#VERITA' PER ANGELO VASSALLO
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ULTIMO AGGIORNAMENTO : 11 Maggio 2025 - 12:04
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Elezioni, i sindaci della Penisola Sorrentina: ‘Non ci sentiamo rappresentati’

Giuseppe Cuomo, berlusconiano della primissima ora, fedele al partito. Un cuore azzurro, ormai infranto, a seguito della sua non candidature alla Camera dei Deputati sotto la bandiera di Forza Italia. Il sindaco di Sorrento, al suo secondo mandato, con un passato politico importante è rimasto fuori dai giochi, così come altri colleghi della penisola Sorrentina. “Mi dispiace non aver potuto offrire un contributo come rappresentante di un’area di eccellenza a livello nazionale – dice Cuomo – La scelta dei candidati rivela la logica che ha mosso la composizione delle liste, senza necessità di commentarle. Serve una profonda riflessione sugli errori commessi per evitare che si ripetano in futuro – conclude il sindaco di Sorrento – Ora spetta agli elettori fare la propria scelta, nella consapevolezza consapevoli che il territorio ha perso un’altra occasione”. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è la fascia tricolore di Meta, Giuseppe Tito. Il sindaco fino a pochi giorni fa era in lizza per il posto nel collegio uninominale per la Camera. “La scelta di candidati più vicini ai territori, primo fra tutti la penisola sorrentina, avrebbe rafforzato il Pd che già è atteso da una battaglia difficili”. Probabilmente ad influire sulla sua non candidatura sono state le vicende giudiziarie. Infatti il 28 febbraio il sindaco rischia di essere rinviato a giudizio per presunti appalti pilotati nel comune. Un altro primo cittadino in pole per la candidatura alla Camera ma che poi ha rifiutato è stato Luca Mascolo, lo confermano le sue parole: “Sono stato io a rifiutare la nomination dice il primo cittadino di Agerola Le mie priorità restano il Comune e l’Ente idrico campano di cui sono presidente”. Intanto è ritornata in campo Annalisa Vessella, moglie dell’ex deputato Michele Pisacane schierata dal centrodestra nell’uninominale per la Camera dei Deputati.

Jovanotti: diventano undici le tappe del tour Lorenzo live 2018

Sono sessanta le date di Lorenzo live 2018, il tour di Jovanotti che debutta il prossimo 12 febbraio al Forum di Assago.
Parte da giovedì 1 febbraio la prevendita di due nuovi appuntamenti: il terzo spettacolo al Palasele di Eboli (lunedì 28 maggio) e una nuova città che si aggiunge alle dieci annunciate. Lo spettacolo sarà infatti anche a Padova – Fiera il prossimo 12 giugno. Lo show, prodotto da Trident Music, è una nuova frontiera degli spettacoli dal vivo e sono già ventotto i concerti sold out.
Il costo dei biglietti per assistere ai concerti di Jovanotti al PalaSele di Eboli, organizzati da Veragency e Anni60 produzioni, è il seguente: € 92,00 per la tribuna Gold Numerata; € 74,75 per le Tribune Numerate Est e Ovest;  € 51,75 per il Posto Unico Non Numerato; € 49,45 per le tribune laterali (visione limitata). Da giovedì 1 febbraio è possibile acquistare i biglietti per la terza di Eboli data sul sito di TicketOne. Da venerdì 2 febbraio, invece, sul circuito Go2 e nei principali punti vendita regionali.
PER INFO: tel. 081 7284523 www.veragency.com – tel. 089 4688156 www.anni60produzioni.com

Spese gonfiate durante l’emergenza Vesuvio: sospeso dirigente del comune di Ottaviano

Documenti falsi per rendicontare spese mai sostenute da ditte compiacenti nel periodo dell’emergenza incendi sul Vesuvio. E’ quanto scoperto dai magistrati della Procura di Nola  in un’indagine culminata questa mattina con l’esecuzione, da parte dei Carabinieri della stazione di Ottaviano, di un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal gip nei confronti dell’architetto Armando Santelia responsabile del VIII settore dell’Ufficio tecnico del Comune di Ottaviano, ritenuto responsabile dei reati di falsi in atto pubblico e truffa ai danni del Comune di Ottaviano. Per lui il gip ha disposto la sospensione dell’esercizio delle funzioni inerenti al pubblico ufficio per la durata di 4 mesi. Santella avrebbe redatto atti falsi per favorire la loro rendicontazione delle spese Il gip ha inoltre disposto il sequestro dell’ex linea ferroviaria San Felice a Cancello-Torre Annunziata (tratta di Ottaviano), risultata oggetto di sversamento illecito di rifiuti speciali non pericolosi. Santelia a luglio, durante l’emergenza roghi, era componente del Centro operativo comunale e, dicono le indagini dei militari dell’Arma, d’accordo con i gestori delle ditte incaricate dei lavori di somma urgenza, ha redatto numerosi atti falsi, favorendo queste aziende che hanno ricevuto un corrispettivo economico per costi mai sostenuti e operai e mezzi mai realmente impiegati nell’emergenza. Proprio una di queste ditte ha interrato rifiuti in accordo col pubblico ufficiale lungo la linea ferroviaria dismessa. Caratterizzazioni a cura dell’Arpac hanno mostrato che sono stati smaltiti principalmente residui di lavori di demolizione.

