Minacce ai figli piccoli a chi non pagava la droga: i 19 arresti di Avellino

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Minacce ai figli piccoli a chi non pagava la droga: i 19 arresti di Avellino. Scoperto un vasto giro di droga durante il lockdown in Irpinia con clienti che pagavano anche con i soldi del reddito di cittadinanza. E sono stati scoperti anche tre laboratori di confezionamento della droga.

 

Nelle prime ore della mattinata odierna i carabinieri della compagnia di Avellino hanno dato esecuzione a 19 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, a vario titolo, per i reati di “detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti” e di “estorsione”, emesse dal gip presso il Tribunale di Avellino su richiesta della locale Procura della Repubblica. Il gip ha disposto la misura cautelare in carcere per 3 indagati (un 24enne, un 47enne e un 53enne, tutti di Avellino), gli arresti domiciliari per altri 13 (di eta’ compresa tra i 20 ed i 65 anni, residenti in Irpinia e nelle province di Caserta e Salerno) e per i restanti 3 l’obbligo di dimora. Le indagini hanno messo in luce le molteplici condotte illecite poste in essere dagli indagati, soggetti spesso risultati fra loro collegati ma autonomi nella gestione dei rispettivi circuiti di spaccio, per l’approvvigionamento e lo smercio della droga. Durante il “lockdown” lo spaccio e’ stato adeguato alle restrizioni in atto, tanto da arrivare alla consegna porta a porta dello stupefacente (di qui il nome dell’operazione “Delivery”): erano gli spacciatori a rifornire a domicilio i propri acquirenti, cercando di eludere con stratagemmi vari i rigorosi controlli delle Forze dell’ordine. L’indagine, sviluppata dai carabinieri della stazione di Avellino dal novembre 2019 all’aprile 2020, ha consentito di disarticolare una rete di spacciatori attiva nel capoluogo irpino e nei comuni limitrofi, con interessi estesi anche all’area napoletana e alla provincia di Salerno, dedita allo smercio di cocaina, marijuana e hashish.

Tra i clienti anche percettori del reddito di cittadinanza: non disponendo di denaro contante, si impegnavano a pagare l’acquisto delle dosi al momento dell’accredito del beneficio. L’organizzazione composta da persone tra i 20 e i 65 anni residenti in maggioranza in Irpinia ma anche nelle province di Caserta e Salerno, riforniva i clienti di cocaina, marijuana e hashish che nei colloqui telefonici diventavano “fili elettrici”, “prosciutto crudo”, “birra”, “caffé”. Utilizzando vari stratagemmi, consegnavano le dosi a domicilio eludendo i controlli disposti durante il lockdown allo spostamento delle persone. La stessa organizzazione aveva allestito tre laboratori artigianali nei quali con rudimentali attrezzature veniva sintetizzata la cocaina per produrre il crack. Le indagini, cominciate nel novembre del 2019, si sono avvalse di riscontri oggettivi ricavati da pedinamenti e servizi di osservazione che hanno consentito di ricostruire l’attivita’ dei pusher. Tra questi si distinguevano i piu’ giovani, particolarmente duri e determinati nel minacciare i clienti in ritardo con i pagamenti. Dovranno rispondere anche di estorsione oltre che di detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti.



    Gli accertamenti da parte degli inquirenti della stazione di Avellino si sono svolti con attivita’ tecniche, riscontri oggettivi mediante servizi di osservazione, pedinamento, controllo e sequestri di stupefacenti oggetto di cessioni che hanno consentito di risalire al modus operandi degli spacciatori, che non avrebbero esitato a minacciare i clienti nel caso in cui avessero tardato con il pagamento. In tale ultimo contesto si inseriscono le condotte estorsive contestate, tra gli altri, a giovani leve criminali. Per la prima volta, inoltre, e’ stato possibile individuare in Irpinia ben tre laboratori artigianali dove, mediante l’utilizzo di rudimentali attrezzature, veniva sintetizzata la cocaina per la produzione di crack, stupefacente in grado di aumentare gli istinti violenti, nonche’ alterare il sistema nervoso degli assuntori.

    Strade secondarie, passaggi pedonali e zone periferiche, con un fitto scambio di messaggi per suggerire quali percorsi utilizzare per evitare i controlli stringenti delle forze dell’ordine. La vita degli spacciatori durante il lockdown della primavera scorsa non e’ stata facile, ma ad Avellino un gruppo di pusher si era organizzato per far fronte alle restrizioni. Sempre muniti di autocertificazioni con le giustificazioni piu’ disparate, dall’assistenza al parente malato alla spesa alimentare, dalla necessita’ di acquistare farmaci al bisogno di sigarette.

    Tutte scuse valide per poter consegnare marijuana, cocaina, eroina e crack a domicilio o quasi per i ‘clienti’ abituali. L’apparente lasciar correre durante i controlli antiCovid e’ servito in realta’ a ricostruire le trame della rete di spacciatori. E’ cosi’ che 19 persone sono state individuate dai carabinieri del comando provinciale di Avellino che questa mattina hanno eseguito altrettante misure cautelari, portando in carcere tre persone e altre 13 ai domiciliari, notificando l’obbligo di dimora ad altre tre persone. Non una vera organizzazione, ma appunto una rete ben collaudata di persone che si scambiavano forniture e favori pur di coprire le piazze di spaccio che la pandemia ha mandato all’aria. Un giro d’affari consistente, secondo gli investigatori, che pero’ ha subito il contraccolpo del coronavirus con i tossicodipendenti costretti a comprare a credito la droga promettendo di pagare, in qualche caso, quando sarebbe stato erogato il reddito di cittadinanza. E nei casi piu’ gravi di debiti accumulati, i pusher non esitavano a minacciare anche i familiari, addirittura i figli piccoli di un consumatore in difficolta’ economiche.

    Gli indagati hanno tra i 65 e i 20 anni e uno spacciava pur trovandosi agli arresti domiciliari. Devono rispondere di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e di estorsione e tentata estorsione. Nel corso del blitz di questa mattina sono state effettuate numerose perquisizioni che potrebbero portare ad allargare le indagini anche ad altre persone. Sono stati infatti trovati laboratori artigianali per la produzione di crack e sono stati sequestrati telefoni cellulari e denaro contante, oltre ad altri elementi che saranno utili alle indagini.


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