Ipertrofia prostatica: la vaporizzazione ad acqua come trattamento non invasivo

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La ghiandola prostatica può essere interessata da una malattia benigna che prende il nome di ipertrofia prostatica. Si tratta di una patologia che comporta una proliferazione del tessuto prostatico, che a sua volta causa un anomalo incremento delle dimensioni della ghiandola. Questa patologia è alquanto diffusa, in modo particolare negli uomini adulti dopo i 40 anni. A mano a mano che gli anni passano, infatti, la grandezza della prostata si modifica in maniera naturale, un po’ per fattori di crescita e un po’ per cambiamenti ormonali. In sintesi, l’ipertrofia prostatica benigna è una caratteristica peculiare del fisiologico processo di invecchiamento.

Le conseguenze dell’ipertrofia prostatica

Il fatto è, però, che da tale ingrossamento possono scaturire diversi problemi, soprattutto di tipo urinario. Per fortuna, di recente è stato messo a punto un trattamento noto con il nome di aquablation, che si configura come un intervento mini-invasivo per l’ipertrofia prostatica. Noto anche come vaporizzazione ad acqua, questo sistema rappresenta un meccanismo ablativo sexual sparing. In pratica, si fa affidamento sulla pressione che viene prodotta in un’area tissutale di piccole dimensioni da un getto di acqua: questo ha il compito di vaporizzare il tessuto prostatico coinvolto dalla patologia. Il vantaggio è che i tessuti limitrofi non vengono in alcun modo coinvolti, né dal punto di vista meccanico né a livello termico.

Che cosa cambia rispetto alle altre tecniche

Quella della vaporizzazione ad acqua è una tecnica che presuppone differenze molto significative in confronto ai trattamenti chirurgici classici. Le soluzioni tradizionali, infatti, si basano sull’enucleo-resezione prostatica che utilizza fonti energetiche che comportano temperature molto alte. È evidente, però, che temperature di questo tipo non sono innocue, ma possono causare dei danni alle strutture nervose che si trovano nei dintorni della ghiandola, oltre a irritazioni flogistiche. Con la vaporizzazione ad acqua, invece, si riducono le tipiche temporanee manifestazioni di disuria: i vantaggi sono evidenti, anche per ciò che concerne il tempo di cateterizzazione e la degenza successiva al trattamento.

Perché conviene scegliere l’aquablation

C’è, poi, un altro aspetto che merita di essere preso in considerazione quando si parla di tecniche tradizionali, le quali comportano una perdita permanente dell’eiaculazione. Ciò non avviene con la vaporizzazione ad acqua: come si è detto, nessun danno viene arrecato alle strutture limitrofe, e questo vuol dire che l’ablazione dell’adenoma patologico da cui scaturiscono i sintomi urinari può essere effettuata nel modo più accurato possibile. Ciò comporta una evidente diminuzione della probabilità di eiaculazione retrograda, a beneficio di una qualità della vita migliore che coinvolge a 360 gradi la salute maschile.

Come viene effettuata la vaporizzazione ad acqua

L’intervento basato sulla vaporizzazione ad acqua viene effettuato in sala operatoria, con anestesia spinale o totale a seconda dei casi. La durata, a sua volta, è variabile, ma comunque mai superiore a un’ora. Nel corso della degenza post-operatoria si colloca un catetere vescicale che in seguito dovrà essere tolto. Il ricovero, di solito, richiede una degenza di una notte. La terapia viene erogata attraverso un complesso robotico automatizzato che acquisisce in tempo reale le immagini e garantisce una visione endoscopica diretta. Questo sistema produce un getto di acqua dagli standard di precisione molto elevati, grazie a cui vengono minimizzate le eventuali complicanze che possono scaturire da un errore umano e dalla tecnica chirurgica.

    Quando scegliere la terapia aquablation

    Questo tipo di terapia ha, tra l’altro, il pregio di abbassare le tempistiche intraoperatorie, in alcuni casi addirittura a pochi minuti, e questo favorisce un rischio anestesiologico più basso. Ecco spiegato il motivo per il quale tale indicazione chirurgica può essere estesa anche a chi per ragioni cliniche non ha la possibilità di affrontare un periodo di anestesia troppo lungo. Tale trattamento patologico ha attirato la curiosità di tutto il settore andrologico e urologico non solo per la riduzione delle complicanze chirurgiche e dei tempi operatori, ma anche per il rilevante miglioramento dei sintomi urinari che si accompagna al calo degli effetti collaterali.

    Il dottor Andrea Cocci

    In caso di problemi alla prostata, ci si può rivolgere al dottor Andrea Cocci, esperto di urologia, andrologia, chirurgia robotica e ricostruttiva. Nel caso dell’ipertrofia prostatica benigna, la prevenzione passa da una diagnosi precoce: ecco perché è necessario, dopo i 40 anni di età, sottoporsi a controlli periodici, a maggior ragione in presenza di sintomi come urgenza minzionale e disuria.


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