 

Come essere attori e nonostante tutto vivere felici: il workshop di Maria Bolignano

E’ entrata nelle case degli italiani con il tormentone “Si a mamma si, no a mamma no”, grazie alla trasmissione Rai Made in Sud. Ma Maria Bolignano, attrice di teatro e cinema, è molto di più dei personaggi che interpreta. Della sua passione, della dedizione al suo lavoro ne ha fatto una missione: far ridere, continuando a misurarsi con la recitazione anche di ruoli non comici. E dalla passione per il suo lavoro nasce un workshop, non il primo, dal titolo “Come essere attori e nonostante tutto vivere felici”.
E’ un laboratorio di sedici ore (più una di performance esterna) durante il quale cercheremo di imparare come esprimere al massimo il nostro talento creativo, riuscendo ad individuare i nostri limiti e facendo di essi dei punti di forza sui quali poter costruire la nostra unicità – spiega la Bolignano -.
I giorni e gli orari in calendario (previa conferma) sono : venerdì 2 marzo dalle 15.30 alle 19.30, sabato 3 marzo dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 18.30 con una mixing drink performance personalizzata con estratti naturali. Domenica 4 marzo dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 15.30-18.30 circa.
Il workshop si terrà presso il Coffee Brecht di via Nilo 20 a Napoli (adiacente la Cappella di San Severo) e prevede un numero massimo di quindici partecipanti.
Il  laboratorio prevede il seguente programma:
• Tecniche di respirazione , rilassamento psicofisico e stretching come preparazione alla recitazione
• Consapevolezza e gestione del corpo (la fisiologia)
• Consapevolezza e gestione dello spazio
• Consapevolezza e gestione vocale
• La memoria sensoriale e la sua influenza sulle emozioni
• La visualizzazione
• Differenza tra immaginazione , fantasia e creatività
• Concentrazione e focalizzazione , principali ottimizzatori di performance
• Cos’è la creatività ? Come si accresce e cosa, invece, può bloccarla
• L’empatia: un dono che va coltivato
• Comunicazione e verità
• La gestione emotiva
• La difficoltà di essere se stessi
• La difficoltà di essere qualcun altro
Ogni argomento sarà accompagnato da un’introduzione
teorica, una serie di esercizi pratici, una riflessione collettiva ed un’altra personale da trascrivere sul diario che
verrà consegnato ad inizio workshop.
Per informazioni: 339 6684209

Il clan Moccia minacciò Libera: indaga la Dda

Minacciati i giovani di Libera con offese e intimidazioni, attraverso i social: “Meglio che vi impiccate voi, prima che ci pensi qualcun altro”; “Vigliacco (rivolto a uno degli attivisti di Libera), ti nascondi dietro a un computer, ma attento a te, che non vali un cazzo”. Gli aggressori sembra siano legati agli interessi della famiglia Moccia. Ne sono convinti i pm della Dda di Napoli, che stanno indagando – l’ipotesi è di minacce aggravate – su una vicenda risalente ormai al 2011, anno in cui circola la notizia che Libera ha deciso di aprire una sede anche tra Afragola e Casoria.
Notizia che arriva anche in carcere, dove era detenuto Angelo Moccia, l’uomo protagonista della dissociazione della prima metà degli anni Novanta, che crea fibrillazione in seno alla famiglia della vedova Anna Mazza. Fatto sta che l’iniziativa di Libera produce un doppio effetto: da un lato, una denuncia firmata dalla stessa Anna Mazza; dall’altro, invece, la creazione di un profilo Facebook dal quale minacciare e offendere gli attivisti di Libera, che s’impegnano e lavorano per resistere contro la criminalità organizzata ad Afragola e nei comuni limitrofi. E questo spiegano alcuni volantini che anticipano la decisione di chiedere all’allora sindaco di Afragola di aprire una sede, all’interno di un bene confiscato alla camorra, della propria associazione.
Si indaga per minacce e sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, sono a lavoro i pm Ivana Fulco, Gianfranco Scarfò, Ida Teresi che arrivano a una definizione dei potenziali writers del profilo fake: sulla pagina scrivevano stretti parenti della vedova Moccia, così come emerso dalla ricostruzione fatta dalla polizia giudiziaria.
La ricostruzione emerge dalla lettura degli atti, come riporta Il Mattino, depositati in questi giorni a sostegno dei quarantacinque arresti della scorsa settimana, in cui emerge un’altra frase fortemente intimidatoria, come quella del 2 maggio del 2011: “Stai tranquillo che presto avrete una bella sorpresa…”, firmato da “Paolo Castaldo” la cui identità è celata dietro una foto tratta dal film Scarface.
Ma sono diversi i capitoli su cui la Dda insiste. Vengono infatti contate almeno ventuno pagine di denunce e di esposti contro tutti coloro che, negli anni, hanno in qualche modo avversato i Moccia non tacendo. Agli atti del blitz firmato dal gip Tommaso Perrotta, risulta anche il verbale del pentito Antonio Zaccaro, contro la strategia della dissociazione: “È ovvio che la rottura della camorra è falsa. Tenga presente che Angelo Moccia si è accusato di settanta omicidi, ci saranno in giro settanta famiglie, figli, nipoti, parenti, che ce l’hanno con lui: uscirà sempre prima o poi uno che vorrà vendicarsi. Dunque i Moccia devono per forza avere un apparato di gente armato di nascosto che li protegge. Sono diavoli, capacissimi di mimetizzarsi”.

