Castellammare, la bimba pusher portava la contabilità

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Castellammare. «Questo non ha chiuso bene la porta!». «Non lo dare retta. Prenditi il 20 euro». E’ la conversazione tra mamma pusher e la figlia di otto anni dopo la cessione di una dose di stupefacente consegnata nell’auto della donna protagonista di diversi episodi di spaccio di droga a bordo del suo veicolo.

L’episodio è racchiuso nelle 170 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Luca Della Ragione del Tribunale di Napoli nei confronti di 16 indagati nell’ambito dell’inchiesta su un nuovo gruppo criminale, originariamente incardinato nel clan Cesarano, che sfruttando la momentanea assenza di una vera e propria leadership all’interno del sodalizio, si era organizzato allo scopo di assoggettare al suo controllo parte del territorio alla periferia nord della cittadina stabiese, ponendo in essere una serie di estorsioni in danno di professionisti, commercianti ed attività imprenditoriali della zona.

Le indagini raccontano, oltre ad episodi di violenza ed estorsione, anche di come veniva spacciato lo stupefacente. Inoltre ci sono tre episodi dove tra i protagonisti c’è anche una bambina di otto anni che viaggia in auto in giro per la città con la mamma pusher nonchè moglie di un detenuto finito in cella per reati connessi allo spaccio di droga.



    «Abbiamo apparato di nuovo 80 euro» dice la bambina, «Hai visto a mamma, mantieni dai». La piccola, che all’epoca dei fatti, nel 2019, aveva otto anni, contava anche i soldi mentre la mamma guidava l’auto utilizzata per raggiungere gli assuntori a domicilio.
    «…settanta e ottanta… un’altra volta ottanta». E’ la bambina che conta il denaro. «Hai visto come faccio? Ora dobbiamo apparare cento, centocinquanta euro, un’altra volta oggi, poi non li dobbiamo toccare più». Risponde la madre alla guida della vettura. La donna aveva ereditato l’attività del marito che conduceva per poter sostenere lo stesso in carcere: «finora l’ha fatto per noi e noi lo facciamo per lui».

    Il dato più inquietante resta il pieno coinvolgimento della minore che partecipava attivamente all’acquisto e alla cessione dello stupefacente. In alcuni passaggi, la figlia minore appare addirittura dare consigli alla madre sul rapporti da tenere con gli acquirenti e cosa dire loro allorquando lamentino la scarsa qualità e quantità dello stupefacente.

    Tale atteggiamento – rimarcano gli investigatori – sicuramente non abituale per una bambina della sua età, denota chiaramente come la stessa sia cresciuta in un contesto familiare avvezzo a tali condotte e addirittura sia perfettamente addentrata nelle dinamiche connesse agli interessi criminali prefissati che trovano conferma appunto con la partecipazione attiva al vari episodi di spaccio, la connivenza e la consapevolezza mostrata, la naturalezza, la spontaneità̀ e soprattutto la personalità̀ con cui non disdegna di redarguire la madre ad assumere atteggiamenti più̀ decisi nei confronti degli acquirenti.

    Per la Procura la piccola ha “già assimilato, dai suoi avi, una forma mentis orientata alla commissione di reati, specie quelli connessi allo spaccio di stupefacenti”.
    « ehhh…dammi qua, dammi questi cosi. Non lo vuoi? Stai ….troppo a questo scemo» In questo passaggio la figlia si lamenta con la mamma perché da troppo adito all’acquirente di discutere sulla quantità delle dosi. «Non lo vuoi, dammi qua! Chi te l’ha detto che te lo devi prendere per forza?».

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    «Mamma quello ti mette a posto prima a te, ma fammi il piacere. Secondo me questo ti mette in tasca e ti porta a vendere fuori alla bancarella… ma diglielo, ora basta però!. Devo andare a mangiare. non è che loro non mangiano e non dobbiamo mangiare neanche noi!».

     Emilio D’Averio


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