Napoli, la famiglia Russo: ‘Narcos? No solo semplici magliari che campano alla giornata’

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“Questa e’ la mia casa, e questa sono io, vi sembro la moglie di un narcotrafficante?” Cosi’, intervistata da un giornalista dell’Ansa, Silvana Esposito, moglie di Raffaele Russo, uno dei tre italiani scomparsi in Messico, replica alle voci secondo cui la sparizione dei suoi familiari sarebbe legata a un tentativo di intessere rapporti con la criminalita’ locale. Di Raffaele, del figlio Antonio, e del nipote Vincenzo Cimmino, ormai, non si hanno piu’ notizie dallo scorso 31 gennaio. “Mio marito – ammette – ha qualche pendenza con la giustizia, poca roba, un’accusa di tentata truffa. Roba che non ci ha mai arricchiti. Guardatemi”, dice, mostrando la vestaglia che indossa da giorni. La famiglia Russo vive nelle cosiddette ‘Case Nuove’ di Napoli, palazzoni popolari che si affacciano su via Marina. Parenti e vicini si alternano per offrire conforto, soprattutto a Silvana, che non si da’ pace. La donna e’ in contatto da stamane con la Farnesina che si sta occupando del caso. “Noi narcotrafficanti? E’ una bugia, mio zio ha sempre fatto il magliaro”, sottolinea Gino Bergamé, nipote di Raffaele, che compare  nella video intervista realizzata dall’Ansa insieme con il cugino Daniele, figlio di Raffaele e fratello di Antonio ma anche cugino di Vincenzo Cimmino. Bergamè, che è quello che più di tutti si sta dando da fare per aiutare i suoi congiunti precisa; “Mio zio ha viaggiato molto all’estero, ha sempre fatto questo mestiere, i suoi due figli sono nati in Belgio e in Francia. Ed e’ con questo mestiere che la famiglia riesce a sbarcare il lunario. E’ stato in America, negli Stati Uniti, in Messico – sottolinea – se fosse stato un narcotrafficante allora sarebbe stato piu’ forte di Pablo Escobar”. “Mio padre, mio fratello e mio cugino sono brave persone – dice Daniele Russo, figlio di Raffaele e fratello di Antonio – devono tornare a casa. Chi puo’ ci deve aiutare, ci meritiamo un aiuto”. La famiglia Russo spiega anche come mai l’allarme sia stato lanciato a 17 giorni dalla scomparsa: “Pensavamo fosse un rapimento lampo: avremmo pagato il riscatto per riportarli a casa. Quello e’ un Paese senza legge, fanno paura”, dice Gino che poi aggiunge: “non sappiamo se zio Raffaele sia stato rapito ma abbiamo la certezza che Antonio e Vincenzo sono stati fermati dalla polizia. Ma da quel momento non abbiamo piu’ tracce. Per questo chiediamo aiuto alle istituzioni italiane”. “Bisogna contattare la presidenza messicana, ci devono dire la verita’, perche’ li’ sanno la verita’, ma hanno paura di parlare e non la vogliono dire”. Gino, infine, fa ascoltare un messaggio audio che Antonio ha inviato a Daniele: “Abbiamo delle registrazioni vocali di Antonio e Vincenzo. Siamo sicuri che sono stati fermati dalla polizia, abbiamo anche chiamato la locale stazione dove ci hanno confermato che stavano per arrivare due italiani. Dopo venti minuti, pero’, – continua Gino – ci hanno smentito tutto, ci hanno detto che non avevano mai pronunciato quelle parole: sembra un film dell’orrore. Vogliamo capire cos’e’ successo in Messico, ci devono aiutare”, dice affranto Gino.

(nella foto Daniele Russo e Ciro Bergamè)


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