Napoli, il neo questore Giuliano: ‘Ascolteremo le richieste dei cittadini e i loro disagi’

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 Il nuovo questore di Napoli, Alessandro Giuliano, nella conferenza stampa di presentazione nel suo primo giorno del nuovo incarico, non ha voluto parlare del padre Boris, capo della squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia nel 1979. “Non amo parlare di questo argomento – ha detto il questore Giuliano – . I poliziotti fanno parte di una città e devono tener conto ogni giorno di cosa le persone sentono, avvertono, questo al di là dei propri compiti più strettamente giuridici e professionali. Devono essere calati nella realtà a qualunque costo”.  Nel suo primo di giorno da questore di Napoli, Alessandro Giuliano, si presenta così: nessuna voglia di “discettare, di abbandonarsi a riflessioni, analisi” su temi “complessi” come la criminalità organizzata, perché no “la criminalità mafiosa non pò essere risolta con ricette e formule semplici, non fosse altro che le avrebbero trovate già prima”. Piuttosto ha una convinzione: che “serve un impegno collettivo, corale”. E che serve anche “intercettare il disagio delle persone, le loro istanze”. Perché, spiega: “Il fatto che ci sia una forbice tra il numero dei reati e la sicurezza percepita e’ una cosa di cui dobbiamo farci carico, non possiamo solo rispondere che i reati sono diminuiti”. E’ cosi’, dunque, che Giuliano torna a Napoli, da questore. Si dice “onorato” e ringrazia il suo predecessore, Antonio De Iesu, “un grande questore, che stimo da decenni”. Mette subito in chiaro che la Questura dovrà avere “un rapporto forte con la città, con la provincia, un luogo aperto dove sentirsi a casa propria”. La stessa Questura che “dovrà uscire, andare nelle scuole, nei quartieri, dovunque”. A chi gli chiede degli ultimi eventi criminali che hanno segnato la città di Napoli, il questore segue la sua linea e non risponde. “Si deve lavorare come e’ stato fatto fino ad ora – spiega – Serve un impegno collettivo e corale contro la criminalità organizzata, su questo ci saremo sempre. Ci vuole un grande impegno di tutti, delle istituzioni, della città, delle municipalità, degli enti locali, di ogni realtà laica, religiosa, di chiunque possa continuare ad affrontare sotto un profilo multidisciplinare un tema così complesso”. Cita, “laboratori pregevoli come la Sanità, credo molto in questo” e assicura che intende “occuparsi di tutto”. “Non mi sentirete parlare di indagini, non lo facevo quando sono stato investigatore, non lo faro’ adesso – precisa – Quello che so da anni e’ che qui ci sono delle potenzialità straordinarie che riguardano anche le altre forze di polizia”. E quello che sarà messo in atto, assicura, sarà un “gioco di squadra”: “Temi cosi’ complessi non possono che essere affrontati che con sinergia, con le istituzioni, con le altre forze di polizia, il mio predecessore lo ha messo in atto e cosi’ continuerà ad essere”. “Napoli la conosco, anche se non benissimo – dice – ho lavorato qui e l’ho frequentata da turista perché é una città meravigliosa. Se è pronta ad una svolta? Sono convinto che la stragrande dei napoletani siano persone perbene, quindi sì”. Tra gli argomenti di cui non parla, c’è il padre, Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo assassinato dalla mafia nel 1979. C’è chi gli ricorda una delle pochissime interviste che ha rilasciato sull’argomento dove, tra l’altro, diceva che il padre ha lasciato due insegnamenti – che si può essere poliziotti e uomini e di fare il proprio dovere fino in fondo. “Un poliziotto deve essere ogni giorno calato nella realtà che lo circonda e deve essere tra le persone”, ribadisce. E a chi gli chiede se a qualunque costo, risponde così: “Certo, a qualunque costo”.



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