Napoli. Algerino arrestato con 200 grammi di hashish. Gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno arrestato nella serata di ieri, Ali Foad, 49enne algerino per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Gli agenti si sono recati, su segnalazione del 113 in un appartamento in via Pavia, dove era stata segnalata una lite in famiglia. I poliziotti hanno preso contatto con la richiedente che raccontava di essere stata aggredita dal suo convivente, durante le fasi del controllo gli agenti hanno notato l’insofferenza dell’uomo decidendo di eseguire un controllo nell’abitazione scoprendo all’interno del mobiletto porte tv due “plance” di hascisc. La droga, hascisc per un peso di circa 200 grammi, è stata sottoposta a sequestro unitamente a due coltelli utilizzati per tagliare la sostanza stupefacente. L’uomo è stato condotto al carcere di Poggioreale.
Piano di Zona & consulenze, sequestro preventivo della Corte dei Conti per Siciliano e Giordano
Nocera Inferiore. Sono Francesco Paolo Siciliano e Filippo Giordano, commercialista e consulente del Piano di Zona Ambito S1 dell'Agro nocerino Sarnese, i destinatari di un decreto di sequestro conservativo per circa 112mila euro, emesso dalla Corte dei Conti regionale ed eseguito nei giorni scorsi. A Siciliano, nocerino ma residente a Castel San Giorgio, è stato affidato, nel 2017, il servizio di supporto al Responsabile unico del procedimento per la programmazione annuale e triennale del Piano di Zona, dal comune di Nocera Inferiore. Le contestazioni della Corte dei Conti riguardano il suo lavoro al Piano di Zona, dove è stato per oltre un decennio. Nel 2014 poi c'era stato l'improvvisa decisione da parte del Comune capofila, cioè Scafati, di togliergli la consulenza che lo aveva portato ad affiancare i vari Responsabili dell'Ufficio di piano, sia presso la sede di Nocera Inferiore che quella di Scafati. Tant'è che il commercialista aveva poi fatto causa, davanti al giudice del lavoro, sia al Piano di Zona che al suo rappresentante legale, il Comune di Scafati. L'altro destinatario del provvedimento di sequestro è Filippo Giordano, consulente dell'Ambito, che per anni ha lavorato nel settore delle politiche sociale dell'Agro nocerino sarnese. La Corte dei Conti, su relazione della Guardia di Finanza di Salerno, ha configurato nei confronti dei due professionisti e del responsabile dell'ufficio economico e finanziario del Comune di Scafati, un'ipotesi di danno erariale nei confronti della pubblica amministrazione. I primi due hanno percepito un rimborso di credito d'imposta per circa 50mila euro ciascuno, invece il dirigente comunale è coinvolto per aver sottoscritto i mandati di pagamento con importi eccedenti le ritenute versate ai due professionisti per un periodo di tre anni.
Ingegnere gestionale: cosa fa e dove studiare a Napoli
La città di Napoli, oltre a vantare un’università di pregio tra le più importanti d’Italia, ha un polo di specializzazione nelle materie ingegneristiche e meccaniche. Il settore dell’ingegneria è tra le aree di studio con il più alto tasso di inserimento lavorativo ed è quindi una scelta sicuramente positiva per ogni studente che sta pensando ad una formazione accademica.
Tra i vari indirizzi ingegneristici, l’ingegneria gestionale è una delle branche più richieste, perché ha un ruolo strategico in moltissime aziende ed in numerosi settori. Per le professioni tecniche è fondamentale riuscire a fare molta pratica, che possa facilitare un inserimento futuro in azienda: per l’ingegneria gestionale in particolare è molto importante capire sin da subito i meccanismi delle aziende e come organizzare progetti e gestire prodotti e produzione.
Il consiglio quindi è quello di optare per un corso di laurea che consenta di integrare la teoria con tirocini e molte attività sul campo. Un esempio può essere la facoltà di ingegneria gestionale di Unicusano a Napoli che si presenta come un percorso formativo all’avanguardia sia nella modalità di apprendimento, sia nella promozione di percorsi pratici con aziende convenzionate. Le università online inoltre hanno il grande vantaggio di permettere di seguire le lezioni direttamente da casa senza obblighi di orari e trasferte. In questo modo si potrà studiare secondo i propri tempi e con una propria organizzazione.
Chi è l’ingegnere gestionale
L’ingegnere gestionale si occupa della progettazione, gestione ed organizzazione di imprese ed enti. Ha una conoscenza specifica nelle materie inerenti la strategia d’impresa e può svolgere le sue attività sia come libero professionista facendo da consulente, sia come dipendente di aziende più o meno grandi.
Il suo lavoro può includere l’analisi dei costi e di gestione dei dipendenti, il controllo della qualità e della sicurezza, la gestione dei progetti di ristrutturazione e riqualificazione d’impresa e l’organizzazione dei processi di acquisto e vendita.
A Napoli il bacino industriale è molto sviluppato e le competenze di un ingegnere gestionale sono molto richieste, non solo a livello industriale ma anche nei servizi, che stando agli ultimi dati garantiscono occupazione ad 8 su 10 dei laureati. Per accedere alla professione oltre alla laurea spesso è richiesta un’esperienza nel ruolo e soprattutto delle attitudini caratteriali specifiche, come le capacità organizzative, l’autonomia decisionale e doti di comunicazione ed intermediazione.
La pratica anche durante il corso di studi diventa quindi fondamentale e a Napoli molte aziende creano delle partnership con le università del territorio, sia classiche sia telematiche, per garantirsi un approvvigionamento professionale formato e specializzato.
