Cronaca Giudiziaria

Camorra, imprenditore napoletano: ‘Io assolto ma beni sequestrati’

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Pochi giorni fa ha subito, da parte della Dia un sequestro di beni per 10 milioni di euro, in esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale del tribunale di Firenze perche’ considerato legato ad ambienti camorristici. Ma il procedimento penale che aveva anche portato nel 2007 all’arresto suo e della moglie lo scorso 30 gennaio 2020 si e’ chiuso con un’assoluzione in Cassazione.

E’ quanto spiega in una lettera inviata alla stampa Francesco Rastelli, imprenditore alberghiero originario di Boscoreale (Napoli), da tempo trasferitosi in Toscana dove vive a Montecatini Terme: “A distanza di 13 anni la mannaia della giustizia, mai stata cosi’ cieca e bendata, si e’ nuovamente abbattuta su di me e sui miei familiari”, commenta. Rastelli spiega che “il 27 settembre 2007 fu arrestato, insieme a mia moglie, con le accuse di riciclaggio e reimpiego nelle attivita’ alberghiere della mia famiglia di danari provenienti e forniti dal clan camorristico Formicola, oltre che di usura, ed abbiamo subito il sequestro preventivo di tutti i nostri beni, dei conti correnti e delle societa’ (tutte attive, produttive, mai interessate da fallimenti, concordati o vendite coatte).

Ho affrontato a testa alta, con dignita’ e pazienza, come mi hanno anche sempre chiesto e richiesto la mia famiglia, i miei legali e tutti i miei collaboratori prima il carcere, la chiusura delle indagini, ho chiesto la celebrazione del giudizio immediato, ed affrontato il dibattimento”, “durato sei anni”. Nel corso del processo, su parere favorevole dello stesso pm “si e’ proceduto a una graduale restituzione dei nostri beni e delle societa'”. Nel 2004 l’assoluzione da parte del tribunale di Pistoia, confermata poi dalla Cassazione. Lo scorso 1 luglio “l’incubo e’ ricominciato”. “Esiste in Italia forse un quarto grado di giudizio? – afferma -: “Anche oggi, come 13 anni fa, mi presento e continuo ad andare a testa alta, senza mollare, pronto a dimostrare la mia estraneita’ rispetto” a quanto “detto di brutto” “nei miei confronti, della mia famiglia e delle mie imprese che contano oltre 140 dipendenti e collaboratori”.


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