La Cei: “Inasprire norme non risolve, serve educare”

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La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) sostiene che inasprire le norme non risolverà il problema della criminalità giovanile, ma è necessario concentrarsi sull’educazione.

Questa riflessione è stata sollevata in seguito ai recenti eventi criminali che coinvolgono sempre più giovani, come l’omicidio di Giovanbattista Cutolo, noto come “Giogiò”, avvenuto nel centro di Napoli.

Il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha espresso la sua gratitudine per il perdono richiesto da don Mimmo Battaglia durante l’apertura del Festival di Mediterranea “A bordo!”, sottolineando l’importanza che sia lui che la città di Napoli sentano il sostegno della Chiesa.

    Zuppi ha sottolineato la necessità di inasprire le norme e l’educazione per affrontare il problema della criminalità giovanile, affermando che senza un focus sull’educazione sarà difficile risolvere il problema.

    Questo dibattito si è aperto dopo l’omelia di mea culpa di don Mimmo Battaglia ai funerali di Cutolo, in cui ha criticato la mancanza di soluzioni e lavoro per combattere la criminalità giovanile.

    Mentre don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, sostiene la linea della stretta con pene più severe e misure specifiche per contrastare le bande giovanili, le Acli sostengono che la prevenzione è fondamentale per risolvere il problema della criminalità minorile. Il presidente Emiliano Manfredonia ha sottolineato che la pena dovrebbe avere uno scopo rieducativo, soprattutto per i minori, e abbassare l’età imputabile sposterebbe la responsabilità dagli adulti ai ragazzi.

    Anche don Mattia Ferrari, giovane parroco e cappellano della Ong Mediterannea, ha sottolineato l’importanza di conoscere e comprendere veramente le persone coinvolte nella criminalità giovanile. Ha espresso la necessità di puntare sull’educazione e sulle relazioni con questi giovani, prendendo ad esempio l’approccio educativo di Don Bosco.

    Ferrari ha sottolineato l’importanza delle scuole, degli oratori e delle relazioni affinché i ragazzi non si sentano emarginati dalla società, ma amati. Secondo lui, molti ragazzi sono stati salvati dalla delinquenza grazie all’amore che hanno ricevuto



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