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I ragazzi dell’area penale di Napoli recuperano tubi da fondali

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I ragazzi dell’area penale di Napoli, a bordo di un’imbarcazione sequestrata dalla Guardia di Finanza agli scafisti in Sicilia, sono stati protagonisti di un’operazione di tutela dell’ambiente immergendosi in mare e recuperando tubi di fogne che erano stati gettati sui fondali marini.

La barca ‘Marenostrum Dike’ (dal nome della dea della Giustizia nella mitologia greca) è stata concessa in custodia all’Archeoclub d’Italia. L’immersione è avvenuta nello specchio antistante Castel dell’Ovo.

Sul posto anche la Marina Militare, il Corpo Militare dell’Ordine di Malta e la Protezione civile. Mentre alcuni dei ragazzi (divenuti sub, vere e proprie sentinelle dell’ambiente) si immergevano con l’ausilio di istruttori, altri partecipavano alle attività tenutesi presso il gazebo sul lungomare di Napoli, spiegando ai passanti cosa fosse Marenostrum Dike e per avviare una campagna di sensibilizzazione.

    Mentre i volontari dell’Archeoclub hanno dato vita ad azioni di pulizia e tutela dell’ambiente anche via terra. Quella di oggi è stata la prima uscita, con la nuova ‘mission’ della motovela. Sulla barca saliranno anche archeologi per parlare ai ragazzi del patrimonio archeologico marino e maigstrati per conferenze sulla legalità, in particolare sulle figure di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone oltre a promuovere attività culturali.

    Rosario Santanastasio, presidente nazionale di Archeoclub d’Italia, evidenzia che si unoscono “due grandi storie che si uniranno, perchè da una parte avrà una nuova vita quell’imbarcazione che trasportava anche 100 migranti alla volta, e dall’altra si afferma la speranza dei giovani dell’Area Prenale della Campania che danno inizio ad una nuova vita per loro fatta di conoscenza e volontariato”.

    “Dobbiamo investire sui ragazzi e dare loro una possibilità partendo dalle risorse territoriali. Napoli ha la grande risorsa che è il mare che è bellezza – ha dichiarato Nicola Palmiero, direttore del Centro di Giustizia Minorile della Campania – e dobbiamo partire dalla bellezza per cercare di recuperare i ragazzi”.

    “La Marina Militare opera su tutto il territorio nazionale a supporto di tutte le attività che coniughino inclusione, ecologia e sociale. A Napoli, oggi abbiamo seguito le operazioni di recupero di materiale che va ad inquinare un’area marina protetta – ha affermato Aniello Cuciniello, capitano di Vascello della Mrina Militare – e stiamo seguendo il progetto per l’inclusione dei ragazzi dell’Area Penale nella società civile”.

    “La tutela della risorsa male è un segmento importante anche in termini di protezione civile. Noi abbiamo tante associazioni specializzate per tanti eventi emergenziali. Con Archeoclub D’Italia – ha dichiarato Claudia Campobasso, responsabile del Centro funzionale multirischi di Protezione Civile della Regione Campania – abbiamo aderito molto volentieri a questa iniziativa per sperimentare segmenti di Protezione Civile che abbiamo intenzione di potenziare”

    “Il mare è il nostro più grande educatore. Ampliamo l’offerta formativa dei ragazzi dell’Area Penale di Napoli con l’arrivo di Marenostrum Dike che è stata assegnata dal Tribunale di Ragusa. Abbiamo pensato che i ragazzi potessero essere anche equipaggio. Loro conosceranno il patrimonio archeologico della Campania – ha affermato Francesca Esposito, referente Attività Sociali di Marenostrum, la struttura marina di Archeoclub D’Italia – del territorio nel quale sono nati, cresciuti e che vivono”.

    “Il supporto è stato fondamentale – ha affermato il comnadante Mariano Barbi del Corpo Militare dell’Ordine di Malta – nell’attività anche formativa di pronto soccorso”. Le operazioni hanno visto la partecipazione attiva del Comune di Napoli. “Ringrazio Archeoclub D’Italia per l’impegno profuso nella tutela del mare e nel caso specifico per il recupero di questi ragazzi – ha dichiarato Enza Amato, presidente del Consiglio Comunale di Napoli – ai quali viene dato un messaggio concreto di partecipazione ad azioni di legalità.

    Dunque si accompagna ad un progetto di recupero di un bene confiscato, utilizzato adesso anche per la salvaguardia del mare, quello di conoscenza del patrimonio culturale e naturalistico”. Luogo delle operazioni di preparazione è stata la sede del Circolo Nautico Savoia, storico circolo della città partenopea.

    “Il circolo, come il nostro con i 130 anni di storia deve vivere per la città e con la città. Se c’è un’esigenza della città si partecipa. Il progetto Bust Busters per la formazione dei ragazzi dell’Area Penale di Napoli – ha affermato Fabrizio Cattaneo, Presidente del Circolo Savoia – è partito proprio dalla sede del Circolo Savoia con teoria e prime immersione. Il Circolo Savoia, però si integra anche con i corsi di cannottaggio anche per persone con disabilità e facciamo corsi di vela che è sport aperto a tutti. La vela e il mare sono le risorse sulle quali puntare”. 

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