Monsignor Marcianò ai funerali di Mario Cerciello Rega: ‘Non accada mai più. L’Italia risorga col suo esempio’

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“Mario era fiero di essere carabiniere e come tale aiutava tutti quelli che incontrava sul suo cammino, nessuno escluso. Non chiediamo al Signore perché ce lo ha tolto, ringraziamolo per avercelo donato”. Così l’arcivescovo Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia, all’inizio delle esequie di Mario Cerciello Rega, dopo aver salutato per nome i familiari del vicebrigadiere ucciso. Alla solenne concelebrazione hanno preso parte il vescovo di Nola, Francesco Marino, tutti i parroci di Somma Vesuviana e numerosi cappellani militari. In chiesa rappresentanti del Governo (i ministri Salvini, Di Maio, Costa, il sottosegretario Tofalo), del Parlamento (il presidente della Camera Fico e il vicepresidente del Senato La Russa), il sindaco di Roma, Raggi, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Nistri. “Quanto è accaduto è ingiusto! E l’essere qui, professare la nostra fede in Cristo risorto, non ci esime ma anzi ci obbliga alla denuncia di ciò che è ingiusto. Ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più”. E’ quanto sottolinea monsignor Santo Marcianò . E poi ha aggiunto: “Basta! Basta piangere servitori dello Stato, giovani figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!. La morte di Mario risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla”, afferma il vescovo. “Davanti a questa morte, ci rendiamo meglio conto di quanto valga la vita, ogni vita umana; e di come ogni popolo, religione, società, debba edificarsi sul comandamento che è a fondamento della giustizia e dell’umana convivenza: non uccidere! Mario ha creduto che non c’è giustizia senza rispetto della vita; ha saputo gustare la sua vita con pienezza e gioia, vivere e morire per custodire la vita altrui. “Quanto e’ accaduto e’ ingiusto”, e “ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo giustizia e che eventi come questo non accadano più. Basta! Basta piangere servitori dello Stato, figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita. Ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani. I suoi colleghi riferiscono di come incarnasse a perfezione la missione del carabiniere, con competenza e destrezza ma anche con una dedizione e una cura della persona superiori a ogni regolamento scritto; era capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati. Il suo sorriso ha occupato in questi giorni le prime pagine dei giornali, testimonianza di una non comune capacita’ di donare amore, amicizia, gioia. Era la sua vita, perciò ha potuto servire la vita fino alla fine, offrendo una lezione indimenticabile che lascia senza parole e ha fermato l’Italia, con una partecipazione di popolo poche volte registrata”. “Risorga il senso della giustizia, della legalità, del dovere e della fraternità, a partire dagli uomini delle istituzioni, chiamati a riscoprire l’alto senso etico della propria responsabilità, rifuggendo politiche di interessi, conflitti e corruzione, e perseguendo le autentiche priorità del proprio impegno. Non e’ nostro compito dire se servano leggi più rigide o soltanto leggi più giuste, ma una cosa osiamo chiedervela: Metteteci il cuore!. Fate anche voi, responsabili della cosa pubblica, della vita degli altri il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate e’ rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente. E se voi e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà. Mario non era un rassegnato! Noi non siamo rassegnati e non ci rassegneremo. Mario lo dice anche a tanti cuori di criminali, particolarmente a quei giovani tentati dalla violenza e dal guadagno facile, dalla cultura delle dipendenze e del rischio estremo. Risorgi, giovane, purifica e cambia la tua vita, renditi conto di cosa e’ la vita, di cosa la custodisce e le dona sapore e senso”. “Quello che e’ successo e’ e rimane profondamente ingiusto”, ma la morte del vicebrigadiere di Somma Vesuviana “rappresenta una testimonianza di amore e di fede”. “In vita, la tua luce era rimasta nascosta tra i familiari e gli amici, in questo paese natale, nel quartiere dove prestavi servizio a Roma; oggi, pero’, splende davanti agli uomini, diventando per la nostra Nazione, per il mondo, per la Chiesa tutta, faro che indica la strada, esempio che illumina, fonte di speranza che sostiene. Questo e’ il dono che ci lasci, caro Mario”, ha concluso monsignor Marcianò tra gli applausi.


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