Morto Azeglio Vicini, guidò la Nazionale a Italia ’90

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L’ex commissario tecnico della Nazionale italiana  di calcio, Azeglio Vicini, e’ morto ieri sera nella sua casa di via Aldo Moro, a Brescia. Nato a Cesena, Vicini avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 20 marzo. E’ stato lo storico allenatore di alcune delle migliori Under 21 negli anni ’80 e guido’ la Nazionale maggiore ai Mondiali di Italia ’90, eliminata solo in semifinale ai rigori dall’Argentina.Azeglio Vicini, l’ex ct azzurro delle ‘notti magiche’ e del terzo posto ai mondiali di Italia ’90, era nato a San Vittore di Cesena il 20 marzo del 1933, ma da oltre 50 anni viveva a Brescia. “Ho raggiunto un bel traguardo -disse, in occasione della festa per i suoi 80 anni- sono soddisfatto della mia vita, ho avuto momenti felici e altri meno, ho ricoperto incarichi importanti, comunque sia mi sono proprio divertito”. Ebbe un solo grande rammarico, quel mondiale giocato in Italia nel 1990, perso in semifinale con l’Argentina ai rigori, dopo aver giocato bene per tutta la manifestazione: “Avremmo meritato di vincerlo, siamo stati sfortunati. Noi non perdemmo mai sul campo, sei vittorie e un pari, e arrivammo terzi, l’Argentina fu sconfitta due volte e ando’ in finale con la vincitrice Germania. Pero’ in quelle notti conquistammo gli italiani, il loro affetto fu travolgente. Infatti quell’Italia-Argentina resta una delle partite piu’ viste in tv di tutti i tempi”.

Elezioni, De Girolamo accusa De Siano: ‘Metodi da camorra nel nostro partito’

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E’ un atto di accusa pesantissimo quella che fa al suo partito la deputata uscente beneventana, Nunzia De Girolamo: A proposito delle candidature parla di “metodi da camorra nel nostro partito , De Siano indegno come coordinatore, Silvio lo cacci. In Campania si e’ consolidato e non da ora un gruppo che gestisce con metodi clientelari e, direi, camorristici il suo potere. Di tutti loro adesso Silvio Berlusconi deve fare piazza pulita”. Lo chiede, in una intervista a Repubblica, Nunzia De Girolamo, di Forza Italia, in un primo tempo esclusa dalle liste elettorali e poi riammessa dal suo partito. “Ma chi e’ il partito? – insiste De Girolamo – Il partito non esiste. Il partito e’ solo Silvio Berlusconi. Non c’e’ un coordinamento. Non c’e’ una direzione”. “Non lui ma altri – continua – hanno avuto paura che io potessi impugnare le liste dopo quel che e’ successo. Ma sono donna di partito. Leale al mio presidente. Non lo farei. Ma pretendero’ coi miei avvocati che si vada fino in fondo, che si sappia a chi apparteneva quella manina”, quella, spiega, “che mi ha cancellato da capolista come risultavo da questo foglio… E’ avvenuto domenica sera quando De Siano, Cesaro, Russo e, purtroppo, Mara Carfagna hanno preso le liste, facendomi scivolare al secondo posto. Da Mara – aggiunge – non me l’aspettavo, lei é donna diversa da quelli lì”.

luigi cesaro

 

