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Napoli, il boss pentito: ‘Doberman fu ucciso perchè stava recuperando 60mila euro senza dirmi niente’

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Napoli. “Francesco Russo ‘Dobermann’ era un nostro affiliato e stava tra i quartieri Marianella e Chiaiano. Ne ho decretato la morte e con lui, quella del figlio Ciro e del suo autista Vincenzo Moscatelli in quanto venni a sapere che stava facendo un recupero di 50-60mila euro con persone di Sant’Antimo senza fare capo a me. Lo mandai a chiamare per metterlo in condizioni di parlarmene, ma non mi disse niente. Così andai da Cesare Pagano e gli chiesi di risolvermi questo problema”.  la terribile confessioni sul movente del triplice omicidio con lupara bianca è del boss Antonio Lo Russo, l’ultimo in ordine di tempo della famiglia dei “Capitoni” di Miano a passare dalla parte dello Stato. La sua confessione è stata determinante per l’emissione delle 7 misure cautelari a carico di mandanti, organizzatori ed esecutori di quel triplice orrendo delitto. Ma il pentito Antonio Lo Russo ha raccontato agli investigatori un  inedito retroscena , come riportato da Il Roma, e che riguarda uno dei partecipanti al delitto per il quale era stata decisa l’uccisione perchè ‘parlava troppo’. Ecco cosa ha raccontato Lo Russo a proposito del mancato omicidio di un altro suo affiliato: Oreste Sparano. “Sulla dinamica del triplice omicidio non ho chiesto né saputo per molto tempo i dettagli. Ho appreso poi in seguito da Ettore Bosti alcuni particolari. Mi raccontò che Oreste Sparano gli aveva confidato di aver preso parte all’esecuzione dei delitti e di essere rimasto ferito. Disse anche che erano stati uccisi in una casa e aveva partecipato anche Carmine Amato “’a vecchierella”. Allora mi preoccupai che Oreste stesse raccontando in giro ciò che aveva fatto e la cosa non mi piaceva affatto. Così andai a trovare “Cesarino” (Cesare Pagano, ndr) che era latitante a Quarto e gli chiesi di uccidere Oreste perché non mi fidavo di lui. “Cesarino” si rese disponibile, ma poi Sparano non è stato ucciso”. Nell’inchiesta del triplice omicidio sono coinvolti Carmine Amato,  il boss Cesare Pagano, Francesco Biancolella di Mugnano; Lucio Carriola, Mario Riccio, genero del boss Cesare Pagano; Oscar Pecorelli, o’ malommo e Oreste Sparano. Il mandante dell’omicidio sarebbe il boss pentito Antonio Lo Russo che secondo l’altro pentito Biagio Esposito, aveva chiesto la “cortesia” al gruppo del suo compare di matrimonio Cesare Pagano, di eliminare  o’ dobermann che stava diventando troppo autonomo. Sono indagati a piede libero anche altri due collaboratori di giustizia coinvolti nella vicenda ovvero Antonio Caiazza e Carmine Cerrato “taekendò”. Alla trappola mortale di Mugnano parteciparono, secondo i pentiti, pure Mirko Romano (presunto esecutore materiale) e Antonino D’Andò detto “Tonino ’o russ”, che organizzò e attuò il tranello facendo credere alle vittime di un appuntamento con gente dei Ferrara di Villaricca. Entrambi successivamente ammazzati, il secondo vittima di lupara bianca.