‘Terra nostra’ il nuovo libro di Antonio Bassolino

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Nel quadro delle attività delle Piazze del Sapere per ripartire con la cultura, giovedì 9 giugno 2022 ore 18,00 sarà presentato il nuovo libro di Antonio Bassolino “Terra nostra”, nella Feltrinelli di Caserta, con gli interventi di Carlo Marino, Luigi Carrino e Carlo De Michele, con il coordinamento di M. Beatrice Crisci.

Come emerge dai vari capitoli del libro, un lungo rapporto lega Antonio Bassolino a Napoli e alla Campania, una storia fatta di periodi fecondi e di momenti difficili, che tuttora continua e si rinnova. Divenuto adulto prima del tempo, esponente del Pci appena sedicenne viene eletto segretario di una sezione di operai, dove apprende la passione per la politica reale, capace di influire sulla vita della gente.

Dalle varie stagioni della sua attività, in queste pagine si ritrovano avvenimenti e personaggi della scena pubblica italiana. L’autore oggi sceglie di inaugurare un’altra fase del suo impegno a favore della città, confrontandosi con le tante sfide che ha imparato a conoscere dagli esordi nell’amministrazione pubblica (come sindaco di Napoli e presidente della Regione Campania) e con quelle poste dall’emergenza attuale.

    Tra battaglie condotte sul campo e prospettive sul futuro, sono molti gli spunti e i temi che l’autore affronta: dal bilancio alla struttura del Comune, dal paesaggio urbano al rilancio del porto, dall’annosa vicenda della gestione dei rifiuti al delicato equilibrio tra poteri centrali e locali, perché non vadano sprecate le risorse offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

    Anche se cambiano i mezzi attraverso i quali la politica agisce e si fa rapporto con la cittadinanza, immutato rimane lo slancio con cui, forte dell’esperienza alla guida del Comune e della Regione, superata la lunga vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista di 19 processi finiti con altrettante assoluzioni, Bassolino espone progetti e piani per affrontare con gli strumenti di oggi le questioni che affliggono una terra ricca ma difficile.

    Una scelta in cui, sottolinea, “non c’è nostalgia o voglia di rivincita personale“, ma la consapevolezza che “è attorno a una battaglia per Napoli che bisogna raccogliere forze. Dipende da ciascuno di noi e da tutti quanti noi. Ognuno deve cercare di fare la sua parte per il bene di Napoli, del Mezzogiorno e del paese“.

    Dei tanti episodi che Bassolino ricostruisce nella sua narrazione fluida, ve ne sono alcuni che voglio riprendere, in quanto mi hanno molto colpito per il loro valore simbolico di una cultura e di una certa concezione della militanza politica, di quelli che una volta si definivano “rivoluzionari di professione”.

    Il primo è riferito al suo trasferimento da Napoli alla federazione di Avellino per consentire a lui di estrazione “operaista” di allargare la visione politica e sociale con la conoscenza del mondo delle campagne e dei contadini (come gli disse in modo solenne Giorgio Amendola).

    Il secondo episodio è datato in occasione della elezione a consigliere regionale nel 1970 quando fu messo di fronte alla scelta di poter continuare a rimanere nella direzione nazionale del partito in cui da poco era stato eletto. Naturalmente lui scelse la seconda via, anche se era più faticosa e lo portava a rinunciare agli indubbi vantaggi che offriva la carica istituzionale.

    In terzo luogo ci sono le pagine molto vicine a noi casertani del ricordo della dura lotta contro la camorra, in cui l’impegno politico e sociale comportava molti rischi anche personali – come testimoniano le tante vittime anche del terrorismo, che in quegli anni segnarono la vita politica del nostro Paese.

    Dopo l’uccisione di don Peppe Diana sull’altare della sua chiesa una forte mobilitazione popolare – in primo luogo di giovani – ha consentito in alcuni comuni e zone nella zona aversana di avviare un processo di rinnovamento, anche con la nomina di Renato Natale a sindaco di Casal di Principe – come ricorda l’autore in un capitolo del libro.



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