I parlamentari napoletani contro Di Maio: ”Lasci in pace San Gennaro”

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Nessuno tocchi San Gennaro. Nella disputa tra Luigi Di Maio e Massimo Gramellini, i napoletani in Parlamento non hanno dubbi: stanno con il Santo. Del resto, all’ombra del Vesuvio, anche un sindaco comunista come il mitico Maurizio Valenzi, (primo cittadino dal 1975 al 1983) non disdegnava di recarsi in Duomo, per la liquefazione del sangue. “Ma lui non baciava mica la teca”, ricorda Pasquale Laurito della Velina rossa, memoria storica della politica. “Segno- aggiunge- che lo spirito laico non si genuflette”. Neanche davanti a San Gennaro. “Non ne avevamo bisogno neanche noi democristiani”, mette in chiaro Paolo Cirino Pomicino, interpellato dalla Dire. “A Napoli io- aggiunge- prendevo piu’ voti di tutti. Sono cattolico praticante e democristiano non pentito. Ma non ho mai baciato l’ampolla”. Perche’, Pomicino non ci crede? “Tutt’altro. Il sentimento del popolo va rispettato. Io non irrido affatto. Alla cerimonia ci andavo, nel lontano passato, non ricordo neppure esattamente quando… Insomma noi democristiani non avevamo l’assillo del Santo perche’ non sentivamo il bisogno di essere legittimati. Chi e’ senza arte ne’ parte, invece, ha bisogno di San Gennaro. Come si dice: le vie della Provvidenza sono infinite. E la democristianeria e’ una virtu’. Anche per il giovane Di Maio evidentemente…”.

Dall’altro lato della ‘barricata’ Arturo Scotto, di Articolo 1-Mdp, prende le distanze. “Non dal culto di San Gennaro, che e’ un sentimento popolare, prima ancora che religioso. E sarebbe un grave errore non rispettarlo. Ma dall’opportunismo del comportamento: io non bacerei mai l’ampolla. Anche se altri, pure laici, lo hanno fatto. Nel caso di Di Maio, lui evidentemente ha capito che perdera’ le elezioni. E si affida a San Gennaro…”. Amedeo Laboccetta, di Forza Italia, in Duomo ci andava, “con il musicologo Paolo Isotta”, ricorda. “E di solito ci vado ancora. Ieri no, perche’ ero alla Camera perche’ io prendo sul serio gli impegni istituzionali… Evidentemente Di Maio, invece, si sente un personaggio, un leader in pectore. Ma Grillo e Casaleggio non hanno capito che il governo del paese non e’ una gara tra manichini. E fare di un manichino un politico e’ un miracolo che non riuscira’ neppure a San Gennaro“. L’ex Pci Aniello Formisano coglie le implicazioni piu’ schiettamente popolari. “Se Di Maio lo ha fatto per opportunismo e non perche’ ci crede, ne rispondera’ alla sua coscienza”, osserva, precisando: “E’ una questione di rispetto verso il popolo napoletano”. Comprensivo, invece, il senatore Ciro Falanga, da Torre Del Greco. “Il gesto di Di Maio e’ stato stimolato dalla sua coscienza, quindi va bene cosi’. La teca puo’ essere baciata da tutti”, spiega con il consueto pragmatismo. E a Gramellini che da’ del ‘Masaniello devoto’ al vicepresidente della Camera, Falanga risponde con ironia: “Non lo credo. Anzi apprezzo il gesto di un autorevole rappresentante grillino che bacia la teca di San Gennaro. Ma perche’ sto dalla parte di San Gennaro. Mica dei grillini”.

“Il disprezzo per la festa di San Gennaro da parte di un intellettuale come Gramellini e’ il segno evidente dello scollamento tra chi fa informazione e la gente comune. Disprezzare queste feste e’ disprezzare l’Italia. Io le amo, le rispetto e sono veramente felice di essere stato invitato a partecipare ieri alla festa di San Gennaro e accettero’ volentieri inviti, se arriveranno, da ogni campanile d’Italia”. Lo scrive, in un post su facebook, Luigi Di Maio replicando a Massimo Gramellini che, oggi sul Corsera, fotografa cosi’ la presenza di Di Maio al Duomo di Napoli: “l’immagine di Di Maio, candidato premier per mancanza di prove, che bacia la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro giustifica una richiesta di asilo politico all’altro mondo, dove nessuno avra’ ancora avuto il coraggio di dirlo a Dario Fo”. “Per Gramellini la festa di San Gennaro e’ solo un momento per radunare i baciapile e quello che lui chiama “il popolino”. Gramellini non sa che quella e’ una festa sentitissima da tutti i napoletani e anche da moltissimi campani”, attacca Di Maio. “Quella di San Gennaro non e’ solo una festa religiosa, e’ una festa di popolo che si continua a ripetere ogni anno da secoli. E’ la festa che ricorda che i miracoli possono succedere, che c’e’ sempre la speranza, che domani puo’ essere un giorno migliore. E’ una festa a cui ti abitui da bambino e a cui ti affezioni, non e’ una questione di fede o di superstizione, e’ una questione di identita’. Napoli senza San Gennaro e’ come Napoli senza il Vesuvio”, sottolinea Di Maio.


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