Ci fu un patto tra camorra e politica a Scafati: condannati i capi del clan Loreto-Ridosso

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Scafati. Corruzione elettorale, scambio di voto, estorsione e minaccia aggravata: stangata per i capi del clan Loreto-Ridosso, condannati a risarcire i danni alle vittime. Il giudice per le udienze preliminari Emiliana Ascoli ha depositato stamane la sentenza nei confronti dei cugini Gennaro e Luigi Ridosso e di Alfonso Loreto che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato nel processo che li vedeva imputati per scambio di voto, estorsione e minacce insieme all’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e il consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino e ad alcuni esponenti dell’amministrazione e Aliberti. Il giudice ha avallato la tesi della Procura Antimafia riconoscendo il patto politico mafioso sia per le elezioni amministrative del 2013 che per quelle regionali del 2015. Nello specifico, Alfonso Loreto – oggi pentito – è stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione in continuazione con la sentenza, passata in giudicato, per associazione per delinquere nella quale ha incassato sei anni di reclusione. Una pena complessiva di sette anni e due mesi di reclusione per essere stato uno dei promotori del clan Loreto-Ridosso. Il giudice ha riformulato il capo di imputazione relativo alle elezioni del 2013, quelle amministrative nelle quali fu eletto sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, in corruzione elettorale tenendo conto che la legge sullo scambio di voto politico mafioso non era stata ancora riformulata e seguendo le orme del gip Donatella Mancini che in prima istanza aveva negato l’arresto per Aliberti e gli esponenti del gruppo criminale. Se per il 2013 il giudice Ascoli ha riformulato il reato in corruzione elettorale, nessun dubbio per le elezioni Regionali del 2015 per le quali ha riconosciuto il reato di scambio politico mafioso, aggravato dall’intimidazione mafiosa, nei confronti di Alfonso e Luigi Ridosso jr. Il rampollo di Salvatore Piscitiello, nonostante il mea culpa della scorsa udienza, nel quale aveva riconosciuto la sua colpevolezza è stato condannato a cinque anni e 8 mesi di reclusione, otto mesi in più rispetto alla richiesta del pm della Dda Vincenzo Montemurro. A Luigi jr addebitati anche alcuni episodi estorsivi ai danni di imprenditori conservieri. Luigi Ridosso ha beneficiato dello sconto di pena, così come il cugino, per la scelta del rito abbreviato. Mano pesante infine per il figlio di Romoletto, Gennaro Ridosso, ritenuto uno dei capi del gruppo criminale operante a Scafati e nei paesi limitrofi. Il pregiudicato, è stato condannato per corruzione elettorale per le amministrative del 2013 – nel 2015 era in carcere dunque non gli è stato contestato lo scambio di voto politico mafioso per le Regionali – per le estorsioni ai conservieri Aniello e Fabio Longobardi ed infine per le minacce aggravate dal metodo mafioso nei confronti della giornalista Valeria Cozzolino. Dovrà scontare una pena di sei anni e 4 mesi di reclusione. I tre pregiudicati inoltre sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena e condannati a pagare le spese legali e di giudizio per le parti civili – i cugini Aniello e Fabio Longobardi e Valeria Cozzolino -. Riconosciuto il danno per le vittime, sarà il giudice civile a quantificare le somme che i tre dovranno risarcire.
La sentenza di condanna emessa dal Gup Emiliana Ascoli del Tribunale di Salerno nei confronti dei tre imputati – difesi dagli avvocati Luigi Ferrone, Dario Vannetiello, Pierluigi Spadafora, Michele Sarno – qualora venisse confermata nei prossimi gradi di giudizio avrà un peso sostanziale nel processo in corso al Tribunale di Nocera Inferiore con rito ordinario, a carico dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, la moglie Monica Paolino, il fratello Nello Maurizio Aliberti, l’ex staffista Giovanni Cozzolino, l’ex consigliere Roberto Barchiesi, l’ex vice presidente Acse, Ciro Petrucci e di Andrea Ridosso, fratello di Luigi jr. Nel processo appena i sette imputati sono accusati di scambio di voto politico mafioso con l’aggravante del metodo mafioso e alcuni reati satelliti. L’inchiesta ‘Sarastra’, condotta dalla Dia sezione di Salerno con il coordinamento della Dda, sulle vicende politico amministrative del Comune di Scafati – poi sciolto per infiltrazioni camorristiche proprio per le ingerenze del clan Loreto-Ridosso – approda alla prima sentenza di condanna a tre anni dai primi avvisi di garanzia. La vicenda, dopo una serie di schermaglie giuridiche, ha portato all’arresto dell’ex sindaco Aliberti e dei cugini Gennaro e Luigi Ridosso, condannati stamane per i reati contestati. Ora non resta che attendere il prosieguo del processo in corso a Nocera Inferiore e iniziato la settimana scorsa con la testimonianza del primo teste dell’accusa, il tenente colonnello della Dia Giulio Pini. La prossima udienza si terrà alla fine di settembre.
Rosaria Federico


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