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La rivolta dei tassisti napoletani contro la App ‘My Taxi’

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Fronte unico dei tassisti napoletani contro MyTaxi, la società internazionale che permette di prenotare una corsa e pagare con pochi clic. MyTaxi è una mutinazionale fondata nel 2009 ad Amburgo. Nel 2014 è entrata a far parte di Daimler Mobility Services GmbH (Gruppo Daimler). Oggi è diffusa in più di cento città europee, ha più di cinquecento dipendenti, oltre cetomila tassisti iscritti e ventisei uffici tra Germania, Spagna, Polonia, Portogallo, Inghilterra, Svezia e Irlanda. Ad ottobre arriva in Italia, con sedi Milano, Roma e Torino. Contava tremilaottocento tassisti iscritti. A novembre è approdata ufficialmeente anche a Napoli e si è fatta notare grazie a una campagna promozionale aggressiva fatta di forti sconti e partnership importanti tra cui quelle con il Calcio Napoli e Trenitalia oltre ad essere integrata con Google Maps. Per tassisti non c’è canone né prezzi fissi ma soltanto una commissione del 7% sulla corsa. Ma i radiotaxi napoletani hanno già una app per il cellulare. “Forse il problema viene dal fatto che la multinazionale si va a inserire in uno spazio occupato”, spiega Ciro Langella, Consigliere comunale e ancora punto di riferimento per il mondo dei tassisti napoletani. “Oggi le radiotaxi locali – spiega meglio Langella – funzionano anche con il telefonino. Napoli, Cotana e Consortaxi hanno sviluppato insieme GoxGo, Partenope invece si appoggia su ItTaxi, che è nazionale. Le compagnie napoletane si sono attrezzate e sono al passo con la tecnologia. Se MyTaxi rispetta le regole, nulla da eccepire, ma non si aspetti di avere lo stesso riscontro di piazze come Roma e Milano, dove si lavora molto di più. Un tassista entra nel vivo della questione e spiega: “La prenotazione non mette in contatto guidatore e cliente – spiega un tassista – passa sempre per la cooperativa, che poi la smista. In questo modo sei sempre legato a loro. Poi sono app che esistono soltanto qui, non hanno la copertura globale di MyTaxi né la stessa pubblicità”. Il sindacato Usb fa sapere che al cimune di Napoli era stata presentata la proposta di una app che avrebbe fatto incassare una percentuale al comune sulle corse ma che poi non se n’è fatto nulla. Cosimo la Malfa sostiene che con l’avvento di MyTaxi si “Regalano soldi alle multinazionali pericolose”. Alcuni dei tassisti fanno sapere che “Se vuoi stare con MyTaxi devi toglierti la radio. Ci hanno riferito che le due cose non sono compatibili, anche se il regolamento nazionale dice che possiamo lavorare con 3 apparati sulla singola licenza. Invece le radiotaxi stanno vietando ai loro soci di lavorare anche con MyTaxi.” Continua uno di loro: “Io ero in una cooperativa e inizialmente mi avevano autorizzato a usare anche l’app. Successivamente, però, visto che i miei pagamenti arrivavano alla cooperativa, che avrebbe dovuto girarli a me, hanno cominciato a pagarmi in ritardo e a un certo punto mi hanno avvisato: o l’uno o l’altro. E io ho scelto di dare le dimissioni da socio della cooperativa. La radiotaxi – spiega il tassista – prevede un canone, mentre dall’altro lato c’è solo una percentuale sulle corse. Se non guadagni, non incassi tu ma nemmeno la multinazionale. Se il tassista decide di lavorare soltanto con MyTaxi, la radiotaxi va invece a perdere quel fisso mensile”. Così l’ordine di arginare l’ascesa della multinazionale e di farlo ora, quando sono ancora pochi gli utenti.


Articolo pubblicato il giorno 21 Dicembre 2018 - 09:00

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