di Francesco Pagliaro e Vincenzo Miraglia in ordine alla quantitĂ di prodotti raccolti dalle squadre di operai impiegati non inferiore alle 30 cassette a persona. Era esclusa loro la possibilitĂ di comunicazioni telefoniche nĂ© erano previsti locali per i bisogni fisiologici nĂ© era disponibile acqua per dissetarsi o essere adoperata per i bisogni fisiologici. L’unica regola imposta era quella del portare a termine il lavoro assegnato loro ad ogni costo.