Uccise il giovane ras delle ‘Chianche’: otto anni di carcere al baby killer

Uccise il giovane ras delle ‘Chianche’: condannato a otto anni di carcere il baby killer dei Quartieri Spagnoli. “Lui mi disse: ti svito la testa…. Poi arrivai e sparai…Sì, sì, ho sparato a Mario”. Nonostante questa inconsapevole confessione ottenuta dagli investigatori grazie aa una microspia piazzata nella cella nell’istituto di pena minorile di Caltanissetta dove era detenuto per Francesco Verrano detto “checco lecco”, ora 19enne è arrivata la condanna a solo 8 anni di carcere per l’omicidio di Mario Mazzanti. Il giovanissimo killer è il figlio di Gennaro Verrano ucciso ai quartieri Spagnoli nel novembre scorso da un suo nipote Francesco Valentinelli, già in carcere e colpito ieri da un’altra ordinanza per tentato omicidio e traffico di droga. la condanna è stata inflitta dai giudici del Tribunale dei Minori: otto anni in continuazione con un triplice tentato omicidio, tre detenzioni di armi. Aveva avuto 9 anni e sei mesi che sommati agli otto ricevuti fanno meno di 18 anni. Il ragazzino era difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Roberto Saccomanno. Mario Mazzanti il giovane ras delle “Chianche” fu ucciso il 3 maggio 2015 in vico Lungo San Matteo. Il giovane condannato dal carcere mandava “pizzini” ai “fratelli” che stavano fuori, quelli del clan Sibillo perchè come scriveva voleva prendersi i Quartieri Spagnoli. Scriveva: “Li dobbiamo uccidere appena esco…Non hanno capito che ci pigliamo i Quartieri per sport, perché siamo troppo superiori a loro che non possono neanche pensare, appena vengono un’altra volta, abboffateli di botte questi… noi siamo nati per vincere”. Nell’ordinanza di custodia cautelare nel ricostruire il colloquio tra Francesco  e i tre congiunti, il 19enne diceva.: “Io andai avanti (e incrocia le mani come per indicare che sotto aveva la pistola), lui mi disse io ti svito la testa (frase accompagnata dalla gestualità), poi l’avvicinai e sparai… Francesco racconta, mima e labializza quanto segue: no togli la pistola, togli la pistola, non farlo salire e loro stavano con i motorini….Poi io corsi e sparai, il proiettile entrò dalla scapola e uscì dal cuore (Francesco con la mano destra si tocca la scapola sinistra passando il suo braccio estro sotto a quello sinistro per arrivare a toccarsi dietro alla scapola e poi tocca due volte il cuore). Poi Giovanni se n’è andato e l’ho visto traballare”. Francesco Verrano è in carcere per un cumulo di pena nonostante sia stato condannato in primo grado a dieci anni di carcere per aver ferito per errore il 26 gennaio 2014 Graziano Urzini, vittima di un agguato diretto a Mattia Campanile, ritenuto dal clan Giuliano- Sibillo l’accoltellatore di Alessio Vigorito, vicino alla malavita di Forcella. E ieri a tre anni di distanza dell’omicidio è arrivata la condanna per il baby killer.

 (nella foto la vittima Mario Mazzanti)

Diciassettenne morto nel Salernitano per overdose di metadone: indagato l’amico

Sarebbe stato ucciso da una overdose di metadone. E’ questo il drammatico responso dell’autopsia effettuata sul corpo del 17enne Arturo Graziuso di Montoro trovato in coma nell’abitazione di un amico a Marcato san Severino e poi morto in ospedale. Sono questi i primi esiti dell’esame autoptico effettuato dal medico legale Lamberto Pianese, in attesa delle conferma che arriva con la relazione prevista entro i due mesi. Nessuna patologia pregressa o malformazioni quindi che giustificherebbero lo stato di pre coma in cui piombò Arturo Grazioso prima di morire poi nell’ospedale san Giuseppe Moscati una settimana dopo il ricovero. Per quella assurda morte è indagato l’amico che l’ospitò. Si tratta di un giovane 27 enne ii origini ucraine e da anni residente in Irpinia. Gli inquirenti nei giorni scorsi hanno effettuato il sequestro del telefonino del 27enne dove era stato realizzato un video sulle condizioni del 17enne.Un video inviato tramite whats app e facebook ad alcuni suoi conoscenti e ai quali chiedeva se il minorenne in quelle condizioni fosse in pericolo di vita.I carabinieri della compagnia di Baiano, agli ordini del tenente Gianluca Candura, già dalle ore successive al malore e al ricovero del giovane, avevano effettuato la perquisizione nell’abitazione di Montoro, dove erano stati trovati dei flaconi di metadone prontamente sequestrati dagli inquirenti.

Rifiuti e camorra, interdittiva per due aziende del Casertano

Interdittiva antimafia per due aziende del Casertano impegnate nel delicato servizio di raccolta dei rifiuti in numerosi comuni, tra cui il capoluogo. Si tratta dell’Ecocar, azienda romana che effettua l’attivita’ a Caserta e Marcianise, oltre che nel comune laziale di Gaeta (Latina), e della Termotetti, azienda di Gioia Sannitica, paesino dell’Alto-Casertano, gia’ travolta dalle inchieste giudiziarie e i cui mezzi operano in cinque comuni. Per entrambe potrebbe arrivare il commissariamento da parte dell’Anac di Raffaele Cantone. L’Ecocar e’ stata raggiunta dal provvedimento emesso dalla prefettura di Roma perche’ in Ati con una impresa marchigiana in precedenza colpita da interdittiva della prefettura di Fermo, che nel Casertano opera ad Aversa, Castel Volturno, Mondragone e Gricignano di Aversa. Un’interdittiva di “riflesso” dunque, che colpisce l’Ecocar non per tentativi di infiltrazione camorristica avvenuti al suo interno, ma per la partnership con la societa’ peraltro coinvolta nell’inchiesta della Dda di Catania sulla gestione dei rifiuti in Sicilia; un’indagine che a novembre scorso ha portato in carcere l’amministratore delegato nonche’ patron della società, poi scarcerato). Probabilmente piu’ “significativa” l’interdittiva che la prefettura di Caserta ha notificato alla Termotetti e ai cinque comuni del Casertano – Casagiove, Piedimonte Matese, Galluccio, Teano e Alvignano – dove l’azienda opera, e che ora dovrebbero rescindere il contratto di appalto con la societa’ della famiglia Imperadore. La prefettura avrebbe accertato tentativi di infiltrazioni camorristiche dei Casalesi nella gestione aziendale. La Termotetti, attiva non solo nel Casertano, ma anche in altre parti d’Italia, divenne nota nel settembre 2016 quando scatto’ il blitz della Guardia di Finanza che porto’ in carcere per corruzione, in relazione ad alcuni appalti truccati finiti proprio alla Termotetti, gli allora sindaci di Piedimonte Matese Enzo Cappello e di Alvignano Angelo Di Costanzo, quest’ultimo anche presidente della Provincia (entrambi scarcerati si sono dimessi dalle cariche), e l’ex primo cittadino di Casagiove Elpidio Russo. Nel corso dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, furono sequestrati beni e disponibilita’ finanziarie per un milione e mezzo di euro. In carcere finirono anche il patron dell’azienda Luigi Imperadore e il direttore operativo Francesco Raucci; entrambi furono poi scarcerati. Sei mesi dopo, nel marzo 2017, la Procura richiese e ottenne dal Gip di Santa Maria Capua Vetere la nomina per sei mesi di un Commissario Giudiziale, avendo accertato a carico dei vertici societari coinvolti nell’indagine, una “colpa di organizzazione” legata alla mancata predisposizione “di modelli idonei a prevenire la commissione di reati”. Scaduto il commissariamento, la Termotetti e’ tornata nelle mani dei vecchi proprietari, e appena nel dicembre scorso, ha ricevuto una proroga di tre mesi dal Comune di Teano (scade il 31 marzo prossimo, ndr), nonostante non fosse ancora stata inserita nella “white list” della prefettura.

Baby gang: presi gli altri del branco che pestarono Gaetano a Chiaiano

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Baby gang: presi gli altri due che pestarono Gaetano a Chiaiano. Il 14enne di Melito rimase gravemente ferito e gli è stata asportata la milza. La polizia  di chiude l’indagine sul ferimento  del 15enne. nelle indagini per l’ aggressione e il ferimento di Gaetano, il 15enne pestato nei pressi della stazione della metropolitana di Chiaiano, a Napoli, lo scorso 12 gennaio. La Polizia ha fermato nove giovani, tutti minorenni e ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’ aggressione. In seguito alle violenze subite, il giovane e’ stato operato d’urgenza e gli e’ stata asportata la milza.I provvedimenti restrittivi, nei quali si ipotizza il reato di lesioni gravissime, sono stati emessi dal Gip del tribunale dei minorenni di Napoli ed eseguiti dagli agenti dei commissariati di Scampia e Chiaiano.
I poliziotti coordinati dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, stanno eseguendo 9 ordinanze cautelari, 8 in Comunità e uno per la permanenza in casa, nei confronti di altrettanti minori, gravemente indiziati del reato di lesioni gravissime. I dettagli dell’indagine che ha portato al fermo della presunta baby gang verranno resi noti in una conferenza stampa in programma in questura a Napoli alle 11.

Prestò soldi a un collega con interessi del 20%: 4 anni di carcere

Presto’ i soldi ad un collega imprenditore, ma ben presto inizio’ a chiedere interessi sempre piu’ alti, fino ad essere denunciato dalla vittima. Ieri, per Antonio Corrado, titolare di una ditta di autotrasporti di Alife, nell’Alto-Casertano, e’ arrivata anche la condanna a quattro anni di carcere. A disporla il collegio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto da Luciana Crisci. Il processo era nato dopo che la vittima, piccolo imprenditore edile, aveva denunciato nel 2012 ai carabinieri la condotta da usuraio di Corrado. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Vincenzo Quaranta, aveva portato il presunto strozzino sotto processo. La vittima, difesa dall’avvocato Raffaele Crisileo, si e’ poi costituita parte civile. Secondo quanto emerso durante il dibattimento, il costruttore conobbe Corrado a causa di alcuni lavori edili effettuati nell’abitazione e nella ditta di quest’ultimo. Successivamente la vittima, in difficolta’ economiche, si rivolse a Corrado che si offri’ di aiutarlo. Ben prestito, il prestito e’ lievitato a causa di interessi del 20% ogni quattro mesi, per i quali Corrado ha preteso continuamente titoli a garanzia; ad un certo la vittima, stanca di pagare, si e’ rivolta ai carabinieri.

Rapina vicino alla Reggia di Caserta: arrestato pregiudicato di Caivano

La Polizia di Stato di Caserta ha arrestato per rapina aggravata Angelo Serra, pregiudicato 37enne di Caivano, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza.Ieri pomeriggio, intorno alle 17.10, i poliziotti della Squadra Volante sono intervenuti per una rapina subita da una donna in Piazza Carlo III vicino alla Reggia di Caserta. Pochi istanti prima, infatti, un giovane, puntando al volto della vittima una pistola, l’aveva costretta a farsi consegnare la borsa, fuggendo poi in direzione della vicina stazione ferroviaria. Un testimone ha chiamato il 113. Le Volanti, considerando la direzione di fuga del rapinatore, hanno chiuso i due accessi alla stazione ferroviaria, per poi raggiungerne l’interno. Il rapinatore è stato rintracciato e immobilizzato nel passaggio sotterraneo.Trovato in possesso di una scacciacani, priva del tappo rosso, il rapinatore è stato arresto e condotto negli Uffici della Questura di Caserta. Grazie alla tempestiva collaborazione della Polizia Locale di Caserta sono state analizzate le immagini di una telecamera del sistema di video sorveglianza del Comune che avevano ripreso la commissione del reato. Al termine degli atti di rito Serra è stato portato nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere in attesa del rito di convalida.