Cosa fa l’ingegnere gestionale
È una figura di mediazione tra il personale tecnico ed i manager ai vertici per la programmazione e progettazione di interventi volti a migliorare specifiche aree dell’azienda in cui è inserito. Un ruolo dunque molto strategico che in un mercato sempre in crescita ed in evoluzione può fare la differenza e portare l’azienda nel novero delle strutture ad alta innovatività e con elevati standard qualitativi sia in termini di gestione del personale sia nella prassi dei processi lavorativi. Il lavoro richiede molto impegno ma è sicuramente stimolante sia per le attività sia per le prospettive di carriera. Optare per ingegneria gestionale è quindi un percorso consigliato per trovare subito lavoro ed entrare in un settore avanguardistico.
La specializzazione in ingegneria gestionale si distingue dalle altre qualifiche in Ingegneria perché solo l’Ingegnere gestionale ha una lettura "sistemica" dell'impresa e del contesto dove essa opera, conoscenza approfondita delle tecniche decisionali e delle strategie d’impresa, esaminate non solo con l’utilizzo di competenze economiche, ma con un approccio misto, di tipo matematico, tecnologico e qualitativo-quantitativo.
È una professione molto richiesta nel mercato, soprattutto dalle società medio-grandi, proprio perché una sola figura ha la capacità di effettuare un’analisi unitaria e complessa della gestione aziendale e ha le competenze per costruire e applicare modelli di intervento per risolvere i problemi di un’impresa (problem solving) e aumentarne la produzione.
Formalmente, per esercitare la professione è necessaria la Laurea in Ingegneria gestionale, anche solo triennale. Tuttavia le aziende che ricercano personale nel mercato odierno generalmente non si accontentano, quindi una laurea specialistica può offrire maggiori opportunità di impiego. Anche il superamento dell'esame di stato e la conseguente iscrizione all’Albo presso l’Ordine degli Ingegneri può essere considerato un requisito di valore, ma non è obbligatorio per esercitare, a meno che non si scelga di lavorare in autonomia, come libero professionista.
Perché scegliere ingegneria gestionale?
Perché scegliere ingegneria gestionale, quindi? Fare questa scelta significa avere una notevole possibilità in ambito lavorativo; è una professione che non conosce crisi e, come per gli altri rami di ingegneria, presenta una media di 5 anni per trovare impiego a tempo indeterminato con una retribuzione medio-alta.
Un ingegnere gestionale può lavorare, sia come consulente che come dipendente, nelle varie società di produzione di beni o servizi, soprattutto di grandi dimensioni – anche multinazionali – oppure, nello specifico, presso imprese del settore finanziario o assicurativo.
Sono doti opportune: la capacità di analisi e di ragionamento e la facilità nel negoziare e saper convincere gli Amministratori della Società sull’utilità e l’efficacia dei propri progetti di intervento. Occorre poi un forte orientamento al risultato e una solida predisposizione all'iniziativa e alla leadership.
Anacapri, abusi edilizi vicino alla Grotta Azzurra: tre denunciati
Anacapri: i Carabinieri continuano i servizi contro le costruzioni abusive. Denunciate 3 persone per la costruzione di un locale vicino alla “Grotta Azzurra”. ad Anacapri, in località “Grotta Azzurra”, i Carabinieri della locale Stazione insieme a personale dell’ufficio tecnico del comunale a seguito di sopralluogo eseguito alla I traversa Linaro hanno denunciato in stato di libertà una 59enne del luogo nonché un 61enne e un 67 enne. La prima è proprietaria di un immobile e committente dei lavori per la realizzazione di un fabbricato di 30 mq costruito senza il permesso a costruire e in zona sottoposta a vincoli paesaggistico ed ambientale. Il secondo e il terzo sono gli operai che materialmente hanno eseguito l’opera abusiva.
Boscoreale, spacciava in via Passanti: ai domiciliari Padovani
Torna in carcere uno dei pusher più moti del Piano Napoli di via Passanti a Boscoreale. I carabinieri della stazione di Boscoreale infatti hanno arrestato Giovanni Padovani, 26 anni, di via Passanti Scafati, già noto alle forze dell 'ordine epiù volte arrestato nell'ambito di operazione antidroga nell'agglomerato di casae popolari della zona. Padovani è stato sorpreso in via Passanti Scafati e nel corso di una perquisizione è stato trovato in possesso di 20 dosi di cocaina già confezionate e pronte per essere smerciate. Gli investigatori hanno bloccato l'uomo. L’arrestato è stato portato, su disposizione della magistratura, agli arresti domiciliari. Continuano le indagini per risalire ai fornitori della droga.
Esalazione di gas da una caldaia: muore una donna, gravi marito e la sorella
Esalazione di gas da una caldaia: muore una donna, gravi marito e la sorella. Provvidenziale l'intervento di salvataggio del figlio della coppia. Una donna e' morta e altre due persone sono state ricoverate in prognosi riservata a causa delle esalazioni di gas fuoriuscite dalla caldaia collocata all'interno dell'abitazione. E' accaduto a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino. La vittima e' una donna di 70 anni. Il marito, anch'egli 70enne, e la cognata, 50 anni, sono stati trasferiti in ospedale a Salerno in prognosi riservata. Provvidenziale l'intervento del figlio della coppia, marito della 50enne, che li ha tratti in salvo portandoli fuori dell'abitazione. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i militari della locale Compagnia dell'Arma. L'abitazione e' stata posta sotto sequestro dall'autorita' giudiziaria.
