Marotta: da oggi è interista, subito a caccia di grandi acquisti

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Dopo oltre 15 anni a far la spola tra Genova e Torino, Beppe Marotta torna nella ‘sua’ Lombardia. Da oggi parte ufficialmente l’avventura in nerazzurro del dirigente protagonista del ciclo juventino: il CdA dell’Inter ha ratificato la sua nomina ad amministratore delegato sport. Marotta sarà responsabile dell’intera area sportiva all’interno del modello societario adottato dalla società milanese, quello con doppio amministratore delegato, e lavorerà a fianco di Alessandro Antonello, da oggi amministratore delegato corporate e responsabile di tutte le attività aziendali. “Da oggi farò parte della grande Inter. Per me è motivo di grande orgoglio, ricoprirò una carica importante”, le prime parole in nerazzurro di Marotta. “Un’esperienza sicuramente importante per la mia vita professionale e piena di grande responsabilità. Ma questo assolutamente non mi spaventa. Si inizia un nuovo percorso e deve essere vincente”. E’ lui l’uomo scelto da Steven Zhang per avviare un ciclo che riporti l’Inter in vetta al campionato e, possibilmente, ai piani alti in Europa. Il numero uno nerazzurro parla di “cambiamento importante per il club, in linea con il nostro obiettivo di diventare una società vincente e un’azienda di successo. Beppe è uno dei migliori dirigenti in ambito calcistico e ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi”. Nonostante trovi un ambiente ancora scosso per l’uscita dalla Champions, e si accinga a lavorare per una squadra che in campionato già dista 14 lunghezze dalla Juventus, Marotta ha speso parole di ottimismo e che suonano da scossa: “Ho incontrato la proprietà e ho capito che c’è tanta voglia di regalare a tutti i tifosi grandi successi. C’è tanta fiducia nel management, sta a noi ripagarli. I punti a disposizione sono ancora tanti e tutti i traguardi sono raggiungibili. Già da sabato con l’Udinese bisogna ripartire”. Il neo ad ha tuttavia messo in chiaro: “Non sono il medico venuto a curare il malato”. E ha difeso Spalletti, che in queste ore i tifosi hanno fatto salire sul banco degli imputati: “E’ un ottimo allenatore, bisogna farlo lavorare tranquillamente e tocca a noi supportarlo in tutte le sue attività”. Il nuovo amministratore delegato dell’Inter riprende a Milano il filo di una carriera iniziata da giovanissimo, nel 1976, a soli 19 anni, a Varese, la squadra della sua città natale, come responsabile del settore giovanile prima e direttore sportivo poi. Dieci anni più tardi passa al Monza, dove rimane per tre anni, e successivamente al Como e al Ravenna. E’ però al Venezia, sotto la gestione Zamparini, che Marotta inizia a farsi conoscere ad alti livelli, in un sodalizio con Walter Novellino che portò i lagunari fino alla massima serie. Con l’addio di Zamparini, migrato al sole di Palermo, fa le valigie anche il dirigente lombardo, che torna a lavorare nella sua regione, all’Atalanta, in qualità di direttore generale. Nelle due stagioni vissute a Bergamo arriva in entrambi i campionati il record di punti per l’epoca in Serie A.La svolta arriva a Genova, nei primi anni 2000. Chiamato per riorganizzare il club, retrocesso in Serie B, Marotta, nuovamente con Novellino dopo l’avventura a Venezia, centra subito la promozione e in meno di dieci anni porta la società blucerchiata fino alle porte della Champions League, raggiungendo il quarto posto nel 2010. Merito di una gestione oculata e di alcuni operazioni di mercato rivelatesi poi un affare, come il ritorno di Cassano in Italia dal Real Madrid e l’acquisto di Giampaolo Pazzini, reduce da annate difficili a Firenze. L’ottimo lavoro svolto in Liguria gli vale la chiamata ‘irrinunciabile’ della Juventus, ancora in fase di riassestamento nell’estate del 2010 dopo il terremoto Calciopoli. Proprio a Torino Marotta tassello dopo tassello mette insieme i pilastri della corazzata che da lì a qualche anno aprirà un ciclo tuttora vincente, cambiando sempre pelle ma mai obiettivo. Come l’acquisto ‘in saldo’ nel mercato di gennaio di Barzagli, una delle colonne della Vecchia Signora presente ancora oggi in rosa, fino all’arrivo a parametro zero di Pirlo dal Milan e a quello dal Bayer Leverkusen di Arturo Vidal. I due andranno a comporre, insieme a Paul Pogba, prelevato in scadenza dal Manchester United una stagione più tardi (e poi venduto alla cifra record di oltre 100 milioni di euro nel 2016 per una maxi plusvalenza) uno dei centrocampi più forti della storia bianconera. Senza dimenticare le operazioni più onerose della storia recente della Juve: l’acquisizione di Higuain dal Napoli per 90 milioni di euro – nella sessione estiva coincisa con la partenza di Pogba – e quella, quest’estate, di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid per 105 milioni. Che hanno proiettato la società torinese in un’altra dimensione, anche grazie al lavoro di Marotta. Ora, una nuova sfida: rilanciare l’Inter e provare a battere quella società che lui stesso ha contribuito a far tornare grande.



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