Cronaca Giudiziaria

Concussione: definitiva la condanna per Marta Santoro, l’ex comandante della Forestale di Foce Sele. Sconterà sei anni e 6 mesi

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Salerno. Chiedeva soldi a commercianti e imprenditori per ‘chiudere un occhio sugli abusi’: è definitiva la sentenza per Marta Santoro, l’ex comandante della Forestale di Foce Sale, finita nel mirino della magistratura per concussione e condannata in appello. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato la sentenza di condanna a sei anni e sei mesi per 13 episodi di concussione. In primo grado, al termine del rito abbreviato celebrato davanti al gup Donatella Mancini, per quattro capi d’imputazione fu assolta e condannata ad otto anni e quattro mesi per gli altri tredici, condanna che venne ridotta lo scorso anno in appello e ora resa definitiva dalla sentenza della Suprema Corte nella tarda serata di mercoledì.
Coinvolto, nell’inchiesta del 2012, anche il marito Antonio Petillo, sovrintendente anch’egli della Forestale il cui processo ordinario è ancora in corso al tribunale di Salerno. Per lui un unico capo d’imputazione.
Secondo le accuse formulate dal pm Maurizio Cardea, i coniugi erano a capo di un sistema che avrebbe fruttato almeno centomila euro, ricostruito dalle denunce di alcuni imprenditori stanchi di sottostare alle richieste di denaro che andavano dai tremila e i diecimila euro per poter continuare nella loro attività e far sì che l’ex sottufficiale condannata chiudesse un occhio durante i controlli presso le aziende. In alcuni casi, sempre secondo le accuse, sarebbero avvenuti prima i sequestri e poi la trattativa con gli imprenditori consentendo loro di continuare l’attività solo dietro pagamento di una somma di denaro. Laa sovrintendente Santoro si era fatta fama da ‘dura’ nell’ambito del contrasto all’abusivismo edilizio negli stabilimenti balneari, alberghi, campeggi e palestre aveva effettuato numerosi i sequestri anche a complessi residenziali, aziende bufaline e alimentari. Un vero e proprio terrore per gli imprenditori della zona ma le iniziative, secondo la procura, erano pilotate. Circa tre anni è durata l’attività illecita dell’ex comandante che in cambio di danaro o benefici era disposta a non procedere ai sequestri, omettendo i controlli, o dare la possibilità di riottenere i beni sottoposti a sequestro.


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