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Arzano, silenzio-assenso: riapre i battenti l’impresa funebre Santa Chiara

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Arzano. La Procura vuole vederci chiaro. Sta destando più di qualche dubbio l’ennesima défaillance dell’ufficio Suap e del dirigente preposto che, anche in questo caso, non chiudendo l’istruttoria precedentemente avviata con la chiusura definitiva dell’impresa, avrebbe consentito di fatto la riapertura della stessa.

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La Santa Chiara aveva aperto i battenti ben due volte e per ben due volte aveva chiuso fino all’autorizzazione finale rilasciata dall’ufficio SUAP del comune che, anche in questo caso, accortisi dell’assenza delle informazioni antimafia dei soggetti operanti nella medesima impresa, aveva dovuto sospendere di nuovo l’attività con l’avvio dell’istruttoria conclusasi, a quanto sembra, con un nulla di fatto lasciando decorrere i termini e consentendo così la riapertura (nella foto).

L’agenzia mortuaria che aveva aperto i battenti in città (l’unica presente) è la succursale della omonima ditta che ha sede nel comune di Carbonara di Nola ed è gestita, in città, dal figliastro di Luigi Scafuro, quest’ultimo indagato e colpito da interdittiva antimafia appena qualche anno fa per la gestione dell’impresa funebre Scafuro &Ferone.

Gli Scafuro, oltre ad essere imparentati con il boss del clan Moccia Giorlamo Scafuro (cugino di Luigi), deus per anni delle pompe funebri e oggetto appena qualche mese fa di un sequestro preventivo da tre milioni di euro, sono in linea familiare diretta legati ai Ferone, clan egemone tra Arzano e Casavatore.

Proprio sulla gestione del servizio funebre e le procedure incardinate presso il comune di Arzano nel 2018 con la falsa attestazine dei requisiti antimafia, risultano indagati con l’emissione di emessi 7 avvisi di conclusione delle indagini preliminari funzionari dell’ufficio Suap dell’epoca, ex dirigenti comunali, vigili urbani e soggetti legati al clan Ferone tra cui proprio Luigi Scafuro, accusati a vario titolo dei reati di falso ideologico e in atto pubblico in concorso, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, abuso e omissione in atti d’ufficio.

Francesco Nardelli


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