San’Antimo, i familiari di Giuseppe Dell’Omo, morto sul lavoro, chiedono giustizia

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Chiedono giustizia e lo ricordano a due anni dalla morte sul lavoro i familiari di Giuseppe Dell’Omo.

L’operaio di 54 anni  morì la mattina del 10 maggio del 2019. Stava lavorando sul tetto di una ex distilleria in via Marconi, a Sant’Antimo, quando ci fu un crollo che non gli lasciò scampo.

I familiari gli scrivono una lettera di ricordo: “Con questa lettera volevamo nel ricordare il nostro caro Peppe, riportare l’attenzione sulla tragedia che ci ha colpito il 10 maggio del 2019 quando di primo mattino ci fu data terribile notizia della morte del nostro Peppe O’ Nir.
A distanza di 2 anni sembra che le cose per i lavoratori non siano poi cambiate tanto in termini di sicurezza sul lavoro visto che ogni giorno qualcuno qua e là muore sul posto di lavoro, e soprattutto dalle nostre parti ancora oggi si continua a lavorare in nero, con scarsa sicurezza e sottopagati”.

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    Una denuncia forte che continua così:  “Bene a questi “Datori di Lavoro” volevamo ricordare il dolore che si prova nel perdere un figlio, un fratello, un compagno, un padre. Il dolore di nostra madre che non passa giorno senza che ne parli, che ne senta la mancanza o che gli dedichi un pensiero, che ancora oggi a distanza di due anni ne soffra tremendamente anche se non lo da a vedere.
    Un dolore che ti fa venire i crampi allo stomaco e ti fa rimbombare nel cervello sempre la stessa domanda..Ma perché uno che si alza per fare il suo lavoro onestamente deve non ritornare più a casa?
    Per colpa di un Sistema che a S.Antimo viene gestito da anni dai soliti Noti, Amministratori della casa comunale compiacenti, ad “Uomini in divisa” compiacenti, a ditte che possono cambiare nome ogni tanto ma che sono riconducibili a Personaggi Noti ai più per le loro organizzazioni criminali, a ingegneri o meglio Dottori, che in sede di dibattito processuale pur essendo imparentati tra di loro, innanzi ad un Pubblico Ministero fanno credere che non si conoscono.
    Nel concludere vorremmo ringraziare la Magistratura che piano piano sta facendo un egregio lavoro in sede processuale per dare giustizia al nostro Peppe.
    Nel concludere vorremmo far capire che cosa si prova a non poter più avere rapporti con una persona cara a cui non puoi più chiedere consigli, scherzarci, salutarlo, abbracciarlo dargli un bacio e dirgli CIAO.
    Ecco oggi noi Fratelli e sorelle unitamente alla nostra Mamma diciamo CIAO PEPPE sei e resterai sempre nei nostri cuori”.


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