Napoli, a Ponticelli la fiaccolata contro il prete accusato di pedofilia

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Il 26 aprile alle 19 a Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, si svolgerà una fiaccolata per il coraggioso Arturo Borrelli l’uomo che da quasi dieci anni si batte per avere giustizia per le violenze sessuali subite dai tredici ai diciassette anni dal suo insegnante di religione, don Silverio Mura.  Lo scorso mese il Tribunale ecclesiastico di Milano ha infatti assolto il prete accusato di pedofilia e violenze sessuali. Spiega Borrelli in un comunicato che “nel processo canonico si è parlato solo della seconda denuncia fatta nel 2014 ed essendo trascorsi 21 anni dai miei 18 il reato viene dichiarato prescritto”. Ma spiega sempre Borrelli: “La mia prima denuncia fu fatta nel 2010 e visto che che dai miei 18 erano trascorsi 17 anni fu insabbiata dal Vescovo Lemmo e così il reato sarebbe stato prescritto”. Borrelli continua a chiedere giustizia per se e quanti come lui sono stati abusati sessualmente dai preti pedofili non solo a Napoli e mette sotto accusa la Curia napoletana che avrebbe tentato più volte a trasformarlo da “vittima a responsabile”. Arturo la scorsa estate era andato in udienza dal Santo Padre. In quella occasione gli ha raccontato la lotta per veder riconosciute dalla Chiesa le violenze subite. “Mi ha detto: ‘Procedi per la tua strada’. E il Pontefice, racconta Diego, aveva preso il fascicolo con tutta la documentazione del suo caso e l’aveva consegnato alla sua segreteria prendendosi l’impegno di continuare a indagare.
Del caso di Borrelli si è più volte occupata la trasmissione televisiva Le Iene.L’uomo ha raccontato alla trasmissione di Italia 1 le violenze sessuali subite “per 3 anni, 2-3 volte alla settimana” e il dramma vissuto. Dopo 25 anni, registrando tutto, aveva incontrato di nuovo don Silverio, che non negava quanto avvenuto ma lo invitava solo a pregare. La Curia di Napoli poi lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica (lui aveva registrato anche quella), che in realtà sembra incolpare lui per il fatto di essere andato a casa del sacerdote. 
Gli abusi di don Silverio – riporta il sito de Le Iene- non avrebbero segnato la vita solo di Arturo, che da allora vive tra psicofarmaci e attacchi d’ansia e di panico. Ci sarebbero altre vittime. Una di queste, Giuseppe (anche in questo caso il nome è di fantasia), l’abbiamo intervistato incappucciato. Almeno altre nove persone sarebbero disposte a testimoniare per quello che, come sosteniamo nel servizio della Iena Pablo Trincia e dell’autore Marco Fubini, potrebbe essere “uno dei più grossi casi per abusi sessuali all’interno della Chiesa italiana”. Don Silverio, nel frattempo, si era trasferito al Nord, a Montù Beccaria in provincia di Pavia, dove, sotto il falso nome di don Saverio Aversano, continuava tranquillamente a fare il catechista.



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