Non vuole un altro detenuto in cella e aggredisce poliziotto

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Si è sfiorata la tragedia nel carcere di Voghera. La denuncia del Sappe che spiega: “Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto italiano, che non voleva venisse messo nella sua cella un altro ristretto”, ha detto Alfonso Grego, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel Reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari in servizio nel carcere. Verso le 15,30 di ieri, un detenuto italiano, classificato di alta sicurezza 3, di 40 anni circa, condannato in via definitiva con fine pena prevista per il 2026, ha aggredito un sovrintendente della Polizia Penitenziaria dopo aver saputo che nella sua cella doveva entrare un nuovo detenuto. In sostanza, ha aggredito alle spalle il sovrintendente con degli schiaffi perché non voleva un altro detenuto nella cella. Ormai Voghera è allo sbando più totale, rinvenimenti di droga, fumo e macchinette dei tatuaggi sono all’ordine del giorno ed i poliziotti lavorano in condizioni di lavoro sempre peggiori,?.”. “Purtroppo la Polizia Penitenziaria della Lombardia – conclude la nota del Sappe – è costantemente esposta a troppi rischi di questo tipo e per far fronte a criticità di questo tipo ci vorrebbe un’adeguata quantità di personale di Polizia per favorire e promuovere l’osservazione e la rieducazione, garantendo allo stesso tempo l’ordine la sicurezza e la tutela dei poliziotti. Pertanto auspichiamo la massima attenzione da parte dell’amministrazione penitenziaria e dagli organi di governo. Ormai non abbiamo più parole per descrivere le criticità delle carceri lombarde e le conseguenti pericolose condizioni di lavoro di chi vi lavora, in primis appartenenti alla Polizia Penitenziaria”. “Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale Sappe. “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”.


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