Il santo del giorno: san Giovanni de Matha

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La chiesa festeggia oggi 17 dicembre San Giovanni de Matha

È il fondatore dell’Ordine dei Trinitari per la redenzione degli schiavi.

Nacque a Falcone in Provenza l’anno 1154 da genitori ricchi di censo e di virtù. Educato con ogni cura, mostrò presto tali doti d’ingegno, di serietà ed un cuore così sensibile per le miserie altrui, da far presagire in lui il futuro angelo consolatore degli afflitti. Per volere dei genitori frequentò la scuola di Aix, poi mandato all’Accademia di Parigi, conseguì con esito brillante la laurea di dottore in teologia.

La sua pietà, non inferiore alla scienza, colpì talmente l’Arcivescovo di Parigi, che decise esortarlo a farsi sacerdote. Unico ostacolo era l’umiltà del giovane laureato, ma non fu difficile al Prelato sciogliere i dubbi e le obbiezioni che nascevano da un cuore bramoso unicamente di perfezione.

Così Giovanni fu sacerdote. Mentre celebrava con serafico ardore la prima Messa, Iddio con un prodigio volle mostrargli la missione che l’attendeva. Infatti, al momento dell’elevazione, innanzi al novello levita apparve un angelo bianco-vestito con una croce rosso-turchina sul petto. Teneva le braccia incrociate e le mani distese sul capo di due poveri schiavi, uno moro, l’altro bianco. Giovanni comprese che il Signore lo destinava alla redenzione degli schiavi.

    L’impresa era ardua. Giovanni per poter seguire meglio la voce del Signore si ritirò presso un celebre monaco, Felice di Valois, che aveva abbandonato il fasto della corte e serviva Dio in un eremo.

    Colà vissero per tre anni nelle penitenze e nella preghiera, finché un giorno, mentre sedevano presso una fonte, videro avvicinarsi un cervo che portava fra le corna una croce rossoturchina. Felice a quella vista rimase sorpreso, ma Giovanni lo rassicurò narrandogli la visione della sua prima Messa. Il degno amico vide in questo un. tratto della divina bontà verso di lui e buttandosi in ginocchio si disse pronto a seguirlo nella grande e santa opera del riscatto di tanti infelici. Da quel giorno non pensarono ad altro che alla pratica attuazione di quell’eroico ideale.

    Concertato fra loro un primo abbozzo, andarono. a Roma per riferire ogni cosa al Vicario di Gesù Cristo e ottenere la sua approvazione. Innocenzo III, che allora sedeva sul soglio pontificio, dopo molte preghiere approvò l’Ordine della SS. Trinità per la redenzione degli schiavi ed impose ai membri la divisa bianca con la croce rossoturchina sul petto.

    Stabilito così l’istituto, i due fondatori tornarono in Francia ed eressero il convento di Ceifroid, alla cui direzione rimase S. Felice, Questo monastero fu sempre tenuto come il centro dell’Ordine. S. Giovanni con alcuni discepoli riprese la via di Roma. Il Pontefice gli donò la chiesa e l’ospedale di S. Tommaso sul Celio. Munito di commendatizie, il Santo si recò in Spagna, nel Marocco e nell’Algeria. Ovunque compiva prodigi di zelo per sollevare e liberare gli infelici dalle mani degli infedeli.

    Dopo molte peripezie. rivide Roma e i suoi confratelli, nelle cui braccia santamente finì i suoi giorni il 15 dicembre 1213.



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