Armi, droga ed investimenti: ecco il business dei Casalesi sull’asse Catania-Roma

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Una vera e propria “fusione tra catanesi e casalesi”: così definiva il rapporto tra le due organizzazioni criminali Alessandro Fragalà, 61 anni, a capo del clan omonimo che si era ritagliato un dominio criminale in terra laziale, lontano da , città d'origine. L'ordinanza di custodia cautelare relativa ai soggetti coinvolti nell'operazione “Equilibri” mette nero su bianco i capi d'imputazione che vanno dalle estorsioni, effettuate ai danni di imprese utilizzando i tipici metodi dell'intimidazione mafiosa, al traffico internazionale di , passando per la detenzione di armi. I rapporti con i Casalesi
Come racconta CataniaToday, Il clan Fragalà aveva stretto rapporti di collaborazione con una fazione del , nello specifico quella capeggiata da Corrado De Luca. Secondo quanto descritto nell'ordinanza di custodia cautelare il rapporto dei Fragalà con i camorristi è di tipo stabile. “La relazione tra le organizzazioni si costituisce, nel tempo, su un piano di parità – scrive il giudice – il raccordo operativo era rappresentato da Santo D'Agata mentre la compagine campana era rappresentata, oltre che da Corrado De Luca stesso, dai suoi emissari Vincenzo Di Lauro e Emiddio Coppola, detto “Emilio” e Nicola Diana, inteso ‘U Mancin'. La collaborazione tra i due sodalizi comprendeva l'uso della forza di intimidazione dei Fragalà per la risoluzione di problematiche maturate in ambito criminale in territorio laziale e riguardanti persone di interesse del clan campano; la creazione di sinergie per investimenti immobiliari e commerciali in Italia e all'estero e la partecipazione dei casalesi a viaggi e incontri in Sicilia per la trattazione di affari o interessi illeciti. Gli inquirenti, nell'arco temporale compreso tra luglio e settembre 2014, registrano ben 304 contatti telefonici tra i componenti del clan Fragalà e i casalesi. In una prima fase il rappresentante di Corrado De Luca presso i Fragalà era Vincenzo Di Lauro che però viene destituito a causa di frizioni interne ai casalesi, ruolo che verrà dunque assunto ad agosto del 2015 da “Emilio” Coppola: “Oggi rivesti un ruolo particolare – dice Alessandro Fragalà intercettato – Corrado ti ha reso responsabile e ogni qualsiasi cosa la devi riferire a me e a Santo”.
Traffico di droga
Gli inquirenti hanno fatto emergere i contatti tra i due sodalizi criminali soprattutto in relazione al traffico di stupefacenti. Una delle transazioni più consistente portate a termine ha avuto come oggetto un carico di 400 chilogrammi di hashish dalla Spagna: nell'affare erano coinvolti Alessandro Fragalà, Santo D'Agata e ‘Emilio' Coppola dei Casalesi. Era appunto la Spagna il paese dal quale i Fragalà importavano il maggior quantitativo di hashish e marijuana. A riscontro delle dichiarazioni rese dal collaboratore Sante Fragalà ci sono i numerosi viaggi in terra iberica effettuati da Salvatore Fragalà: ben 4 nel bimestre giugno agosto del 2014. Dopo la scarcerazione del capofamiglia Alessandro nel 2015, gli inquirenti ricostruiscono, attraverso le intercettazioni telefoniche, la detenzione e l'offerta in vendita di un quantitativo di hashish e marijuana pari a 200 chilogrammi, parte del quale destinato a una “famiglia palermitana operante nel quartiere di Ciaculli”. In questa occasione Santo D'Agata e gli emissari palermitani avevano posto le basi per l'instaurazione di un rapporto continuativo che avrebbe previsto la vendita di centinaia di chili al mese in territorio palermitano: “Sto ragazzo dice che vuole duecento chili alla settimana, dice se si può portare direttamente là cosi evitiamo di fare queste cose, gli ho detto il trasporto lo fate voi o lo volete da noi?”.



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