Detenuto albanese suicida nel carcere di Salerno

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Detenuto albanese suicida nel carcere di Salerno.

“Un detenuto di ventinove anni, di origini Albanesi, con posizione giuridica di definitivo, per reati comuni, con fine pena al 2023, si è tolto la vita a mezzo impiccamento”.

A dare la notizia Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri. “Era da poco passata la mezzanotte quando il personale di Polizia Penitenziaria in servizio ha, durante un giro di controllo, rinvenuto il corpo del detenuto impiccato alle inferriate della finestra della cella.



    Ogni tentativo di rianimazione attuato dal personale Sanitario di turno nella struttura, è stato vano e non si è potuto fare altro che riscontrare la sopravvenuta morte. Il suicida era da solo nella cella e ciò ha facilitato il suo insano gesto. L’evento critico ha lasciato tutti sgomenti sia il personale di Polizia che i detenuti, rendendo tragico l’arrivo del nuovo anno. Naturalmente, l’Autorità Giudiziaria competente è stata immediatamente avvisata”.

    “E’ questo purtroppo il primo detenuto morto per suicidio che si registra in un carcere italiano dall’inizio dell’anno. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, evidenzia Donato Capece, segretario generale del SAPPE.

    Capece richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere.

    Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

    Proprio nei giorni scorsi, il SAPPE aveva preannunciato la mobilitazione degli Agenti, dei Sovrintendenti, degli Ispettori del Corpo di Polizia Penitenziaria che aderiscono al Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, al Coordinamento Funzionari e Dirigenti del SAPPE e all’Associazione Nazionale Dirigenti e Funzionari di Polizia Penitenziaria, preannunciando una manifestazione nazionale a Roma, a gennaio, sotto l’ufficio del Ministro della Giustizia Marta Cartabia, per denunciare la grave situazione delle carceri e le endemiche criticità del Corpo.

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