Fatture false per la Turris: sequestro beni ai Moxedano
Avevano messo in piedi un giro di false fatture per la sponsorizzazione della società di calcio di serie D, Turris di Torre del Greco, ma dopo una lunga indagine i fratelli Moxedano e in modo particolare Mario, ex vice presidente del Napoli e poi presidente del Savoia che portò in serie B sul finire degli anni Novanta e poi presidente della Turris e quindi della Neapolis -Mugnano, sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza che ha operato un sequestro beni. Nella mattinata odierna, all'esito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli Nord, riguardante due società con sede in Mugnano di Napoli che gestiscono sale da gioco per reati di fatturazione per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. le società in questione cono dei fratelli Moxedano che gestiono le sale gioco denominate Re Bingo a Mugnano e a Pompei.
La misura cautelare patrimoniale scaturisce da una verifica fiscale dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale Il di Napoli nei confronti di un'associazione sportiva dilettantistica Turris di Torre del Greco che milita nel campionato nazionale di serie D nell'ambito della quale emergeva che tale associazione aveva emesso fatture per false prestazioni di sponsorizzazione nei confronti delle società destinatarie della misura odierna consentendole di evadere le imposte per importi, rispettivamente, pari a euro 182.817,25 e euro 39.600,00 negli anni 2011, 2012 e 2013.
Secondo l'ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, il rappresentante legale di una delle società - dopo aver beneficiato delle condotte di evasione fiscale - si sottraeva in modo fraudolento al pagamento delle imposte, versando la somma di euro 993.500,00 per l'acquisto di un immobile di pregio sito in Napoli, e attribuendone la nuda proprietà al nipote e il diritto di usufrutto al proprio coniuge.
Si procedeva inoltre al sequestro diretto dell'immobile in questione nonché delle disponibilità finanziarie della due società e degli altri beni mobili e immobili degli indagati per un importo equivalente al profitto dell'evasione fiscale. Durante l'esecuzione del provvedimento, si è anche proceduto al sequestro un'autovettura di lusso che veniva individuata sul posto. Le misure restrittive reali si inseriscono nel quadro di una più ampia e mirata azione di contrasto all'evasione fiscale condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord con l'ausilio della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Entrate. L'evasione fiscale, infatti, oltre a danneggiare gravemente le finanze dello Stato, altera la leale concorrenza tra le aziende ed impedisce l'equa ripartizione del carico fiscale tra cittadini e imprese. Tra i beni sequestrati ci sono un lussuoso appartamento sulla collina di Posillipo, a Napoli, e un suv Jaguar, del valore di circa 60mila euro:nelle maglie della guardia di Finanza sono finiti i legali rappresentanti di due societa' - General Quality Service srl e Neapolis Games srl - di Mugnano di Napoli, che gestiscono sale da gioco. Si tratta di Chiara Arco, 58 anni,(moglie di Mario Moxedano) e Andrea D'Alterio, 43 anni.
Ergastolo per il boss Raffaele Amato per il duplice omicidio Salierno Montanino
Ergastolo. Questa la richiesta di pena per Raffaele Amato, boss dei due mondi, in carcere per associazione e omicidi, accusato di essere il mandante del duplice agguato Montanino-Salierno che nel 2004 scatenò la faida di Scampia. Il boss Amato resta detenuto nel carcere di Sassari per le indagini che hanno riguardato lo spaccio di droga nella vela C3 ma per questo duplice omicidio la Corte di giustizia spagnola aveva rigettato la richiesta di estensione di estradizione per Amato. La Procura di Napoli infatti non ha notificato agli avvocati nominati dal boss di Secondigliano, ovvero il penalista Luigi Senese e il suo collega spagnolo, l’istanza. Era obbligata invece a farlo e per questo motivo la Corte di giustizia ha ritenuto inammissibile la richiesta. La Procura non era a conoscenza del rigetto e quindi ieri mattina c’è stato il colpo di scena inaspettato. Per il duplice omicidio che ha dato inizio alla faida di Scampia, quella che tra il 2004 e il 2005 ha portato a 84 morti in sei mesi, Raffaele Amato detto “‘a vicchiarella” sarà processato a 'piede libero'.
È il 28 ottobre del 2004 quando un’ auto sperona una moto in via vicinale Cupa dell’ Arco. Dalla vettura escono due uomini armati di pistola e mitra che giustiziano i due centauri. Non è un omicidio qualunque, ma è quello che dà inizio alla guerra di Scampia. Nel marzo 2012 furono così eseguiti 21 ordini di custodia cautelare (18 a carico di persone già detenute) emessi dal gip su richiesta dei pm della Dda, Stefania Castaldi e Maurizio De Marco. Ricostruiti così l’ assassinio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno (eseguito proprio nella roccaforte del clan), e le fasi iniziali della rivolta degli Scissionisti. Tra i mandanti, oltre agli allora emergenti Raffaele Amato e Cesare Pagano, figurarono anche i capi storici dell’ ex clan Di Lauro, Raffaele Abbinante e Rosario Pariante, stanchi di subire l’ arroganza di Cosimo Di Lauro.
Quello che accadde subito dopo quel duplice omicidio è raccontato in sintesi in uno dei suoi tanti verbali dal pentito Pasquale Riccio e serve a far capire la portata storico di quell'evento criminale che ha dato vita alla più cruenta guerra di camorra degli ultimi venti anni. "Dopo l’omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno io mi limitai - dice Pasquale Riccio - ad aprire gli occhi, poi io e Giovanni Piana ci recammo in “Mezzo all’Arco”, nel bigliardo dove i Di Lauro si riunivano e lì incontrammo il “cavallaro” Giovanni Cortese e che di parlare con qualcuno dei Di Lauro per sapere cosa stesse succedendo. Si trattava evidentemente di una finzione, e mentre attendevo Ciro Di Lauro, che era quello dei fratelli che si spostava di più, costui entrando nel circoletto disse: “che vogliono questi qua?”. Poi mi disse Ciro che loro Di Lauro stavano facendo ancora indagini per capire se l’omicidio di Fulvio Montanino era dovuto a Raffaele Amato oppure ai Licciardi, per vendicare l’omicidio di Domenico Fulchignoni". Un verbale che racconta un retroscena particolare dopo l’agguato costato la vita a due dei fedelissimi dei Di Lauro, coloro i quali, secondo molto pentiti, erano fedelissimi di Cosimo che all’inizio non credeva ad un attacco degli scissionisti ma pensava invece ad una risposta dei Licciardi all’omicidio di Fulchignoni. "So che l’autore è Nunzio Di Lauro. Il padre della fidanzata della vittima si presentò a casa di Cosimo e chiese soddisfazione perché suo genero non doveva morire. Lui disse che era stato il fratello e che stava già al portone e se voleva soddisfazione doveva uccidere lui. Così andò via». Salomone era un personaggio di spessore della camorra di Secondigliano e quello fu un vero e proprio affronto al clan. Per questoin primo momento i Di Lauro fecero indagini. Poi si capì che i killer erano invece dalla parte degli scissionisti che proprio da Cosimoerano stati “cacciati”. «A quel punto noi Abbinante ci spostammo, io restai a casa mia sino all’omicidio di Antonio Esposito il casaro che se non sbaglio era di giovedì, che mandò nel panico un po’ tutti. Ce ne andammo tutti da Secondigliano,io andai a Marano da Piana mentre Amato e Pagano andarono in Spagna dove avevano contatti per i traffici di stupefacenti...".
Nascondeva la droga in una botola dietro la lavatrice: arrestata casalinga pusher. IL VIDEO
Gli agenti del Commissariato di PS Torre Annunziata hanno arrestato Emanuela Acampora, 23enne oplontina per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. I poliziotti, nell’ambito di predisposti servizi finalizzati al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, hanno eseguito numerosi controlli sul territorio oplontino uno dei quali presso l’abitazione della giovane in Via Sambuco che consentito di rinvenire l’ingente quantitativo di droga e soldi . Poco dopo le 14.00 di ieri, i poliziotti, hanno scoperto un “sistema a botola ” posto nel bagno dell’abitazione dietro la lavatrice. Sotto il davanzale della finestra, inserendo un cacciavite lateralmente alla placchetta della presa elettrica si attivava un micro interruttore che apriva la botola posta sopra lo scarico dell’elettrodomestico. All’interno la polizia ha rinvenuto e sequestrato tre involucri contenenti in totale gr. 150 cocaina pura, un bilancino di precisione e la somma di euro 14.900,00. La cocaina sequestrata avrebbe consentito di confezionare oltre 600 singole dosi, con un introito per la delinquenza tra euro 12.000,00 ed euro 15.000,00. La donna è stata arrestata è stamani sarà condotta presso il Tribunale di Torre Annunziata per la celebrazione del rito direttissimo.
Rimproverato dai genitori, bimbo di 8 anni si impicca: è morto nella notte a Brescia
Brescia. Rimproverato dai genitori, un bambino di 8 anni si impicca. E' accaduto in casa di una famiglia pakistana a Travagliato, nel Bresciano. Il piccolo è morto la scorsa notte agli Spedali Civili di Brescia. Appena dopo pranzo, dopo essere stato rimproverato dai genitori, si è chiuso in camera e si è impiccato con una sciarpa fissandosi a un armadio. A trovarlo è stata la madre quando il cuore del bambino si era già fermato. Rianimato e portato in ospedale è rimasto in coma per alcune ore, nella notte è deceduto.
Muore sui binari della Metro 1 di Napoli, linea bloccata: forse è un suicidio
Napoli. Tragedia questa mattina sui binari della linea 1 della metropolitana di Napoli. Un uomo è morto travolto da un treno alla stazione Materdei. Ancora non si conosce l'identità della vittima. Secondo una prima ipotesi si tratterebbe di suicidio. Sul posto forze dell'ordine, vigili del fuoco e 118. "La circolazione della metropolitana linea 1 è sospesa dalle ore 9.30 circa di questa mattina - si legge in una nota dell'Anm - una persona la cui identità non è ancora nota ha perso la vita, investita da un treno in arrivo alla stazione Materdei. Sul posto ora i vigili del fuoco e le forze dell'ordine, che hanno constatato il decesso". Secondo le prime ricostruzioni delle immagini di video sorveglianza, la persona potrebbe essersi lanciata sui binari all' arrivo del treno in transito. "Il macchinista - si legge nella nota di Anm - non avrebbe avuto alcuna possibilità di fermare in tempo il convoglio ed evitare la tragedia. La circolazione è sospesa e si sta valutando di riprendere la circolazione limitata alla sola tratta Piscinola-Vanvitelli.
Scoperto a Caserta baby parking e dopo scuola abusivi: 7 denunciati
Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta nei giorni scorsi ha effettuato un controllo nei confronti di un baby parking - doposcuola sito a Caserta, nella centralissima via Roma, gestito da una cooperativa sociale.Le Fiamme Gialle nel corso degli ultimi mesi, anche a seguito di alcune segnalazioni, avevano infatti notato un flusso anomalo di genitori e di alunni di scuola primaria e secondaria di primo grado che si recavano tutti i pomeriggi presso un appartamento sito in un condominio di via Roma e presso un locale sito in via Daniele, ove tuttavia non risultavano dichiarate attività commerciali. Da qui l’intervento, svolto unitamente ad ispettori dell’A.S.L. e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Caserta.
All’atto dell’accesso è stato quindi accertato che i locali siti in via Daniele e in via Roma, erano in realtà sedi secondarie non dichiarate di una cooperativa sociale che operava nei pressi, fornendo servizi di baby parking e doposcuola. Nelle due sedi totalmente abusive ogni giorno venivano accolti più di 100 studenti di scuole elementari e medie, che venivano affidati a personale non qualificato, di cui 7 su 11 completamente “in nero”. Oltre all’attività extrascolastica veniva anche somministrato cibo preparato dallo stesso personale in ambienti non autorizzati e non in linea con i requisiti igienico sanitari necessari. E’ stata quindi disposta l’immediata sospensione dell’attività di preparazione e somministrazione dei pasti ed è stata irrogata una maxi sanzione per il lavoro irregolare. Sono inoltre in corso accertamenti in merito alla sicurezza dei luoghi di lavoro, all’esito dei quali potrebbero essere irrogate ulteriori sanzioni amministrative. Le Fiamme Gialle hanno infine avviato un controllo più esteso sul corretto adempimento degli obblighi fiscali da parte della cooperativa sociale.Il servizio effettuato è un’ulteriore testimonianza del controllo economico del territorio svolto della Guardia di Finanza a tutela della collettività, al fine di contrastare le distorsioni dell’economia locale e arginare la concorrenza sleale.
Scafati, sequestrati 110mila euro a due ex 'staffisti' di Aliberti
Scafati. Su disposizione della Procura Regionale della Corte dei Conti, la Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito un provvedimento di sequestro conservativo per complessivi € 112.407 a carico di due ex dipendenti del Comune di Scafati. Il provvedimento è stato autorizzato dal presidente della Sezione Giurisdizionale per la Campania. su richiesta del Vice procuratore regionale dott. Marco Catalano. e ha riguardato somme di denaro e immobili di proprietà di un consulente e di un commercialista. entrambi con studio nell'Agro nocerino-samese, assunti dal l'ente con un contratto di collaborazione. I due sarebbero stati assunti durante l'amministrazione del sindaco Pasquale Aliberti in carcere da due settimane con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso con il clan Loreto-Ridosso, nell'ambito di un'inchiesta che vede indagati tra gli altri anche la moglie, la consilgliera regionale di Forza Italia, Monica Paolino. Le indagini eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno hanno permesso di riscontrare che i due professionisti, impiegati presso il Comune di Scafati per curare gli aspetti contabili e fiscali del piano di zona, accedevano al programma gestionale dell'ente alterando i dati relativi ai loro stipendi e facendo risultare un indebito e fittizio credito d'imposta a loro favore. Gli stessi provvedevano, successivamente, a chiederne il rimborso o l'utilizzo in compensazione delle imposte da versare. Il meccanismo così articolato, reso ancora più complesso per le modalità con cui veniva alterato il sistema gestionale del Comune, è stato portato avanti per 3 anni. permettendo ai due professionisti di realizzare un ingiusto profitto di oltre 50.000 euro pro capite e di cagionare un danno alle casse del Comune per più di 112.000 euro. Dovrà rispondere dell'accaduto, per aver concorso nel danno erariale ricostruito, anche il responsabile pro tempore dell'Ufficio economico-finanziario del Comune di Scafati. in quanto le indagini hanno permesso di ricostruire che lo stesso ha sottoscritto plurimi mandati di pagamento recanti importi eccedenti le ritenute versate ai due soggetti, che hanno poi provveduto a chiedere gli illegittimi rimborsi.
Falsificavano i controlli sulle Fonderie Pisano: 8 indagati
Concluse le indagini per otto dipendenti dell'Arpac di Salerno indagati per abuso d'ufficio e falso ideologico e materiale per i controlli effettuati presso le fonderie Pisano. Sono quattro dirigenti ed altrettanti tecnici che, a luglio 2016, ricevettero l'avviso di garanzia per fatti del 2013. Nel mirino dei magistrati titolati dell'inchiesta ci sono il report conclusivo dell'ispezione ordinaria Aia del 22 luglio 2013 ed i verbali dei sopralluoghi effettuati ad ottobre e dicembre dello stesso anno: secondo le accuse i dipendenti della sede salernitana dell'agenzia regionale per la protezione ambientale sotto inchiesta, con false attestazioni avrebbero affermato circostanze contrarie al vero violando in questo modo la legge. I magistrati, nel provvedimento di conclusione delle indagini preliminari, hanno spiegato in cosa sarebbero consistite le presunte violazioni: innanzitutto, pur rilevando che la gestione dell'impianto di via dei Greci avveniva in violazione della legge e dell'autorizzazione, non avrebbero indicato le norme violate nè impartito le conseguenti prescrizioni in modo da obbligare i titolari dell'impianto ad adeguarsi alla normativa vigente. Inoltre, sempre secondo le accuse, gli indagati avrebbero omesso di rilevare reati in relazione alla gestione illecita dei rifiuti attribuendo impropriamente ad una tipologia dei rifiuti il codice Cer mentre altri - sempre nel 2013 - non erano stati smaltiti. E, ancora, non sarebbero stati rilevati che per alcuni camini c'era il superamento della portata autorizzata non procedendo ad elevare la sanzione amministrativa. Inoltre nel verbale di sopralluogo dell'ottobre 2013 (sesta visita ispettiva Aia) avrebbero attestato - per la procura falsamente - che «i camini relativamente ai fori di ispezione sono stati regolarmente adeguati alla norma mentre i tre camini non dichiarati sono stati rimossi», ma affermando circostanze contrarie al vero in quanto i tre camini non risultano eliminati, come accertato da un successivo sopralluogo effettuato nel 2015 dal dipartimento di Caserta Arpac. Altra attestazione falsa, sempre secondo le accuse, riguarderebbe la regolarità degli autocontrolli degli scarichi delle acque delle fonderie Pisano così come lo stoccaggio dei rifiuti che, per la procura salernitana, sarebbe avvenuto su aree pavimentate non perfettamente impermebilizzate in quanto danneggiate con un sistema di raccolta delle acque in tali aree che non prevede una vasca di contenimento ma un'unica rete di collettamento verso un sistema di trattamento di acque così come sarebbero malfunzionanti o inesistenti alcune cappe di aspirazione.
Inoltre la procura salernitana avrebbe evidenziato come nel 2014 e 2015 non sarebbero state effettuate le ispezioni ordinarie come previsto. L'inchiesta che riguarda gli otto dipendenti Arpac, che ora hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati dai magistrati, è nata in seguito alle indagini su una serie di ipotesi di inquinamento (emissioni di odori molesti, fumi e polveri oltre allo scarico di acque inquinanti e gestione illecita di rifiuti pericolosi) prodotti dalla Pisano e per ultimo anche sull'illegittimità dell'autorizzazione Aia ma anche sulla violazione della normativa antincendio e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro (indagini queste che hanno prodotto il sequestro delle fonderie, poi dissequestrate in attesa di una nuova pronuncia del Riesame dopo l'annullamento del dissequestro da parte della Cassazione): in quest'ambito la procura ha voluto fare chiarezza anche sui controlli che l'Arpac di Salerno avrebbe effettuato e che - a parere del pool di magistrati che indaga - sarebbero viziati tanto è che per le ultime ispezioni fu dato mandato all'Arpac di Caserta (novembre 2015).
E in quest'ultima attività istruttoria, condotta dal direttore tecnico dell'Arpac regionale che oltre a coordinare le attività dei colleghi casertani confrontò l'esito dell'ispezione del dipartimento di Caserta con quello delle ispezioni condotte dal dipartimento di Salerno facendo riferimento agli anni 2013 e 2014, si parla di una «costante presenza dei consueti profili di criticità ambientale legati alle emissioni e all'inadeguatezza delle strutture e un approccio mai definitivamente risolutivo nelle varie sedi e fasi di controllo».
Napoli, infermiera aggredita al Santobono
Un'infermiera in servizio nell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli e' stata aggredita dalla parente di una piccola paziente. Lo ha denunciato alla direzione sanitaria dell'ospedale ed ai Carabinieri di Napoli. Il fatto e' avvenuto nell'accettazione del pronto soccorso: l'infermiera, di 28 anni, ha riferito di aver subito una aggressione, prima verbale e poi fisica, da parte della zia di una paziente che sarebbe entrata nei locali sanitari senza averne l'autorizzazione. In seguito all'aggressione, alla vittima e' stato riscontrato un trauma contusivo all'arto superiore. Nella denuncia, l'infermiera evidenzia di essere entrata in agitazione per aver subito minacce verbali da parte della donna che l'ha aggredita "perche' diceva che mi avrebbe aspettato fuori alla fine del mio turno lavorativo".
Catturato ad Amsterdam boss della camorra latitante da tre anni
I Carabinieri del nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno localizzato e arrestato insieme a personale della Polizia di Amsterdam Francesco De Simone, detto "quaglia quaglia", un 62enne di Torre Annunziata ricercato dal 14 marzo 2015 e inseguito da un mandato d'arresto europeo chiesto dalle autorità italiane a seguito di condanna definitiva per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti aggravata da finalità mafiose. Il latitante è stato catturato a conclusione di indagini supportate da attività tecniche coordinate dai Magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotte dalla sezione "Catturandi" del nucleo Investigativo di Torre Annunziata, che ne avevano consentito l'esatta localizzazione ad Amsterdam in Olanda grazie a osservazione di polizia trasfrontaliera d'urgenza prevista dalla Convenzione di Schengen e attuata in collaborazione con il Servizio di Cooperazione Internazionale S.I.Re.N.E (Supplementary Information Request at National Entry) del Ministero dell'Interno. Francesco De Simone è stato raggiunto in un appartamento a sud di Amsterdam e trovato in compagnia di una donna 29enne di nazionalità rumena. Al momento dell'arresto il latitante non ha opposto resistenza. Era in possesso di documenti falsi. Era sfuggito alla cattura nel marzo 2015 quando era stato condannato dalla Corte di Appello di Napoli a 5 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti con l'aggravante delle finalità mafiose. Dalle indagini è emerso che sfuggito alla cattura aveva trascorso la latitanza tra l'Olanda e la Spagna, rientrando sporadicamente in Italia. E' ritenuto personaggio di spicco nel panorama criminale di Torre Annunziata ove fungeva da broker per l'acquisto di stupefacenti per conto dei sodalizi criminali della provincia di Napoli, effettuando vere e proprie "puntate" per l'acquisto di ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente proveniente dall'estero (in particolar modo dall'Olanda). Il suo arresto costituisce un duro colpo a tutte le organizzazioni camorriste dedite al traffico delle sostanze stupefacenti. L'arrestato è al momento trattenuto presso un istituto penitenziario di Amsterdam in attesa delle procedure di estradizione.

Duplice omicidio di Miano: è guerra interna ai reduci dei Lo Russo
"Nella zona di Miano è in atto una lunga lotta per la successione dopo la fine del clan Lo Russo". L’allarme era stato lanciato forte e chiaro anche dalla Dia di Napoli, nella relazione semestrale che ha inviato al Parlamento proprio in questi giorni. E ora quell'allarme, lanciato già da mesi, alla luce del duplice omicidio di due sere fa in via Ianfolla dove sono stati uccisi due "della vecchia guardia" dei Lo Russo, come Biagio Palumbo e Salvatore Mele, appare come una fatale premonizione. Controlli, perquisizioni, interrogatori di parenti e amici delle due vittime si sono susseguiti per tutta la giornata di ieri e continueranno ancora. Si cercano tutti i possibili indizi per stabilire da dove è partito l'ordine di morte. I carabinieri della compagnia Vomero, che stanno conducendo le indagini, hanno hanno guardato le immagini di alcune telecamere della zona per trovare frame utili alle indagini. Si cerca di capire come e dove sono siano scappati i killer che erano appostati in via Ianfolla nei pressi della casa di Biagio Palumbo. Erano a volto scoperto, e non poteva essere altrimenti in quella zona e quindi si tratta di persone comunque conosciute. Il che lascia pensare gli investigatori che il duplice omicidio sia maturato all'interno del gruppo dei vecchi Lo Russo. E non certamente dai Nappello, che pure avrebbero voluto vendicare la morte dei due Carlo Nappello, zio e nipote, uccisi nel maggio scorso, e che non sarebbero potuti penetrare nel bunker di via Ianfolla senza essere notati. Li vi abitava l'ex boss pentito Carlo Lo Russo e vi abita parte della famiglia rimasta libera. E allora se la pista privilegiata è quella interna bisognerà capire cosa è accaduto di tanto grave da decretare la morte di Mele e Palumbo. Gli investigatori stanno anche scandagliando gli smartphone dei due alla ricerca dei contatti, e delle conversazioni con pregiudicati della zona e non. Si vuole capire in che direzione criminale si stavano muovendo le vittime e cosa è accaduto nelle relazioni e nelle contrapposizioni tra i clan della zona.
La Dia sembra avere le idee chiare sulle contrapposizioni, almeno fino a giugno 2017, data nella quale si riferisce la relazione. Da una parte i Nappello e dall’altra gli Stabile che hanno sede a Chiaiano e si sono alleate con i Ferrara. Ecco cosa scrivono gli investigatori della Direzione investigativa antimafia. "Le dinamiche criminali del centro città si intrecciano con gli eventi che riguardano l’area nord di Napoli. Ciò, in ragione dell’interconnessione di interessi tra i gruppi che vi operano, in particolare del clan Lo Russo di Miano, da tempo presente ed attivo nel rione Sanità. Nei primi mesi del 2017, il sodalizio, già in difficoltà a causa della scelta collaborativa di componenti di vertice della famiglia, è stato colpito dall’arresto di alcuni affiliati, avvenuto nel corso di due tranche conseguenziali dell’operazione “Snakes”, del Centro Operativo Dia di Napoli, conclusa appunto con l’emissione di due provvedimenti cautelari, rispettivamente di gennaio e marzo 2017. Destinatario del primo provvedimento, un affiliato al clan Lo Russo, indagato per aver agevolato la latitanza del capo clan; il secondo ha riguardato gli autori di un duplice omicidio, avvenuto nel 2007, commesso al fine di avvantaggiare il gruppo Lo Russo e l’alleato sodalizio Amato-Pagano. Questo l’antefatto che ha generato ancora più conflitti nell’area e ha portato alla destabilizzazione tutte tutti gli equilibri, pur se precari, creati nei mesi successivi. «La crisi operativa e militare dei Lo Russo avrebbe lasciato spazi ad altri clan. Tra questi, si segnala il gruppo Nappello, attivo nei quartieri di Piscinola e Miano (capeggiato dal braccio destro di uno dei componenti della famiglia Lo Russo), al quale si contrappone il clan Stabile, con base a Chiaiano, alleato con il gruppo Ferrara - scrive la Dia - Le tensioni, palesatesi già con una serie di agguati che, nel mese di settembre del 2016, avevano colpito entrambi i gruppi, si sono riacutizzate dopo il duplice omicidio, consumato il 26 maggio, di due soggetti legati al capo del clan Nappello, quest’ultimo indebolito anche dagli arresti (effettuati sempre nel mese di maggio) di alcuni affiliati".
Assolto l'ex sindaco di Somma Vesuviana
Somma Vesuviana. Fu sospeso dalle funzioni di sindaco e sottoposto a divieto di dimora a Somma Vesuviana per circa dieci giorni. Un anno fa l’avvocato Pasquale Piccolo, primo cittadino di Somma Vesuviana, fu indagato per falsità ideologica in atto pubblico con l’accusa di aver anticipato la data di chiusura del cantiere relativo al complesso San Domenico allo scopo di non perdere i finanziamenti regionali. Piccolo che già aveva presentato le dimissioni non le ritirò. Ora è consigliere comunale di opposizione. Il gip del tribunale di Nola ha disposto l’archiviazione dell’ex primo cittadino ritenendolo estraneo alla vicenda. Dalle indagini è emerso che il sindaco si era semplicemente limitato a sollecitare l’esecuzione dei lavori nei tempi stabiliti. Da questa operazione non ne avrebbe ricavato nessun profitto, anzi così ha evitato conseguenze patrimoniali a spese del comune. Pasquale Piccolo da un anno non ha mai cambiato la sua versione, la stessa che l’archiviazione ha confermato. L’ex sindaco andò spontaneamente a parlare in procura “Si sta parlando del nulla” sosteneva. E a distanza di un anno ha avuto ragione.
Io, Nazario Sauro: un spettacolo di e con Francesco Cevaro allo ZTN di Napoli
Domani, sabato 10 febbraio, alle ore 19.00 presso lo ZTN di Vico Bagnara 3/A (di fronte piazza Dante) a Napoli, va in scena "Io, Nazario Sauro". Un ritratto inedito di un eroe della Grande Guerra.
Spinta dalla curiosità di approfondire chi fossero e cosa fecero alcuni di questi personaggi, e motivata anche dall’occasione del centenario della Grande Guerra, la Compagnia della Testa, dopo accurate ricerche, sceglie di mettere in scena la storia di Nazario Sauro, patriota irredentista italiano nativo dell’Istria, vissuto tra la fine dell’ottocento e la Prima Guerra Mondiale.
Il testo, scritto e interpretato da Francesco Cevaro, immagina gli ultimi sessanta minuti di vita del marinaio istriano, imprigionato nel carcere di Pola e condannato a morte per alto tradimento. Egli infatti, italiano di Capodistria, allora parte dell’impero austro-ungarico, era infatti colpevole di aver disertato l’esercito imperiale e di varcato il confine per unirsi alle truppe nemiche italiane.
Non si tratta di una semplice descrizione storica, “Io, Nazario Sauro” è soprattutto il racconto intimo del lato umano di questo personaggio, che mette in discussione le sue convinzioni, le sue idee e le sue scelte proprio nell’ultima puntata della sua vita.
Tutto questo in un monologo di circa un'ora, denso di pathos ma anche volutamente e follemente leggero, che cerca di confrontarsi con la nostra storia, recuperando una delle figure del nostro recente passato e cercando, per quanto possibile, di capirne i sentimenti e gli ideali che la animavano.
Lo spettacolo immagina gli ultimi sessanta minuti di vita di Nazario Sauro, condannato a morte per alto tradimento dal tribunale di Pola, allora territorio dell’Impero austro-ungarico.
La scena è quindi ambientata proprio nella prigione dove morì e nella testa del protagonista, attraverso i ricordi di un pezzo di storia e di vita privata. Solo contro tutti e in attesa del tragico epilogo, Nazario Sauro scrive una lettera ai suoi figli (fatto realmente accaduto). Ma mentre scrive, la mente distratta gli fa ripercorrere a tratti la sua intera vita, privata e pubblica, dall’infanzia alla maturità, passando per il lavoro come marinaio commerciale, i tanti amici al caffè della Loggia della sua Capodistria, il matrimonio; ma anche ed ovviamente le imprese belliche, col supporto attivo alla causa indipendentista albanese contro i Turchi, arrivando alla decisione, allo scoppio del conflitto mondiale, di raggiungere Venezia e di combattere per l'unificazione dell'Istria all'Italia. E poi gli eventi di guerra, la cattura, l'infamante processo in cui egli, per salvarsi la vita, finse di essere italiano e non cittadino austriaco, con lo straziante episodio di sua madre costretta a fingere di non conoscerlo per salvargli la vita ed infine il più turpe dei tradimenti, quello del cognato, finanziere per gli austriaci, che pubblicamente lo riconosce, condannandolo così indirettamente a morte.
Lo spettacolo non prevede un biglietto di ingresso. L'artista si esibisce a cappello e, a fine serata, ognuno metterà qualcosa con una libera offerta.
Per info e prenotazioni contattare il 339 81 20 927 oppure scrivere a navigantiinversi@gmail.com
Denuncia choc del boss Zagaria: ''in carcere mi torturano''
Ancora una volta il boss Michele Zagaria rinuncia il diritto di difesa. Nella giornata di ieri era attesa la sentenza riguardante le ingerenze del clan dei Casalesi nel Polo calzaturiero di Carinaro. Il capoclan in questo processo rischia 12 anni di carcere insieme a Salvatore Verde.
“Grazie – ha detto prendendo la parola - agli avvocati Angelo Raucci e Andrea Imperato, che revoco anche da questo processo perché intendo rinunciare al diritto alla difesa. Subisco torture, punizioni che mi vengono inflitte tutte le volte che in udienza mi lamento delle mie condizioni carcerarie”. Il giudice ha comunicato di aver segnalato la vicenda al Dap, al carcere di Opera dove Zagaria è rinchiuso in regime di 41 bis per chiedere spiegazioni in merito alle condizioni di detenzione. Anche il boss ha scritto al Garante dei Detenuti, al Dap e al tribunale di Sorveglianza però secondo la difesa non c’è stata risposta. “Mi torturano” – dice ripetutamente. Secondo le denunce di Zagaria il penitenziario non lo cura adeguatamente. I suoi legali hanno reso noto che il boss soffre di uno stato depressivo dai mesi immediatamente successivi l’arresto. Infatti viene seguito da uno psicologo del carcere ma, dicono, “senza risultati”. Per consentire lo studio degli atti da parte dell’avvocato d’ufficio che assisterà Zagaria il giudice Picciotti ha ritenuto di rinviare la sentenza a Marzo.



