Camorra, il pentito: ”Il boss Zeno ordinava omicidi dal carcere grazie a un microtelefono”

SULLO STESSO ARGOMENTO

Non è la prima volta che i pentiti di camorra parlano di corruzione di guardie carcerarie sia a Poggioreale sia a Secondigliano. Regali, favori, soldi fatti ad agenti penitenziari corrotti per rendere più agevole la detenzione di boss della camorra.
Un episodio inedito del genere viene riportato nelle motivazioni dei 6 ergastoli comminati ad esponenti del clan Birra-Iacomino e gli alleati Lo Russo di Miano nel processo per il duplice omicidio del 2003 in cui furono uccisi il boss avversario Mario Ascione e il suo guardaspalle Ciro Montella.
Uno dei pentiti che ha contributo a svelare i delitti “Cold Case” della faida di Ercolano, Agostino Scarrone ha raccontato di un telefonino arrivato in carcere al boss Stefano Zeno e utilizzato anche per commettere omicidi.
“Nel 2003 noi dei Birra – racconta Scarrone – avevamo, all’interno del Padiglione Livorno di Poggioreale un telefono cellulare di piccole dimensioni, marca Panasonic che era sta­to fatto recapitare a Stefano Zeno da Renato lacomino e Giacomo Zeno. Il tramite di questo scambio era una guardia penitenziaria corrotta di Portici.
Si tratta  di una guardia che era intima della famiglia di Re­nato Iacomino. Sarei in grado di riconoscerlo”. Anche se non ci sono state conseguenze giudiziarie (conosciute) nei confronti dell’agente penitenziaria. Il pentito Scarrone ha raccontato che l’uomo venne poi trasferito perché “aveva avuto problemi con i Vollaro, che avevano esagerato a chiederne la collaborazione. Attra­verso di lui in carcere sarebbero entrate dosi di droga nasco­ste nelle linguette dei lacci da scarpe e telefonini. I cellulari sarebbero stati usati dai boss per deliberare diversi omicidi dal carcere”.




LEGGI ANCHE

Carcere di Poggioreale: protesta dei detenuti del reparto Avellino

50 detenuti del reparto Avellino del carcere di Poggioreale hanno protestato battendo oggetti contro i cancelli di sbarramento dalle prime ore del mattino fino alle ore 15:00 di oggi. I detenuti contestavano la circolare DAP che disciplina la consegna di generi alimentari e indumenti da parte dei familiari (15 kg di indumenti e 5 kg di generi alimentari). Con arroganza, hanno preteso di parlare con il direttore minacciando ulteriori proteste. Grazie all'interlocuzione dell'unico agente rimasto chiuso...

Il clan dei telefonini in carcere. Il pentito: “Entravano nascosti nelle ruote delle sedie a rotelle dei familiari”

L'ingegno dei detenuti e dei loro familiari complici per entrare in carcere tutto quello che di illegale non conosce limite ne ostacoli. "Noi facevamo entrare i telefonini anche attraverso un detenuto di Marcianise di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome plusiello, questa persona faceva entrare i telefonini utilizzando la sedia a rotelle di un familiare che veniva a trovarlo in carcere, in quanto le sedie a rotelle non vengono perquisite al momento...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE