Ennesima vittima sulla statale della morte così come è tristemente nota la 7bis, la trafficata Nola-Villa Literno. Si tratta di Giovanni Covone, un trentunenne di Cicciano in attesa di diventare papà per la prima volta tra pochi mesi. Ma al km 31, tra Marcianise e Caivano, il giovanissimo Giovanni ha incontrato la morte. Difficile la ricostruzione: Covone intorno alle 6 si trovava a bordo della propria auto in direzione Nola quando, per cause da accertare, si è verificato il terribile scontro con un’altra autovettura. Inutile l’intervento di una ambulanza del 118, il corpo del giovane è stato estratto senza vita dall’auto mentre il conducente dell’altra autovettura coinvolta è rimasto ferito.
Il traffico sulla statale Terra di Lavoro è letteralmente andato in tilt, con code chilometriche e auto a passo d’uomo per almeno due ore. La strada, in direzione Nola, è stata temporaneamente chiusa al traffico e la circolazione ha subito notevoli rallentamenti; sul posto è arrivato anche il personale dell’Anas che ha lavorato per ore per deviare il traffico su strade secondarie e ripristinare la circolazione, gli agenti della Polizia stradale e il medico legale. Una distrazione fatale di uno dei conducenti tra le possibili cause del fatale impatto. La morte del futuro papà ha scioccato l’intera comunità di Cicciano, dove era conosciuto e stimato per il suo carattere semplice e solare. Si era sposato solo pochi mesi fa, a luglio. I due neo sposi avevano deciso da pochi giorni di dare la notizia della gravidanza anche attraverso i social. Giovanni lavorava da tempo in una azienda della zona industriale di Caivano, la sua unica vera passione erano le moto, soprattutto quelle di grossa cilindrata. Da ieri presso l’abitazione della sua famiglia a Cicciano è un pellegrinaggio di amici e conoscenti. I funerali del giovane si svolgeranno oggi alle 15.30 nella parrocchia di San Giacomo Apostolo di Cicciano.
Morte sulla Statale 7bis: Cicciano piange il 31enne Giovanni Covone
Sgominata la banda di pusher del Cilento. NOMI E FOTO
Sgominata una banda dedita alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti in molti comuni del Cilento, tra di loro anche una donna. Il gip ha disposto una misura cautelare con il beneficio dei domiciliari per 12 indagati, mentre 4 sono destinatari di un divieto di dimora nel Salernitano. Uno di coloro che dovevano scontare l’arresto preventivo ai domiciliari e’ stato poi portato in carcere perche’ nella perquisizione a suo carico e’ stato trovato in possesso di droga e di un bilancino di precisione.Nelle prime ore della mattina, a Capaccio Paestum, Roma e Scalea , militari della Compagnia Carabinieri di Agropoli , supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti, del Nucleo Cinofili di Sarno e del 7° Nucleo Elicotteri di Pontecagnano , hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta di questa Procura della Repubblica – nei confronti di 12 indagati (destinatari della misura degli arresti domiciliari), ritenuti responsabili di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti” in concorso, nonché, per due di loro anche di “estorsione”. Contestualmente, sono state eseguite nei confronti di altri 4 indagati altrettante ordinanze applicative della misura del divieto di dimora nella provincia di Salerno per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. L’indagine, avviata nel luglio 2016, traeva origine dall’arresto di un pregiudicato di Trentinara sempre nel Cilento , per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e dalla denuncia di quest’ultimo nei confronti del proprio fornitore di stupefacenti, operante nella piana di Paestum, il quale, con minacce e violenze, lo aveva costretto a pagare il prezzo dello stupefacente che in precedenza gli aveva ceduto. Attraverso attività tecniche, analisi di tabulati telefonici e servizi di osservazioni, i Carabinieri ricostruivano una serie di condotte di spaccio di stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) poste in essere dagli indagati in una vasta area geografica del salernitano. In particolare le indagini condotte consentivano di individuare un gruppo di spacciatori operante · nel comune di Capaccio – Paestum che si approvvigionava di stupefacente nel capoluogo partenopeo e che rivendeva nei comuni del Cilento di Agropoli, Albanella, Battipaglia, Capaccio Paestum, Campagna, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Ceraso, Ogliastro Cilento, Roccadaspide e Vallo della Lucania (SA). Nel corso delle indagini venivano arrestati, in flagranza, 6 indagati e sequestrati 60gr. di cocaina, 30 gr. di marijuana e 600 gr. di hashish.Questa mattina uno degli indagati perquisiti, destinatario della misura degli arresti domiciliari, è stato arrestato in flagranza a Capaccio e tradotto in carcere poiché trovato in possesso di 9 gr. di cocaina e di un bilancino di precisione.
Scafati, il Procuratore generale ai giudici della Cassazione: “Arrestate l’ex sindaco Aliberti”
Scafati. Scambio di voto politico- mafioso: il procuratore generale della Cassazione chiede di arrestare Angelo Pasqualino ALiberti, Luigi e Gennaro Ridosso. Si è conclusa da poco l’udienza, dinanzi alla Corte di Cassazione, per i tre indagati sui quali pende una richiesta di arresto per scambio di voto politico mafioso per le amministrative del 2013 a Scafati e le Regionali del 2015, che hanno visto l’elezione del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e della moglie Monica Paolino.
La Corte ha dato atto del deposito di una memoria del sostituto procuratore Vincenzo Montemurro, della Procura antimafia di Salerno, con la quale si chiedeva il rigetto del ricorso della difesa di ALiberti. Sono state esaminate, invece, dai difensori dei tre indagati per posizioni per i propri assititi. La difesa di Aliberti, rappresentata dall’avvocato Silverio Sica al quale si è aggiunto il noto penalista Giovanni Aricò, ha rilevato che la Procura ha ‘nascosto’ fino alla fase del secondo Riesame elementi a favore degli indagati e in particolare di Aliberti, in quanto solo nel corso dell’ultima udienza dinanzi al tribunale del Riesame di Salerno è stata depositata una intercettazione telefonica – captata tra il 2013 e il 2015 – nella quale si evincerebbe un rapporto di ‘non amicalità’ tra esponenti del clan Ridosso e il politico scafatese. Questo per la difesa farebbe cadere l’ipotesi che, già nel 2013 vi sarebbe stato un patto ‘do ut des’ tra le parti e cioè voti in cambio di favori. Questo uno degli elementi principali che farebbe vacillare il quadro di gravità indiziaria nei confronti di Aliberti e dei cugini Ridosso. Andrea Sciarrillo, avvocato difensore di Gennaro Ridosso, in sostituzione dell’avvocato Dario Vannetiello, ha ancora una votla sottolineato la mancanza di elementi che fanno ritenere la sussistenza delle esigenze cautelari. In particolare, nell’ordinanza del Riesame non non ci sono – secondo la difesa – nuove prove a riscontro dell’annullamento dell’ordinanza disposto dalla Cassazione nel 2017. Gennaro Ridosso è accusato di aver preso parte al patto politico- mafioso nel 2013, una condotta che non si è potuta ripetere nel 2015 visto che il pregiudicato era già detenuto. E sempre secondo la difesa l’unico sostegno alla richiesta di arresto portato dalla Procura sarebbe un’ordinanza cautelare nei confronti di Gennaro Ridosso per reati di associazione per delinquere e estorsione nella quale non si richiama il reato di scambio di voto politico-mafioso.
Il Procuratore generale della Cassazione, contrariamente a quanto fatto la scorsa volta, ha chiesto che venissero rigettati i ricorsi di tutti e tre gli indagati e dunque di dare corso all’ordinanza di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari, emessa dal Tribunale del Riesame a settembre scorso.
I giudici depositeranno il provvedimento in serata dopo aver valutato gli elementi offerti da accusa e difesa e quelli ribaditi dal Riesame. Nel caso la Corte rigettasse i ricorsi per Aliberti si spalancherebbero le porte del carcere, Luigi Ridosso è già detenuto. Mentre a Gennaro Ridosso sarebbe applicata un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, ma anch’egli è già detenuto per altro.
Rosaria Federico
Napoli, scoperta discarica abusiva nell’ex ospedale psichiatrico
Napoli: una discarica abusiva è stata scoperta dai vigili urbani nell’ex ospedale psichiatrico.Amianto, eternit ma anche cartelle cliniche e vecchie ambulanze. Tegole di amianto e tubi di eternit negli spazi dell’ex ospedale psichiatrico ‘Leonardo Bianchi’ di Napoli: una discarica abusiva, quella scoperta dalla Polizia Municipale, di circa 100-150 metri cubi. E’ durante il controllo di un’area in via cupa Pozzelle, gia’ sequestrata, che gli agenti della Unita’ Operativa Stella hanno notato che un cancello di ferro scorrevole presente nelle vicinanze dell’area sequestrata e che limita l’accesso alla ex struttura ospedaliera “Leonardo Bianchi” era completamente aperto mentre nei precedenti sopralluoghi risultava chiuso e bloccato sul binario. Tutti i locali della ex struttura sanitaria, si legge nella nota, versano in uno stato di degrado e di completo abbandono, in alcuni locali sono stati abbandonati sul pavimento classificatori contenenti perizie mediche certificati e cartelle cliniche. Nello spazio antistante un edificio c’erano due ambulanze con le targhe montate sul paraurti e parzialmente ridotte a carcasse mentre nei locali adiacenti sparsi sul pavimento sono stati trovati indumenti e tute arancioni utilizzate dal personale sanitario. Rinvenuti decine di pneumatici, pezzi di carrozzeria, barattoli di plastica contenenti sostanze chimiche e scatole di medicinali, sedie e materassi utilizzati forse per pernottamenti abusivi. In seguito ad indagini e accertamenti presso il posto di guardiania degli edifici sanitari situati a Calata Capodichino e’ risultato che quella struttura sanitaria, un tempo presidiata, e’ rimasta senza controllo per diversi mesi. Al fine di evitare altri ingressi e abbandoni di rifiuti, l’intera area e’ stata posta sotto sequestro.
‘Baby gang? Il problema non è Gomorra o la tv’, parla Genny
“Baby gang? Il problema non è Gomorra o la tv”, parola di Genny Savastano o meglio dell’attore Salvatore Esposito che interpreta il personaggio della fiction tv in onda su Sky Atlantic e ormai diventato una icona negativa da seguire per molti giovani. “Quando i giovani sono sostenuti da due basi solide ossia una famiglia sana e istituzioni presenti – che dovrebbero sempre tutelare, istruire e proteggere i giovani – sanno riconoscere il bene dal male aldila’ di cio’ che vedono in tv”. Lo afferma in post pubblicato sulla sua bacheca facebook nella giornata di ieri Salvatore Esposito, l’attore che interpreta Genny Savastano nella serie tv Gomorra, al centro di polemiche in queste settimane da parte di chi la accusa di dare il cattivo esempio ai giovani che nella vita reale fanno arte delle “baby-gang”. “Se invece – prosegue l’attore partenopeo – anche solo una di queste basi manca (come purtroppo accade da qualche anno) allora il problema non e’ una serie tv e diffidate di chi vi dice il contrario”. Esposito nel suo post risponde a diverse domande dei fan su vari temi ma ancora sulle polemiche aggiunge: “In base ai recenti fatti di cronaca avvenuti a Napoli, Milano, Verona cosa mi sento di dire? Assoluta vicinanza alle vittime di questi ignobili atti e condanno con assoluta fermezza sia chi commette questi atti vili ma anche chi volta la testa dall’altra parte”.
Operazione ‘Servizi sociali’ in Campania: 35 indagati
Operazione ‘Servizi sociali’ in Campania: 35 indagati. Nella mattinata odierna, nelle Province di Salerno, Caserta, Benevento e Viterbo, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, in relazione all’inchiesta sui “Servizi Sociali” del Comune di S. Maria Capua Vetere. L’attività in parola, condotta dai Carabinieri della Compagnia di S. Maria C.V. e della locale Sezione di Polizia Giudiziaria, vede coinvolti trentacinque indagati (sette tuttora sottoposti a misura cautelare) ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, abusò d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, peculato, truffa in danno dello Stato e voto di scambio. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari ha visto confermarsi tutte le ipotesi accusatorie che hanno portato, nel novembre del 2017, all’emissione di ordinanza di custodia cautelare a carico di sette degli indagati.
Camorra: smantellato il nuovo clan Moccia. IL VIDEO
Camorra. smantellato il nuovo clan Moccia. A conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, personale del Centro Operativo D.I.A., della Squadra Mobile di Napoli e del Nucleo Investigativo Carabinieri di Castello di Cisterna, anche con l’ausilio della Guardia di Finanza, sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di 45 ordinanze. I soggetti destinatari della misura restrittiva sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, detenzione di armi comuni e da guerra e relative munizioni, plurimi episodi di estorsione aggravata, riciclaggio di ingenti somme di denaro. Si tratta di una complessa attività investigativa finalizzata a ricostruire gli assetti dell’associazione di stampo camorristico nota come clan Moccia, radicata, in ampie aree della provincia di Napoli (Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e Caivano, Acerra) e nel Lazio, a partire dal 2011 e fino ai tempi più recenti. L’attività in argomento è stata svolta mediante il ricorso a indagini tecniche con il contemporaneo monitoraggio di colloqui in carcere ed il conseguente sequestro di alcuni manoscritti inviati da soggetti detenuti ai propri fiduciari liberi nonché con il contributo di vari collaboratori di giustizia.
In particolare, è stato ricostruito il gruppo di vertice del clan Moccia, cui hanno preso Anna Mazza (deceduta), Luigi Moccia, Teresa Moccia, Filippo Iazzetta, oltre ai soggettti fiduciari della dirigenza del sodalizio (i cd “senatori” affidatari delle direttive impartite da quest’ultimi e dei resoconti destinati ai medesimi) Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Mario Luongo, Pasquale Puzio, Antonio Senese. Le indagini tecniche, oltre a portare alla luce i profondi contrasti esistenti tra alcuni dei c.d. senatori, hanno confermato la rilevanza del ruolo assunto da Modestino Pellino (gia sorvegliato speciale obbligatoriamente domiciliato a Nettuno (Roma), e soppresso il 24 luglio 2012), subordinato solo a quello del capo indiscusso dell’associazione Moccia Luigi (già sottoposto a libertà vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi). Sono state ricostruite la più recente conformazione del clan Moccia, le responsabilità del suo vertice assoluto, dei dirigenti e dei relativi referenti sul territorio, le modalità di comunicazione tra gli affiliati, anche detenuti, la capillare attività estorsiva, l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private, la ripartizione tra i sodali, liberi e detenuti, degli illeciti profitti conseguiti tramite le precedenti attività, le infiltrazioni del sodalizio negli apparati investigativi.
Blitz antidroga nel Cilento: 17 misure cautelari
Blitz antidroga nel Cilento: 17 misure cautelari. Nelle prime ore di questa mattina, nel salernitano, i carabinieri della compagnia di Agropoli hanno svolto un’operazione antidroga nel comune di Capaccio Paestum, dando esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal gip del Tribunale di Salerno, nei confronti di 17 persone ritenute responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso. I militari grazie a una serie di intercettazioni hanno documentato decine di operazioni di cessioni di spaccio di droga operate nella zona del Cilento e nella città dei Templi. In particolare lo spaccio avveniva nelle zone frequentate da giovani. I militari hanno anche ricostruito i canali di acquisto dello stupefacente.
Caserta. Rapina, estorsione e sfruttamento della prostituzione: 6 arresti
Rapina, estorsione, spaccio e sfruttamento della prostituzione. Sono i reati contestati a vario titolo a 6 persone raggiunte da un’ordinanza emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura sammaritana ed eseguita dai Carabinieri del reparto territoriale di Aversa. L’ordinanza prevede la misura della custodia cautelare in carcere per 2 indagati, degli arresti domiciliari per 3 persone e dell’obbligo di dimora nei confronti di un indagato. L’indagine condotta dai Carabinieri della stazione di Trentola Ducenta è scaturita da alcuni controlli originariamente relativi a delitti di ricettazione e contraffazione di documenti di identità. Dal monitoraggio degli indagati ne è emerso il coinvolgimento in numerosi reati di natura diversa, a partire da quattro rapine a esercizi commerciali a Santa Maria Capua Vetere, aggravate dall’uso di un’arma e compiute da alcuni degli indagati per procurarsi denaro da impiegare nell’acquisto di droga. Compiute inoltre estorsioni nei confronti di uomini adescati attraverso falsi annunci pubblicati su internet con relativa offerta di prestazioni sessuali dietro corrispettivo. Davanti al tentativo di alcune delle vittime di recuperare il denaro consegnato, gli indagati minacciavano ritorsioni per farli desistere. Infine è stata portata alla luce un’attività di sfruttamento della prostituzione di alcune ragazze lungo via Carlo III in località San Nicola la Strada, perpetrata da uno degli indagati, resosi inoltre responsabile di un’estorsione ai danni di un transessuale minacciato e costretto a consegnare del denaro in cambio della possibilità di esercitare l’attività
La mostra ‘L’esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina’ prorogata fino ad aprile
In mostra fino all’8 aprile le riproduzioni dei guerrieri del grande Imperatore Qin Shi Huangdi, Ottava Meraviglia del mondo, a Napoli nella Basilica dello Spirito Santo. Un grande successo di pubblico: in tre mesi, cinquanta mila persone hanno visitato la mostra internazionale “L’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina”, prima italiana a Napoli nella Basilica dello Spirito Santo. Numeri dagrande esposizione e tante richieste che hanno convinto gli organizzatori a prorogare la mostra fino all’8 aprile 2018.
“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto fino ad ora. La mostra L’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina è tra le più visitate a Napoli. Questo dato ci ha confermato il forte interesse che l’eccezionalità dell’esposizione ha stimolato, non solo da parte di singoli visitatori, ma anche di scuole e gruppi provenienti da tutta Italia e dall’estero» ha commentato il curatore italiano, Fabio di Gioia. «È stato il passaparola ad alimentare la curiosità verso la mostra e questo dimostra quanto la città sia viva e attenta alle novità”.
Un viaggio nell’Antica Cina di 2.200 anni fa. La mostra rappresenta la riproduzione più completa mai creata sulla necropoli, sulla vita del Primo Imperatore e sull’Esercito di Terracotta, Ottava Meraviglia del mondo per l’impatto visivo, perfettamente restituito dall’estensione della Basilica cinquecentesca dello Spirito Santo, situata nel cuore de lcentro storico di Napoli. Molte iniziative per i mesi a venire: si consolida il sodalizio con il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoliattraverso una serie di incontri, continuano le visite guidate, a cui si aggiungeranno alcuni speciali ‘a tema’, a cura dell’Associazione Medea Art, interna alla mostra.
E, ancora, tante sorprese per chi visiterà la mostra nella prima settimana di proroga.
L’esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina
PRIMA ITALIANA A NAPOLI- Una produzione LiveTree e Terminal 2 con la collaborazione di Medea Art e Vivaticket
Basilica dello Spirito Santo, via Toledo, 402 (a 100 metri da Metropolitana linea 1 e 2, funicolare di Montesanto e Cumana)
ORARI MOSTRA (aperta tutti i giorni): dal lunedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura. Giorni e orari possono essere soggetti a variazioni, aggiornamenti sul sito www.esercitoditerracotta.it
Gruppi e Scuole: Vivaticket/ Best Union Tel. 892 234 – gruppi@vivaticket.com – Agenzia Eugenios: Tel. 3423906818
Le quattro paranze delle ‘bionde’: ecco chi sono i personaggi
Le nuove paranze delle sigarette di contrabbando: il blitz portato a termine la notte scorsa dai finanzieri del gruppo di Afragola diretto dal maggiore Dario Gravina, e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli ha inferto un durissimo colpo ai “signori delle bionde” che proprio nella zona hanno il loro quartiere generale. In due anni di indagini le fiamme gialle hanno sequestrato circa dieci tonnellate di sigarette di contrabbando e scoperte di ben tre depositi.Nel blitz sono state arrestate quindici persone, appartenenti a quattro “paranze” di contrabbandieri attive tra Casoria, Melito, Casavatore e Afragola, e che avevano formato un cartello per gli acquisti di gruppo delle sigarette di contrabbando in Ungheria e Ucraina.
Su disposizione del g.i.p., dott. Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli e su richiesta del p.m., dott. Luigi Landolfi le manette sono scattate per i fratelli Pietro e Carmine di Perna, 35 anni e 54 anni, di Casavatore, Domenico Iavarone, 50 anni, di Casoria, Giovanni Scherma, 28 anni, di Napoli, componenti del primo gruppo. A Casoria sono stati arrestati Antonio Russo, 64 anni, e sua moglie Filomena Bruno, 62 anni, componenti il secondo gruppo. Per il terzo gruppo del cartello le manette sono scattate per Vincenzo Ricci, 42 anni, di Casavatore, i fratelli Enrico e Ciro Rispoli, 34 e 42 anni. Infine il quarto gruppo formato da Nicola De Rosa, 40 anni, da suo padre Pasquale, 64 anni, e due cugini del ras, il suo omonimo Nicola De Rosa, 36 anni, e Antonio De Rosa, 38 anni, tutti di Casavatore. Di tutti questi, sono finiti ai domiciliari Giovanni Scherma, i fratelli Carmine e Pietro di Perna, e Filomena Bruno. Gli altri sono stati rinchiusi nel carcere di Secondigliano. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando internazionale di tabacco lavorato estero.
L’inchiesta era partita nel novembre del 2015 con la scoperta da parte dei finanzieri del gruppo di Afragola di un maxi deposito di bionde ad Orta di Atella. Le fiamme gialle pedinando alcuni personaggi noti come contrabbandieri di primo livello, scoprirono altri depositi a Melito e a Casavatore e accertarono che le sigarette provenivano dall’Ungheria Un carico da 150 mila euro faceva incassare alle quattro paranze circa 450 mila euro.
Camorra, maxi blitz contro il clan Moccia: 45 arresti
Camorra maxi blitz contro il clan Moccia: 45 arresti Ricostruito gruppo di vertice e ruolo ‘vedova della camorra’.Agenti della Dia, della squadra mobile di Napoli e carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, anche con l’ausilio della GdF, stanno eseguendo 45 ordinanze di custodia in carcere emesse nell’ambito di una inchiesta della Dda sulle attivita’ del clan Moccia, attivo in ampie aree dell’hinterland settentrionale. Gli investigatori hanno ricostruito il gruppo di vertice del clan, tra i quali Luigi e Teresa Moccia, Filippo Iazzetta e Anna Mazza,la ‘vedova della camorra’, morta negli anni scorsi.
Le accuse contestate vanno dall’associazione mafiosa, alla detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e riciclaggio di ingenti somme di denaro. L’organizzazione e’ attiva da anni nei territori dei comuni di Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano, Caivano e Acerra e in alcune citta’ del Lazio. Le indagini, che si sono avvalse del contributo di collaboratori di giustizia, si basano anche su intercettazioni di colloqui in carcere che hanno portato al sequestro di manoscritti con cui i detenuti del clan comunicavano con l’esterno. Gli inquirenti hanno ricostruito, oltre al gruppo di vertice, anche quello dei cosiddetti ‘senatori’ indicati come ‘affidatari delle direttive’: Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Maria Luongo, Pasquale Puzio e Antonio Senese. Le indagini hanno portato alla luce i profondi contrasti esistenti tra alcuni dei cosiddetti senatori, ed hanno evidenziato il ruolo di primo piano assunto da Modestino Pellino, sorvegliato speciale domiciliato a Nettuno (Roma) e ucciso il 24 luglio 2012, subordinato solo a quello del capo indiscusso dell’associazione Luigi Moccia, gia’ sottoposto a liberta’ vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi. Sono state ricostruite – sottolineano gli investigatori – la piu’ recente conformazione del clan Moccia, le responsabilita’ del suo vertice assoluto, dei dirigenti e dei relativi referenti sul territorio, le modalita’ di comunicazione tra gli affiliati, anche detenuti, la capillare attivita’ estorsiva, l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private, la ripartizione tra i sodali, liberi e detenuti, dei profitti illeciti, e le infiltrazioni del sodalizio negli apparati investigativi.
Napoli, tre ipotesi per l’omicidio di Annamaria Palmieri ‘Nino D’Angelo’
Napoli.Uccisa come un boss: tre colpi in faccia. Un segnale chiaro che si da quando si è commesso qualcosa di grave. E’ morta ammazzata così ieri sera mentre stava rincasando a san Giovanni a Teduccio Annamaria Palmieri, 54 anni, una sfilza di precedenti. Una donna molto nota nella zona, non organica direttamente ma comunque legata al clan Formicola di Taverna del Ferro. La chiamavano “Nino D’Angelo” per il suo caschetto. Annamaria Palmieri era una che si dava da fare per sbarcare il lunario: aveva fatto perfino il muratore. Il suo omicidio apre scenari nuovi nel movimentata mondo criminale della zona Orientale di Napoli. Gli investigatori hanno sequestrato il suo telefonino. Si cerca di capire i contatti della donna. E se per caso avvesse appuntamento con qualcuno. Ma soprattutto chi stesse frequentando. C hi l’ha uccisa sapeva i suoi spostamenti. Li nel Brox di san Giovanni a Teduccio abita il figlio. E’ li che stava andando ieri sera intorno alle 21. I sicari l’attendevano in via Alveo Artificiale: prima due colpi. La donna ha cercato di mettersi al riparo ma è caduta quasi subito. I sicari si sono avvicinati e hanno compiuto la loro brutale missione di morte esplodendole in faccia tre colpi. La polizia ha dovuto faticare non poco per tenere a bada la folla dei parenti che si era accalcata in strada. Sono partiti i controlli e le perquisizioni. Sono stati interrogati a lungo durante la notte familiari e amici. Si cerca di capire il perché di questo omicidio. Non è esclusa la pista personale vista la modalità dell’esecuzione. Ma gli investigatori vogliono vedere lontano e pensano soprattutto alle frizioni in atto nella zona. In primo luogo la atavica guerra tra i Rinaldi (alla quale la donna era legata da lontani vincoli di parentela) e i Mazzarella in atto da mesi e che ha portato a decine di stese, di agguati, di ferimenti, di bombe e di attentati. Ma si pensa anche allo scontro in atto tra i reduci dei De Micco i famigerati Bodo di Ponticelli e il cartello di clan, composto dai Formicola, Minichini, Schisa e dagli stessi Rinaldi. Guerra che anche in questo caso ha prodotto una serie di stese e di attentati, uno dei quali in via Ferrante Imparato, avvenuto la notte dell’antivigilia di Natale causò la morte di Antonio Perna, 32 anni del rione Pazzigno, il presunto bombarolo, e il ferimento della sua compagna Monica Veneruso, detta Monicuccia, entrambi legati al clan Mazzarella.
Bellona. Un morto e cinque feriti, il bilancio della tragedia di ieri sera
Bellona. Un lunedì per certi versi normale che è sfociato in una tragedia. Ieri alle spalle del municipio in Via Aldo Moro, Davide Mango, un vigilante ha sparato dal proprio balcone contro chiunque si trovasse per strada. I primi spari, le urla degli abitanti della zona molto frequentata hanno subito gettato il panico. L’uomo dopo aver sparato alla moglie Anna Carusone, una 50enne originaria di Camigliano, ha così iniziato a sparare a tutti i passanti, colpendo due ragazze e un carabiniere, automobili e tutto quello che si trovava davanti alla traiettoria della canna del suo fucile. Una folla omicida probabilmente legata ad un movente passionale che in preda ad un raptus di follia ha sfogato la sua rabbia anche contro persone ignare di qualsiasi vicenda. Il tutto si è concluso dopo quasi cinque ore con il suicidio dell’uomo. L’unica a scappare via da quella abitazione è stata la figlia, una 15enne studente all’istituto alberghiero di Teano. Sul posto sono immediatamente giunte le forze dell’ordine che hanno cercato per quasi 5 ore di mediare con l’uomo. C’era anche il sindaco, il parroco al telefono con il vescovo Salvatore Visco. Silenzio irreale e strade deserte era questa l’atmosfera vissuta ieri dai cittadini di Bellona. Sono tutti sconvolti e increduli per quanto è avvenuto. “Sembrava una coppia normale – dice un vicino” . Ero in auto con i miei figli – ha raccontato una vigilessa in servizio a Bellona – quando improvvisamente, all’altezza del panificio, ha visto una Panda colpita al parabrezza da diversi pallini e, pochi secondi dopo, una donna cadere a terra, ferita alla spalla da un uomo armato di fucile, che sparava dal balcone di un edificio”. Per i parenti della coppia, giunti ieri sul posto, quella di ieri è una tragedia già annunciata. “Davide era un violento – dicono – un personaggio litigioso e lei da sempre cercava di calmarlo, di gestire gli scoppi di ira ma è stato inutile… tutto inutile”. Parole pronunciate con un tono di rassegnazione perché ormai tutto questo era già accaduto, la tragedia già avvenuta.
“La moglie credeva di poterlo aiutare, ma ogni volta doveva cominciare tutto daccapo. Litigava con tutti ed era ossessionato da tutto. Proprio a causa del suo carattere hanno più volte cambiato casa, infatti erano venuti a vivere qui solo da otto mesi” – dice il cognato. A fine serata il bilancio è stato di una vittima e cinque feriti. “Quando le vedi in televisione queste cose sembra che debba sempre succedere agli altri. Mai avremmo immaginato che una vicenda del genere potesse accadere qui, siamo sotto choc, non riusciamo a comprendere perché Davide sia arrivato a tanto” – dicono alcuni residenti.
Alla Juventus basta un gol di Douglas Costa per rimanere in scia al Napoli
Alla Juventus basta un gol di Douglas Costa per rimanere in scia al Napoli.”Sono contento del gol e di aver aiutato la squadra. Nel secondo tempo siamo un po’ calati fisicamente, e’ stata difficile ma non abbiamo subito gol con grande sacrificio a parte di tutti: abbiamo portato a termine la partita in vantaggio e quello e’ l’importante”. Le parole a caldo del giocatore juventino Douglas Costa ai microfoni di Premium Sport. “Mettere pressione al Napoli? Noi dobbiamo pensare solo a noi stessi e andare avanti senza guardare gli altri”, ha aggiunto il centrocampista.
L La Juventus risponde al Napoli, vittorioso ieri a Bergamo, con la stessa moneta: 1-0, al Genoa che solo nel finale, come spesso accade alle avversarie bianconeri, osa un pochino e prova a farsi vedere dalle parti di Szczesny, spettatore fino a quel momento. Gol decisivo di Douglas Costa, dopo un quarto d’ora e poi ritmi quasi da amichevole. Nell’Allianz Stadium con la curva sud deserta, chiusa dalla sentenza della Corte d’appello della Figc, arriva quel che Allegri aveva chiesto: una vittoria senza pretese di spettacolo perche’ le gambe dopo la sosta e i carichi di lavoro della ripresa sono pesanti. Stesso problema, lo stress da rientro, che accomuna il Genoa, timido fino all’ultimo quarto d’ora, e poi finalmente piu’ vivace, grazie ai cambi di Ballardini (dentro Galibinov e Lapadula)e al calo fisico bianconero. La Juve torna a -1 dal Napoli, e ormai le due lepri hanno staccato il gruppo. Szczesny supera Buffon nelle presenze in questo campionato – 11 contro 10 -restando inoperoso per 80′, protetto dalla difesa incardinata da Benatia e Chiellini e dalla pochezza delle iniziative genoane. Nessun tiro in porta all’attivo dei rossoblu nei primi 45′, solo un sinistro di Laxalt finito nel mezzo delle gradinate della curva nord dell’Allianz. Per la Juventus controllo facile del match dopo l’1-0 di Douglas Costa, bravo ad aprire l’azione vincendo un contrasto con Bertolacci e a chiuderla, con un tocco felino sotto porta, anticipando Perin, su assit di Mandzukic. Il portiere rossoblu aveva ritardato il vantaggio bianconero, volando a respingere una punizione battuta da Pjanic un metro fuori dalla mezzaluna davanti all’area di rigore. Ed evita poi il raddoppio bianconero, bloccando un tiro in contro balzo dello stesso bosniaco. Con 4 tiri in porta a 0, la Juventus chiude il tempo in piena sicurezza, cercando spesso le giocate di prima ma non e’ serata di giocate memorabili, ne’ di gol che spererebbe Higuain, che si batte ma non trova la porta. Cambio per Ballardini dopo l’intervallo: fuori Rigoni dentro Galabinov e Genoa virato al 3-4-2-1; sinistro fuori di Alex Sandro (13′), girata di Pjanic dopo contropiede (17′). La partita si risveglia con due lampi bianconeri al 28′ ma prima Higuain viene anticipato da Izzo sulla linea di porta e dopo Perin blocca il tiro di Khedira. Entra Lapadula al posto di Pandev, il Genoa capisce che la Juve e’ stanca e comincia a sperare: al 35′ una punizione passa in mezzo a tutti, nell’area, senza che nessun rossoblu riesca a piazzare il colpo. Il Genoa si sbilancia un po’, destro alto di Pjanic (39′). I rossoblu vanno all’attacco, ma il destro di Rosi (44′) si stampa sui seggiolini vuoti della curva. Al 90′ sinistro di Matuidi alto poi un piccolo spavento per Allegri: Chiellini rinvia male ma la difesa bianconera rimedia.
Juventus-Genoa 1-0 (1-0).
Juventus (4-3-3): Szczesny 6, Lichtsteiner 6 (39′ st Barzagli sv), Benatia 6.5, Chiellini 5.5, Alex Sandro 5.5 (31′ st Asamoah sv), Khedira 6 (25′ st Sturaro 6), Pjanic 6.5, Matuidi 6, Douglas Costa 6.5, Higuain 6, Mandzukic 6. (16 Pinsoglio, 35 Loria, 2 De Sciglio, 30 Bentancur, 33 Bernardeschi). All.: Allegri 6.
Genoa (3-5-2): Perin 6.5, Izzo 6, Spolli 5.5, Rossettini 5.5, Rosi 6, Rigoni 5.5 (1′ st Galabinov 6), Omeonga 6, Bertolacci 5, Laxalt 5.5, Taarabt 5 (23′ st Lazovic 5), Pandev 5.5 (33′ st Lapadula sv). (23 Lamanna, 38 Zima, 3 Gentiletti, 4 Cofie, 14 Biraschi, 21 Brlek, 33 Landre’, 44 Veloso, 64 Pellegri). All.: Ballardini 5.5.
Arbitro: Di Bello 6.
Reti: nel pt 16′ Douglas Costa.
Angoli: 4 a 3 per la Juventus. Recupero: 1′ e 3′. Ammoniti: Spolli, Rosi, Alex Sandro, Pandev, Galabinov per gioco scorretto, Perin per comportamento non regolamentare. Var: 0. Spettatori: 29.412 (Presenti: 10.904. Abbonati: 18.165 al netto di 9.138 abbonati di Curva Sud (chiusa per sentenza della Corte d’appello federale sull’inchiesta rapporti Juve-ultra’). Ospiti: 343). Incasso ? 1.658.063,00.
IL GOL
16′ pt: palla rubata a centrocampo da Douglas Costa che allarga sulla sinistra per Mandzukic, che controlla la palla e serve con precisione il taglio dello stesso Douglas Costa verso la porta. Tocco da sottoporta del brasiliano che supera Perin.
Napoli, agguato a San Giovanni: uccisa donna di 54 anni
Napoli. Una donna di 54 anni, Annamaria Palmieri, è stata uccisa a Napoli, nel quartiere San Giovanni a Teduccio. Il corpo della donna è stato trovato riverso a terra in strada. Sul posto è giunta la Polizia scientifica per i rilievi. Indaga la Polizia di Stato. Si pensa a un agguato di matrice criminale. Annamaria Palmieri, e’ stata uccisa in un agguato ed e’ stata trovata riversa in via del’Alveo Artificiale nel quartiere periferico di San Giovani a Teduccio a Napoli. Lo si apprende da fonti della Questura. Dai primi rilievi emerge che la donna e’ stata raggiunta da tre colpi di pistola al volto. La donna, rilevano le stesse fonti, aveva precedenti per reati contro il patrimonio, per droga e per associazione per delinquere. Agenti della Scientifica stanno operando nell’area del rinvenimento del corpo.
Scafati, scambio di voto con la camorra & arresto: domani la Cassazione rivaluta il caso Aliberti
Scafati. La Corte di Cassazione valuta nuovamente le accuse nei confronti dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e dei cugini Luigi e Gennaro Ridosso. La questione che verrà presa in esame domani riguarderà le nuove accuse depositate dalla Procura antimafia al Tribunale del Riesame e la decisione dei giudici del Riesame, alla luce dei nuovi elementi, di ribadire la necessità dell’arresto in carcere per l’ex sindaco Aliberti e per Luigi Ridosso e dei domiciliari per Gennaro Ridosso. A quest’ultimo si contesta l’accusa di corruzione elettorale solo per le amministrative del 2013, mentre agli altri due ‘unanimamente’ si ribadisce la fondatezza dell’accusa per lo scambio di voto per le Regionali del 2015, nelle quali è stata eletta la moglie Monica Paolino nelle fila del Pdl. Su questo anche la Cassazione nella precedente pronuncia non ha avuto nulla da obiettare. Oggi i giudici della Suprema Corte dovranno rivedere la loro decisione alla luce dei nuovi elementi motivati dai colleghi del Riesame.
Una questione che si trascina ormai da un anno quello dell’arresto dell’ex sindaco, fatto ‘salvo’ da una decisione del Gip di Salerno che aveva negato l’arresto per i tre indagati e per Nello Maurizio Aliberti, fratello dell’ex primo cittadino, per il quale sia il Riesame – nella prima istanza – che la Cassazione avevano escluso una misura cautelare.
In questi mesi, nonostante la provocazione iniziale di Angelo Pasqualino Aliberti di volersi consegnare spontaneamente in carcere e rinunciare al ricorso in Cassazione, l’ex sindaco ha cercato di difendersi in ogni modo dall’eventualità di finire in carcere come deciso dal Riesame. E domani oltre alla difesa di base già espressa in altre sedi, probabilmente i difensori di Aliberti punteranno su cavilli giuridici e sul passato pericolo di reiterazione del reato per la mancanza di cariche politiche e pubbliche in corso, oltre all’intervenuta incandidabilità disposta dal Tribunale di Nocera Inferiore. In aggiunta a questo da giorni si vocifera che in Cassazione, Aliberti potrebbe avvalersi di un nuovo avvocato che sostenga la tesi della sua difesa. Anche questo un motivo in più per credere che, aldilà della provocazione, il politico scafatese sta tentando in ogni modo di evitare il peggio.
Ma cosa potrebbe accadere? Sono aperte tutte le ipotesi. I giudici della Cassazione potrebbero avallare la decisione del Riesame di Salerno e quindi decretare il carcere per Angelo Pasqualino Aliberti e Luigi Ridosso, e i domiciliari per Gennaro Ridosso, oppure stravolgere la decisione negando l’arresto o mitigando la misura con i domiciliari. Ma ci potrebbe essere anche l’eventualità che i giudici della Suprema Corte possano rimandare tutto al Tribunale del Riesame per rivedere le esigenze cautelari. E così ripartirebbe il girotondo giudiziario.
Rosaria Federico
Castellammare: è un 17enne figlio di un pregiudicato il pistolero della sala giochi
Castellammare. Si chiama Ivan R. ed ha soli 17 anni il pistolero, o meglio il killer mancato del 19enne stabiese Catello Chierchia ferito con un colpo di pistola all’addome due notti fa in una sala giochi al centro di Castellammare. Il giovane, figlio di un pregiudicato arrestato non molto tempo fa per una estorsione, ma non legato ai clan della camorra, si è presentato nel tardo pomeriggio di oggi dai carabinieri accompagnato dal suo avvocato e si è costituito confessando di essere l’autore dell’agguato. Il giovane si sentiva braccato ed ha scelto il male minore sperando nella clemenza dei magistrati quando ci sarà il processo. Secondo le prime sommarie indiscrezioni la sparatoria sarebbe avvenuta per uno screzio tra i due e comunque conseguenza della rissa che si era verificata poche ore prima all’esterno della stessa sala giochi. Nel frattempo migliorano le condizioni di salute del 19enne Catello Chierchia a cui i medici hanno dovuto asportare la milza nel corso di un delicato intervento chirurgico e per evitare problemi ulteriori. I medici del san Leonardo non hanno ancora sciolto la prognosi ma Chierchia non è in pericolo di vita. Anche lui dovrà spiegare molte cose ai carabinieri. Come il possesso del coltello che gli è stato sequestrato e il perché della partecipazione alla rissa e poi la lite con il suo mancato killer.
Uccide la moglie, spara a 5 persone dal balcone e poi si suicida
Uccide moglie e ferisce 5 persone, poi si uccide. Terrore a Bellona, in provincia di Caserta: 48enne fa fuoco all’impazzata.Si e’ ucciso con un colpo di pistola al capo Davide Mango, l’uomo che oggi pomeriggio ha seminato il terrore a Bellona, nel Casertano, ammazzando la moglie e ferendo cinque persone. Un far west scatenato attraverso modalita’ e dinamiche ancora da ricostruire nel dettaglio ma che descrivono il 48enne, ex guardia giurata, un passato di sostenitore di Forza Nuova, in preda ad un raptus che lo ha portato prima ad ammazzare la moglie Anna Carusone, di 45 anni, poi a sparare diversi colpi di fucile e di pistola dal balcone ferendo cinque persone. Il fatto e’ accaduto intorno alle 16 in via Aldo Moro. L’uomo si e’ affacciato dal balcone del secondo piano di una elegante palazzina urlando: ‘Ho ucciso mia moglie’. Poi ha imbracciato il suo fucile da caccia facendo fuoco piu’ volte all’impazzata. E’ stato il terrore. Alcune persone hanno trovato riparo in un supermercato sottostante l’abitazione, altri in un bar. Sul posto sono giunte le forze dell’ordine, polizia e carabinieri, che hanno provato a convincere l’uomo ad arrendersi ma Davide Mango si e’ barricato in casa. E’ cominciata da parte dei carabinieri una lunga trattativa. L’uomo si e’ affacciato al balcone e per tutta risposta ha cominciato a lanciare vari oggetti tra cui anche una bombola di gas. Dalla strada per tentare di convincere Davide a desistere dal suo atteggiamento non solo i militari ma anche parenti e conoscenti. Un uomo ha gridato piu’ volte: “Davide, Davide, voglio venire da te, fammi parlare con te”. Ma dall’interno dell’abitazione al secondo piano nessuna risposta e’ giunta. Le luci sono apparse spente. Poi un’altra voce straziante: “Davide, Davide, basta”. Cosi’ un’altra persona, probabilmente il padre, ha cercato di convincerlo. Inutilmente. A negoziare gli ufficiali del Comando provinciale dei carabinieri, tra i quali il comandante Alberto Maestri. Mango avrebbe sparato una cinquantina di colpi usando un fucile da caccia e una pistola. L’uomo, e’ emerso, deteneva due fucili da caccia e tre pistole. Un’estenuante trattativa andata avanti fino alle 21:15 quando si e’ sentito un colpo di pistola. A quel punto i militari hanno fatto irruzione nell’abitazione e lo hanno trovato gravemente ferito. E’ morto poco dopo. Sono giunti i parenti, nella disperazione. Racconta Vincenzo, militante di Forza Nuova e amico di Mango. “Davide si e’ fermato con la sua auto davanti al bar nei pressi di casa sua, imbracciava un fucile; e’ entrato nel locale e ha sparato verso il barista rimasto ferito. Poi e’ uscito e ha sparato ad una donna, quindi e’ salito a casa e ha esploso diversi colpi contro la moglie. E’ uscito sul balcone sparando a chiunque gli capitasse sotto tiro”. “E’ una cosa inspiegabile, veniva spesso a cena da me perche’ vivo da solo, ma non mi aveva mai parlato di problemi particolari”, aggiunge. “Ci eravamo conosciuti cinque anni fa a Caserta nel corso di un’iniziativa di Forza Nuova; era nata una bella amicizia”. Qualcuno riferisce di problemi con la moglie. Dal panificio vicino all’abitazione di Mango, la titolare dice di aver “udito numerosi spari e di aver abbassato le serrande per paura”. Forza Nuova, dal canto suo, afferma: “Pur esprimendo tutta la nostra tristezza per l’accaduto, e’ giusto” precisare: “Davide Mango e’ stato si’ per un periodo nostro sostenitore ma mai militante attivo”.