Per il gup ‘Non fece mai prostituire la figlioletta’, torna libera la mamma salernitana

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Il gup del tribunale di Salerno, Renata Sessa, riqualifica la trentaduenne di Pontecagnano finita in carcere per una condanna a tre anni e otto mesi, con l’accusa di “tentata induzione alla prostituzione minorile”. La vicenda agghiacciante incolpava la donna di avere costretto la figlia minorenne ad intrattenere rapporti sessuali con un anziano. La donna, assistita dall’avvocato Saverio Sapia, in seguito al ridimensionamento del quadro cautelare, ha ora ottenuto la revoca della misura dei domiciliari ed è sottoposta al solo obbligo di dimora nel luogo di residenza. In ogni caso, come stabilito dal giudice con la sentenza, ha perso la responsabilità genitoriale sulla figlia maggiore mentre pende ancora il procedimento per la più piccola che, oggi, ha appena 2 anni. Entrambe le minori, rappresentate dal curatore speciale, avvocato Viviana Caponigro, si trovano in una casa famiglia ma potrebbero presto essere affidate ai nonni materni che, attraverso l’avvocato Agata Bisogno, hanno fatto apposita istanza al tribunale per i minori. Nella motivazione della sentenza il gup, che ha concesso alla madre le attenuanti generiche, ripercorre la vicenda inserendola in un preciso contesto di estremo “degrado ambientale”: “precarie condizioni economiche, incinta e col compagno detenuto”.
La trentaduenne pur di racimolare qualche spicciolo si prostituiva sebbene si trovasse in uno stato avanzato della gravidanza, offrendo telefonicamente la figlia ad un suo anziano cliente.
Quegli incontri di cui è stata accusata, però, non hanno mai avuto luogo perché scrive il gup nella motivazione della sentenza “l’unica volta che l’uomo acconsentiva a vedere la bambina, la donna si precipitava in strada da sola, lasciando a casa la figlia”. Da qui la condanna per la sola ipotesi di tentata induzione alla prostituzione poiché si legge nella sentenza “la norma, sanzionando la condotta di chiunque recluta o induce alla prostituzione una minorenne, qualifica la fattispecie come un reato di evento, essendo necessario dunque che, l’evento descritto dalla norma, in concreto si realizzi”.




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