Processo Olimpo, problemi di salute per Greco ma per i medici ‘è compatibile con il carcere’

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Torre Annunziata. Resta in carcere l’imprenditore stabiese Adolfo Greco, nonostante le precarie condizioni di salute dovute alla permanenza da dicembre nel carcere di Secondigliano.  I legali hanno chiesto al collegio giudicante, presieduto da Riccardo Sena, di raccogliere tutte le relazioni mediche e valutarle per un’eventuale richiesta di scarcerazione. Anche se agli atti è stata presentata una recente perizia medica fatta in carcere con la quale si attesta che le condizioni di salute sono migliorate e quindi il detenuto è compatibile con il regime carcerario. La difesa di Greco, ha inoltre ribadito la volontà di “celebrare il processo” in modo rapido per dimostrare l’innocenza ma anche perché c’è “una persona malata sottoposta ad un processo lungo”. Udienza del Processo Olimpio fatta ancora di schermaglie quella che si è celebrata oggi nell’aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata. “Greco è una vittima dei clan, e non è stato tutelato” la difesa dell’imprenditore lattiero caseario ha impostato  tutta la fase dibattimentale su questa posizione. Tuttavia non è cambiato molto rispetto all’udienza, la prima, celebrata la scorsa settimana. Assenti nel processo ordinario che vede imputati Adolfo Greco, Carolei Michele, Carolei Raffaele, Cuomo Umberto, Di Martino Luigi, Di Somma Attilio, le parti lese. Assente l’associazione SOS Impresa che, nella prima udienza, si era costituita parte civile con il comune di Castellammare di Stabia, in aula oggi con il suo legale.
Nel corso del dibattimento si è parlato delle intercettazioni e degli episodi riportati nelle documentazioni del fascicolo a carico di Greco che sarebbero carenti di prove capaci di contestare all’imprenditore stabiese la natura di alcuni reati. “Mancherebbero – secondo gli avvocati – gli elementi tali da configurare la notizia di reato. E’ la tesi sostenuta dalla difesa, avvocati Stavino e Maiello, che raccontano di un imprenditore vittima del malaffare. Durante il dibattimento sono state lette, inoltre, anche alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Belviso che sarebbero alla genesi dell’inchiesta. Il collaboratore Francesco Belviso riferisce agli investigatori il 22 marzo del 2012 e racconta dell’imprenditore Greco costretto a pagare delle tangenti al clan D’Alessandro. “Adolfo Greco è un grosso imprenditore che gestisce camion e si occupa dei rifornimenti ai supermercati di latte e di altri prodotti alimentari, se non sbaglio della Kinder, aveva un contatto diretto con Paoluccio Carolei. […]Paoluccio Carolei ci ha dato un paio di tranche da cinquemila euro ciascuna provenienti da Adolfo Greco. Le due quote di cinquemila euro ciascuna sono state consegnate da Paoluccio Carolei direttamente a me. Il denaro che Paoluccio Carolei riceveva da Adolfo Greco era di importo superiore. Infatti, il denaro consegnato da Adolfo Greco veniva diviso tra D’Alessandro Vincenzo e Paoluccio Carolei e quindi quello che veniva dato a noi costituiva soltanto la parte spettante a D’Alessandro. Le consegne delle tranche di denaro provenienti da Adolfo Greco sono avvenute a fine aprile e ad inizio maggio del 2009. Adolfo Greco aveva pagato anche a Natale del 2008”. Dopo circa un anno da queste dichiarazioni gli investigatori iniziano ad indagare anche su Greco e sul rapporto con i clan locali. La difesa, che parla di lesione dei diritti dell’imprenditore, ha chiesto di sapere se sono stati eseguiti tutti gli accertamenti necessari prima di passare all’autorizzazione a procedere nei confronti del Greco e se il Gip prima di procedere abbia avuto il quadro chiaro della situazione e tutti gli elementi utili per emettere l’ordinanza di custodia. Per l’avvocato Stavino “Greco non è stato tutelato come cittadino nel momento in cui veniva vessato dai tre clan che dominano, sembra, il territorio di Castellammare”. Alla luce di questo e delle dichiarazioni l’avvocato ha chiesto “di conoscere sulla base di che ipotesi e argomentazioni è stato ipotizzato il reato di partecipazione all’associazione per delinquere di stampo criminale”. Gli avvocati dell’imprenditore hanno sostenuto, più di una volta, che la figura di Greco non è di carnefice bensì di vittima così come descritta anche dal collaboratore di giustizia tanto da portare alla costituzione, mediante l’avvocato Salvatore Pane, parte civile nel processo. “Gli atti a noi a disposizione parlano di Greco come periodicamente estorto dal clan D’Alessandro” dice l’avvocato Maiello. Il Pm ha rigettato tutte le eccezioni sollevate dalla difesa perché ritenute “prive di fondamento”.


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