Uccise un uomo che voleva uscire dal clan: ergastolo bis per il killer della Paranza dei Bimbi

Fine pena: mai. Per Alessandro Riccio, ex esponente di primo piano della “Paranza dei bimbi” di Forcella anche i giudici dell’Appello chiedono il massimo della pena per l’omicidio di Massimiliano Di Franco. Ad inchiodare l’ex baby killer della “paranza dei Bimbi” è stata la moglie della vittima che coraggiosamente e sfidando le minacce del clan ha prima raccontato agli investigatori quello che era accaduto la sera del 27febbraio 2014 e poi lo ha ripetuto in aula nonostante altri testi abbiano cercato di smentire la sua versione. Nel corso del processo di primo grado  c’è stata anche la deposizione del boss pentito Giuseppe Misso che aveva spiegato che ad uccidere Di Franco era stato il baby boss della Paranza dei Bimbi Emanuele Sibilio, a sua volta ucciso  in una sparatoria in via Oronzio Costa il 2 luglio del 2015. Misso aveva anche invitato Riccio a pentirsi. Ma nonostante i vari tentativi di smontare la tesi accusatoria è arrivata la sentenza di condanna all’ergastolo per Alessandro Riccio. La moglie della vittima aveva raccontato in aula cosa era accaduto la sera del 27 febbraio 2014. Erano da poco trascorse le 19 la vittima era insieme con la donna in via Porta San Gennaro nei pressi di casa. Arriva il killer in sella a una moto e fa fuoco contro Massimiliano, l’uomo morirà il giorno dopo in ospedale. “È stato Alessandro?”, gli chiese la moglie. E lui annuì. “Gli chiesi se fosse stato Alessandro, perché da diversi giorni mio marito mi aveva detto che quel tale, Alessandro, lo guardava storto…Se all’inizio sono stata zitta l’ho fatto solo perché ho avuto paura, ora non posso tollerare il silenzio”. Poi la donna  ricostruì in aula il clima di paura che ha  vissuto in quel periodo insieme con la sua famiglia fino a maggio del 2014 quando la donna viene convocata in Questura, si ritrova di fronte proprio Alessandro Riccio, tanto da sbottare verso gli agenti: “Proprio questo mi avete fatto trovare qui…”. Secondo le indagini Di Franco avrebbe pagato con la vita il rifiuto di gestire una piazza di spaccio per conto della “Paranza dei bimbi”. La donna aveva raccontato: “Scarcerato nel 2012, mio marito era andato a lavorare a Marghera, cercava di stare poco a Napoli… negli ultimi tempi era preoccupato per il modo in cui Alessandro Riccio lo fissava. Insomma che interesse avrei a riferire queste cose se non le avessi viste con i miei occhi? Mettetevi nei miei panni, ero incinta, hanno ucciso mio marito sotto i miei occhi”. Massimiliano Di Franco aveva deciso di uscire dalla Paranza dei Bimbi e quando era ritornato a Napoli gli aveva chiesto un favore e lui si era rifiutato firmando così la sua condanna a morte.

nella foto da sinistra la vittima Massimiliano Di Franco e il killer Alessandro Riccio)

Luigi Pellegrino ora è in coma vigile: si trasferisce in un centro di recupero

Luigi Pellegrino ora è in coma vigile. Un’altra buona notizia a oltre un mese da quel tragico sparo lungo il corso principale di Parete in provincia di Caserta che ha reso come un vegetale un giovane atleta alla vigilia di Natale e di un importante appuntamento della sua carriera calcistica: avrebbe dovuto firmare il contratto con le giovanili dell’Avellino in serie B. Ma da quel maledetto pomeriggio del 24 dicembre, non si era più risvegliato, quando prima di perdere i sensi colpito alla testa da un proiettile vagante sussurrò al cugino: “Non preoccuparti, sono forte”. E lo ha dimostrato lottando come un leone, o forse dieci, cento leoni. E’ rimasto aggrappato alla vita grazie anche al paziente lavoro dei medici dell’ospedale di Caserta . E ora, come riporta Il Mattino on line, è in coma vigile e si fa addirittura imboccare da nonna Giulia, la nonna paterna. “Viste le ultime evoluzioni, stiamo organizzandoci per trasferire Luigi a un centro specializzato per la riabilitazione, il Maugeri di Telese”, ha spiegato a Il Mattino, Brunello Pezza, primario del reparto di Rianimazione dell’ospedale di Caserta, parla nelle risposte di Luigi agli stimoli esterni. “Il ragazzo continua ad essere in coma farmacologico, che a questo punto è diventato coma vigile, viste le riposte agli stimoli esterni – spiega ancora Pezza -. Sono piccoli mutamenti in positivo. È come se ora si fosse aperta una piccola finestra tra Luigi e il mondo esterno. Ora vogliamo allargare questa finestra. Per farlo è importante lavorare con la famiglia”. Nella giornata di mercoledì 31 gennaio i medici decideranno il trasferimento di Luigi al Maugeri di Telese, una fondazione la cui mission è quella di aiutare pazienti con patologie post acute e croniche invalidanti, anche di natura neuro-motoria. E da quel momento comincerà il suo percorso che lo porterà nei prossimi mesi di nuovo alla vita. Quella vita a cui è rimasto aggrappato in questo mese con le preghiere, il calore e gli affetti di tutti i suoi cari.

Luca Materazzo rientra in Italia e chiede di spostare il processo

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Domani Luca Materazzo rientra in Italia con un volo proveniente da Madrid. Se non ci saranno intoppi dell’ultimo momento il giovane avvocato rampollo della Napoli bene accusato dell’omicidio del fratello Vittorio per motivi di eredità domani sera dovrebbe trascorrere la sua prima notte nel carcere di Rebibbia in attesa di essere trasferito  a Napoli. Nel frattempo i suoi avvocati, i penalisti Gaetano e Maria Luisa Inserra, hanno presentato una istanza al gip per chiedere un rinvio dell’udienza preliminare prevista per il prossimo sette febbraio, dinanzi al giudice per le udienze preliminari Alfonso Sabella. L’imputato ha diritto di leggere le carte del processo e necessiterebbe di più tempo. Spetta ora allo stesso giudice per le udienze preliminare decidere.

Scafati, controlli anti abusivismo: nel mirino i fedelissimi di Aliberti

Scafati. Giro di vite negli ultimi giorni dei vigili urbani in materia di abusivismo edilizio. In mattinata i caschi bianchi hanno apposto i sigilli al campetto di calcio di via Tricino di proprietà di due fratelli e di cui risulta dipendente l’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola, già indagato nell’inchiesta sul voto di scambio politico- mafioso al comune di Scafati che ha portato all’arresto dell’ex sindaco Pasquale Aliberti e allo scioglimento del consiglio comunale. Su disposizione del Tribunale di Nocera è stato effettuato il sequestro preventivo delle struttura sportiva risultata priva di agibilità e sulla quale sarebbe stata presentata una richiesta di condono. Ma quello di stamane non è l’unica operazione portata a termine dai vigili del comandante Giovanni Forgione. nei giorni scorsi infatti erano scattai altri sigilli “eccellenti”: Era toccato infatti all’ex assessore Diego Chirico e all’ex consigliere comunale Domenico Casciello ricevere la visita della polizia municipale sempre su disposizione della Procura di Nocera. E prima ancora era toccato all’ex vice sindaco Giancarlo Fele, anch’egli indagato nell’inchiesta sul voto di scambio. dai rilievi effettuati dai vigili e dai tecnici sarebbe emerse delle difformità volumetriche nella casa dove abita l’avvocato Diego Chirico, ma di proprietà della famiglia sia nel suo studio legale. Analoga cosa sarebbe stata riscontrata alla traversa Rosa di via sant’Antonio abate dove dimora l’ex consigliere comunale Mimmo Casciello. I controlli dei vigili nei prossimi giorni continueranno visto che nelle loro mani , sempre su indicazione della Procura di Nocera, c’è un lungo elenco di strutture, aziende, e abitazioni private da andare a visitare e nelle quali nel corso degli ultimi anni sarebbero stati commessi numerosi abusi edilizi senza che nessuno abbia mai ordinato di controllare.

‘E’ stato o’ figlio ra brioches’, così il ras Antonio Boccia confessò l’agguato subito

