Napoletani rapiti in Messico, i familiari: ‘Noi abbandonati delle istituzione. Siamo cittadini di serie B?’

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Napoletani rapiti in Messico l’appello disperato dei familiari: “Non abbiamo notizie dei nostri familiari da oltre due anni. Non sappiamo se sono vivi o morti. Se sono morti non abbiamo neanche una tomba su cui piangere. Nessuna notizia dalle Istituzioni siamo abbandonati a noi stessi”.

 

E’ l’accorato appello di Francesco Russo figlio di Raffaele Russo 63 anni, rapito in Messico insieme ad Antonio Russo di anni 27, fratello di Francesco e Vincenzo Cimmino di anni 32, cugino. I tre furono sequestrati il 31 gennaio 2018 nella località di Tecalitlan Jalisco.
All’epoca dei fatti anche Francesco Russo si trovava in Messico ma si salvò per mera coincidenza trovandosi in altra località ovvero nella località di Guadalajara, circa a un’ora di strada da dove avvenne il rapimento dei suoi familiari. Il primo ad essere rapito fu Raffaele Russo, subito dopo allertati dal mancato rientro di Raffaele, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino andarono a cercarlo ma anche loro furono fermati dalla locale polizia. Da quel momento scomparvero le tracce dei tre. Francesco Russo fece subito denuncia alle autorità locali e tre settimane dopo rientrò in Italia. Da allora non riceve notizie dei suoi familiari. Il totale silenzio. Non riceve notizie né dai tribunali messicani, né dalle autorità messicane né tanto meno in Italia dalla Farnesina e dalla Procura.

Dopo che è avvenuta la liberazione di Silvia Romano rapita in Africa nello stesso periodo in cui i tre napoletani furono rapiti in Messico, Francesco Russo, al fine di non far calare il sipario su una dolorosa vicenda ancora aperta ci affida il suo sfogo: “Felici per la liberazione di Silvia Romano. Una notizia che dà speranza essendo stata rapita nello stesso anno in cui venne rapita la mia famiglia in Messico. Sperando che il Governo non faccia distinzione sul motivo della presenza di connazionali in territorio straniero. Non conosco la Costituzione o il Codice Penale ma non penso che nei loro articoli si affermi che chi vende abusivamente attrezzature in strada debba essere sequestrato dalla polizia per poi essere venduto ai cartelli della malavita. Quindi spero che non si facciano distinzioni tra italiani di serie A e italiani serie B. Spero che il Governo faccia di tutto per riportare anche la mia famiglia in Italia sana e salva nell’affetto dei propri cari”.



    Ricordiamo che dalle prime risultanze di indagini effettuate in Messico pare appunto che alcuni poliziotti sequestrarono i tre napoletani per poi cederli ad un locale e potente cartello malavitoso locale chiamato Jalisco Nuova Generazione, il cui Boss José Guadalupe Rodriguez Castillo, soprannominato El Quince è risultato coinvolto nei fatti ed addirittura recentemente anche scarcerato. Un accorato e disperato appello dunque dei familiari alle istituzioni affinché non cali l’attenzione su questa dolorosa vicenda e si faccia finalmente piena luce.
    Giorgio Kontovas


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