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La guerra in Ucraina fa crollare il sogno dell’Occidente

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Domani alle 17 ne parla il filosofo Luigi Antonio Manfreda a Genzano per il in una tavola rotonda dal titolo ‘Venti di guerra. La crisi in Occidente' con Anna Camaiti Hostert, Sergio Benvenuto, Flavio Fusi e Anselm Jappe.
Roma – Domani, per la giornata conclusiva del Festival internazionale della filosofia in corso ai Castelli Romani, si terrà l'incontro dedicato alla guerra in e al turbamento di un conflitto che brucia nel cuore dell'Europa: un passaggio sulla cronaca che non poteva mancare in una manifestazione culturale dedicata al pensiero. A tenerla il filosofo e docente di Teoretica all'università Tor Vergata di Roma, Luigi Antonio Manfreda. L'appuntamento è a Genzano, alla Biblioteca comunale, alle 17.
“Parto dal senso di smarrimento di fronte all'aggressione russa e alla guerra che abbiamo alle porte e in cui siamo coinvolti. Vedere massacri, fosse comuni è un fatto che ha provocato turbamento. Dalla II guerra mondiale- ha spiegato il professor Manfreda- abbiamo vissuto un periodo di pace, a parte l'esperienza della Jugoslavia, rimossa dalla coscienza collettiva, e mi sono chiesto che tipo di atteggiamento abbia la coscienza europea nei confronti della guerra a partire dall' idea che l'Occidente ha di se stesso e del conflitto armato”.
Il ragionamento e l'analisi che il filosofo presenterà in questo incontro pubblico, passando per Max Weber, Thomas Mann e Simone Weil, è che l'idea europea che il conflitto armato e la violenza potessero essere sublimati nell'evoluzione della civiltà, nello sviluppo scientifico e morale, nel mercato economico, si rivela oggi “un'illusione. Illusorio è pensare- spiegherà Manfreda- che abbiamo superato la fase primitiva del conflitto armato, violento e sanguinoso che ritenevamo appartenesse ad altre parti del pianeta, ad altre società. Questa guerra ha smentito tutto”.
La lezione porterà a un naturale dibattito tra pacifisti e sostenitori di questo conflitto. “Non sono tra quelli che definiscono gli occidentali cattivi e distruttivi, c'è una parte di verità ma è puerile definirci noi come i cattivi così come lo è non produrre armi mentre Russia e Cina continuano ad armarsi e non sono democrazie: mi pare una lettura del mondo alla Walt Disney.
C'è una bella differenza tra un dittatore e un Parlamento”, ha aggiunto il filosofo che quindi inviterà a fare i conti con la realtà e con le pagine più dure che la cronaca del conflitto ci consegna, ricordando quelle parole di Simone Weil: la forza è una componente che sempre ritorna nella storia, e se uno la possiede finisce sempre con l'usarla. E' la fine dell'illusione e l'inizio di un nuovo modo realistico e sincero di fare i conti con la guerra e la violenza.
Lo farà la filosofia domani, alla Biblioteca comunale di Genzano, alle 17.00.

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