‘Poggioreale carcere infernale tra doga e continue violenze’, la denuncia del sindacato Spp

SULLO STESSO ARGOMENTO

“È di ieri l’altro la notizia che nel carcere del capoluogo partenopeo “Poggioreale” due diverse fazioni di detenuti, circa una quarantina, una di origini campane e una di origini nordafricane, si sono scontrate dando vita ad una violenta rissa per affermare
il potere all’interno del padiglione Milano dove erano reclusi. È ormai da tempo che noi del sindacato polizia penitenziaria  S.PP. -afferma Aldo Di Giacomo segretario generale- abbiamo denunciato la grave situazione del carcere di Poggioreale, struttura ormai fuori da ogni controllo di legalità, ove al suo interno, purtroppo accade di tutto. Non a caso abbiamo definito Poggioreale un inferno di dantesca memoria la struttura vecchia di secoli è totalmente inadeguata, il grave sovraffollamento (circa 1000) detenuti in più della regolamentare capienza, facilitano il continuo realizzarsi di situazioni che sfuggono ad ogni controllo.
La violenta rissa scoppiata tra detenuti- continua Di Giacomo- conferma quanto da noi più volte denunciato, “lo Stato all’interno di Poggioreale ha perso il controllo”, la lotta tra le diverse fazioni è da tempo aperta e sotto gli occhi di tutti, ma purtroppo molti fanno finta di non vedere e, quando noi abbiamo definito il carcere partenopeo un “inferno”, qualcuno ci ha accusato, risentito, di fare allarmismo e diffondere dati e notizie non vere, la verità è una, che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, le nostre denunce non
sono rivolte a stigmatizzare chi nelle struttura opera con sacrificio ed a costo di immani rischi quotidiani, ma solo a denunciare un grave stato di abbandono da parte delle istituzioni e forse, un pizzico di incapacità gestionale che ha contribuito ad
aggravare una situazione di per se già molto deteriorata. Oggi, alla luce di quanto accaduto ieri, torniamo a ribadire che il carcere di Poggioreale rappresenta l’emblema del fallimento del sistema penitenziario italiano ed andrebbe chiuso seduta stante.

Uno stato che possa definirsi tale, non può e non deve accettare di non avere il controllo delle sue strutture, in questo caso delle carceri, permettendo ai mafiosi ed ai camorristi di continuare a comandare e gestire le organizzazioni criminali dall’interno delle carceri che invece dovrebbero essere luoghi atti a garantire l’isolamento dalla società di pericolosi criminali, invece, nella realtà, non solo permettono ai “boss” di continuare a comandare ma garantiscono ad essi anche di farlo senza il pericolo di essere ammazzati da qualche rivale. Poggioreale è un carcere dove lo stato ha fallito ed è per questo che torniamo fortemente a chiedere che venga chiuso quanto prima ricordando a chi, solo qualche settimana fa’ ci ha accusati di avere una visione distorta della realtà, che la politica dello struzzo non ripaga mai, la realtà va guardata in faccia ed affrontata. Noi del Sindacato Polizia Penitenziaria “S.PP.”, afferma Di Giacomo, non ci siamo mai nascosti, abbiamo sempre denunciato le inefficienze del sistema, ed è per questo che
il giorno 26 agosto, mentre molti stanno comodamente in riva al mare a godersi il sole, saremo alle ore 11:00 dinanzi alla Casa Circondariale di Poggioreale per tenere una conferenza stampa di denuncia contro il sistema carceri, contro il sistema
Poggioreale, ripetiamo, simbolo del fallimento delle politiche penitenziarie del nostro paese”.




LEGGI ANCHE

Castellammare choc: in rete tutte le immagini dell’omicidio di Alfonso Fontana

Era arrivato con qualcuno a Torre Annunziata la sera in cui fu ucciso Alfonso Fontana, il rampollo della nota famiglia di camorra dei "Fasano" di Castellammare di Stabia. Per il suo omicidio è in carcere da un mese uno dei boss del quartiere Moscarella, Catello Martino detto "puparuolo". La novità investigativa per i soli media la si evince da un video , che stava circolando in rete da due giorni e che è stato diffuso...

Omicidio Maimone, colpo di scena al processo: testimone incriminato in udienza

Durante il processo sull'omicidio dell'aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone a Napoli, un testimone chiave è stato incriminato per falsa testimonianza durante l'udienza. Il titolare di uno degli chalet vicini al luogo della tragedia ha fornito dichiarazioni contraddittorie e omissive, portando alla sospensione dell'udienza. Il presunto assassino, Francesco Pio Valda, è stato descritto come un soggetto sconosciuto precedentemente alla lite che è scaturita da un litigio riguardante un paio di sneakers firmate. Il comportamento del testimone, Giovanni...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE