Il nuovo Uzbekistan invita a visitare il vecchio Uzbekistan

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Negli ultimi tempi l’Uzbekistan ha fatto parlare di se sui giornali di tutto il mondo per l’apertura verso uno nuova fase riformista avviata dal Presidente del Paese Shavkat Mirziyoyev, ex primo ministro eletto alla principale carica istituzionale del paese nel 2016. Ultima in ordine di tempo la notizia dell’inizio dei lavori di dismissione del carcere di Jaslyk che viene descritto dai media come una prigione in stile gulag sovietico.

Esordiamo con questa nota di cronaca per descrivere in un certo senso l’aria nuova che si respira nel paese, e per ricollegarci a un effetto positivo di questo cambiamento che certamente risulterà caro anche al presidente Mirziyoyev: l’aumento dei turisti. Ovviamente nulla capita per caso infatti dopo aver cominciato a rendere il paese dell’Asia Centrale un posto più aperto allo straniero ora l’investimento verte sull’aumento e il miglioramento delle strutture. A tal riguardo è stato approvato proprio nel 2019 un piano quinquennale di sviluppo del settore.    

A un moderno piano di investimenti si unisce il fascino da mille e una notte di una regione ancora poco battuta dalle rotte del turismo mainstream. Se non avete ben chiaro di cosa stiamo parlando allora ecco un doveroso riassunto. Una notte passata nel deserto al tepore di una yurta, perdersi nei mercati di Samarcanda, passeggiare tra le vie di Burkhara, questo è l’Uzbekistan, un paese che per secoli è stato il crocevia dei commerci a cavallo tra due continenti e oggi vuole tornare ad accogliere lo straniero.

    L’Uzbekistan è stato una tappa fondamentale della Via della seta, una sorta di oasi nel deserto di quei territori, un luogo di sosta dove presero largamente piede gli scambi commerciali e poi anche culturali tra europei e orientali. Con il tempo il paese ha perso questa sua centralità, gli scambi via mare determinarono il progressivo pensionamento della Via della seta, fu così che il paese fu annesso nel 1860 dall’Unione Sovietica e solo nel 1991 trovò la via per divenire repubblica indipendente, il penultimo paese prima dell’Armenia.

    La Terra di Tamerlano, così chiamata per l’impero Timur da cui fu assoggettata fino al XV secolo, oggi è molto facile da raggiungere grazie ai voli diretti dall’Italia, anche muoversi in autonomia nel paese è diventata un’operazione alla portata dei più, l’idea migliore resta però rivolgersi a un’agenzia di viaggio esperta del territorio per non perdere nulla di questa meta. Proprio dalle guide e dagli itinerari di viaggio in Uzbekistan di un tour operator specializzato traiamo spunto per raccontarvi le città più importanti del paese.

    Samarcanda

    Anche detta la città blu per la tipicità delle sue cupole azzurre. È questo il cuore dell’antica Via della seta, città che fu capitale di un impero, che fu rasa al suolo da Gengis Khan e più tardi resa sempre più ricca d’arte da parte di tutti i regnanti che la governarono. Simbolo della città sono le madrase, scuole islamiche, e le moschee come quella di Bib-Khanum, una delle più grandi del mondo musulmano.

    Tashkent

    Questa è la capitale politica dello stato, il centro culturale del moderno Uzbekistan che raccoglie il Museo delle arti applicate, il Museo del libro e, ancora, la città dov’è conservato il Corano più antico del mondo. Oltre a tutto questo la città è sede del grande bazar di Chorsu, l’affascinante mercato della città vecchia.

    Khiva

    A Khiva il tempo si è letteralmente fermato, la vecchia capitale dell’impero Timur è infatti restata ferma a cinque secoli fa, protetta delle sue mura di fango e dall’Unesco che l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità. Oggi qui può essere visitata la fortezza Kunya Ark, la Moschea Juma e l’incompiuto minareto di Kalta Minor, il tutto stando immersi nell’atmosfera di un tempo ormai perduto.


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