“E’ stato o’ figlio ra brioches”. Senza sapere di essere intercettato nella sala di attesa dei carabinieri che stavano investigando sul suo ferimento Antonio Boccia diede egli stesso ai militari lo spunto per identificare l’autore dell’agguato di cui era rimasto vittima il giorno prima. Ovvero il 17 novembre del 2015, il pregiudicato noto spacciatore dei Quartieri Spagnoli ed ex affiliato da Di Biasi “Faiano” era stato ferito da colpi d’arma da fuoco alle gambe nei pressi della chiesa dei Santi Francesco e Matteo sul vico Lungo San Matteo, all’interno della quale si era rifugiato sanguinante per sfuggire all’agguato impaurendo un gruppo di ragazzini che stavano seguendo una lezione di judo. Il giorno dopo mentre attendeva di essere sentito in merito all’agguato nella sala d’asspetto dei carabinieri parlando con uno dei suoi ex cognati, i Rippa soprannominati “Core Mio” si lascia andare nella confessione spiegando che a fare fuoco è stato il figlio di Angela Farelli, sua convivente. Il retroscena dell’agguato è raccontato nelle 157 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuliana Pollio e che stamane hanno portato all’emissione di 15 proveddimenti a carico di 4 famiglia malavitose dei Quartieri Spagnoli e del pallonetto di santa Lucia che gestivano le piazze di spaccio e un giro di usura.Tra i colpiti dai provvedimenti restrittivi ci sono Angela Farelli e il figlio Francesco Valentinelli in carcere dal mese scorso perchè accusato di essere l’autore dell’omicidio di Gennaro Verrano, un suo zio, ucciso il pomeriggio del 17 novembre  in piazzetta Trinità degli Spagnoli. Scrive il gip nell’ordinanza: “Come ipotizzato nelle primissime fasi delle investigazioni, il ferimento in questione si inquadra in un più ampio scenario legato allo spaccio di sostanze stupefacenti nonché alla gestione delle piazze di spaccio che insistono nella zona dei Quartieri Spagnoli. Peraltro la polizia giudiziaria apprendeva informalmente che il  Valentinelli aveva condotto l’azione di fuoco nei confronti del Boccia per conto di Ricci Enrico, nato Napoli 27.01.1958, noto personaggio operante nei Quartieri Spagnoli. Il Ricci, infatti, approfittando di un vuoto di potere, starebbe attualmente controllando le dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. Per far ciò si starebbe avvalendo della “manodopera” di nuove leve dallo scarso spessore criminale ma dall’elevata pericolosità., considerata la voglia di affermarsi negli ambiti della criminale locale. Fra queste il Valentinelli Francesco a carico del quale risulta esclusivamente un precedente per porto di armi. A tal proposito, nella parte finale dell’intercettazione di conversazioni di cui sopra, Boccia Antonio fa esplicito riferimento al predetto Ricci, conosciuto nell’ambiente criminale con il nome di “Giacomino e ‘fraulella” facendo intendere che il ferimento subito non lo avrebbe destabilizzato. Gli spunti investigativi fomiti, involontariamente, dal boccia intercettato in ambientale, suggerivano agli inquirenti di intercettare l’utenza in uso al Valentinelli….”. E così la guerra per il controllo delle piazze di spaccio ai Quartieri Spagnoli aveva prodotto un altro ferito e un provetto killer ovvero Francesco Valentinelli che a novembre invece ha ucciso un suo parente sempre per questioni legate allo spaccio di droga. Nel frattempo Antonio Boccia era stato condannato a una pena definitiva a 3 anni e nove mesi di carcere- era stato arrestato una prima volta il 15 settembre scorso ma poi subito scarcerato per un vizio di forma e da allora si era dato alla latitanza. La sua fuga è finita il 21 dicembre scorso in una villetta di Somma Vesuviana dove aveva trovato riparo e da dove stava per fuggire visto che fu trovato con le valigie pronte.

(nella foto da sinistra Francesco Valentinelli a destra Antonio Boccia)

Il giudice Cioffi si difende: ‘Non ho mai preso parte alla convention di Forza Italia ad Ischia’

“Non ho mai preso parte alla convention di Forza Italia ad Ischia, mi sono solo trovato il giorno dopo a prendere un caffè con alcuni amici presso il bar dell’albergo dove si era tenuto il meeting, con le bandiere del partito che ancora non erano state rimosse”. Lo ha detto Giuseppe Cioffi, giudice del tribunale di Napoli Nord, dopo che su alcuni organi di stampa era apparsa stamane la sua foto sotto le bandiere di Forza Italia.
Cioffi fa parte del collegio competente per il processo per concorso esterno in camorra ad Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli di Luigi, deputato nonché candidato di Forza Italia. Una foto che per Cioffi “non dice ciò che è veramente accaduto. E’ stata estrapolata per attaccare me e la magistratura”. “La verità – precisa – è che io ero ad Ischia presso una casa privata quando si è tenuta la convention, a cui peraltro non ho assolutamente partecipato. Il giorno dopo, ricordo, domenica 15 ottobre, era una bellissima giornata ed ero particolarmente felice perché il Napoli aveva vinto all’Olimpico contro la Roma, ho incontrato degli amici, tra cui uno che aveva preso parte alla convention del giorno prima. Loro mi hanno invitato a prendere un caffè presso il bar dell’albergo; lì sono stato fotografato. Le bandiere c’erano, ma forse perché non erano state ancora rimosse. In ogni caso sono sempre stato lontano dalla politica e continuerò a farlo”.

Los Angeles, si suicida la star di ‘Glee’ Mark Salling: era accusato di pedopornografia

Los Angeles. Si è suicidato l’ex star della serie tv musicale ‘Glee’, Mark Salling, che è stato trovato morto nel quartiere di Sunland a Los Angeles, dove viveva. Secondo quanto riportato dal sito Tmz che cita fonti delle forze dell’ordine l’attore si sarebbe suicidato impiccandosi. Salling – sul quale erano circolate voci di un tentato suicidio anche nell’agosto scorso – era in attesa di condanna dopo essersi dichiarato colpevole nel processo per possesso di immagini pedopornografiche. La sentenza era attesa per marzo. E per Salling era prevedibile una condanna tra i 4 e i 7 anni di prigione, con le attenuanti dovute al patteggiamento. L’attore era stato arrestato nel dicembre del 2015 quando gli agenti scoprirono oltre 50.000 immagini e 600 video pedopornografici. Nel 2013 era stato invece accusato di stupro da una donna che lo aveva accusato di averla forzata ad un rapporto sessuale senza protezioni. Salling è il secondo protagonista della serie ‘Glee’ a morire in circostanze drammatiche: nel luglio del 2013, il coprotagonista Cory Monteith era morto per un’overdose di alcol e droghe. L’attore canadese, che aveva 31 anni, era stato trovato morto in un hotel di Vancouver.