Il figlio viene bocciato e i genitori picchiano il professore

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Una brutale aggressione è avvenuta a Roma, dove una coppia di genitori di origine albanese ha aggredito un giovane professore di Aversa con un pugno in pieno volto e un tentativo di strangolamento. Tutto questo per comunicare la bocciatura del figlio 15enne, e nel tentativo di aiutare il preside è stato colpito da un violento pugno in pieno volto e, successivamente, sopraffatto a terra, si è visto stringere le mani al collo, dopo aver ricevuto calci e pugni.
Trasportato in ospedale gli è stato riscontrato un trauma cranico e un’insufficienza respiratoria dovuta al tentativo di soffocamento. Per lui una prognosi di otto giorni e tanta amarezza.
È stato lo stesso giovanissimo insegnante, Umberto Gelvi, 24 anni il prossimo mese di ottobre, docente di disegno tecnico, a raccontare a Il Mattino la sua disavventura. «Stavamo effettuando ha riferito ancora visibilmente dolorante gli scrutini. La mia collega coordinatrice della classe del ragazzo in questione, mi ha chiesto di assisterla mentre comunicava ai genitori la bocciatura del ragazzo. Aveva paura. Già quando li aveva convocati telefonicamente erano stati minacciosi».
«Non appena la collega gli ha riferito della bocciatura, la madre ha iniziato a inveire contro di noi. Abbiamo chiamato il preside al quale il padre ha iniziato a rivolgere parole offensive. Quando questi stava per andare ad avvertire le forze dell’ordine, l’uomo stava per aggredirlo alle spalle e allora mi sono interposto. Ho ricevuto un forte colpo al viso e, successivamente, una volta a terra, calci e pugni sino al tentativo di soffocarmi».
Sono, poi, giunti sul posto gli agenti del commissariato di quartiere, che hanno provveduto ad identificare i presenti, e l’ambulanza che ha trasportato il giovane docente presso il pronto soccorso dell’ospedale «Madre Giuseppina Vannini» dove i sanitari gli hanno praticato una tac e tenuto sotto osservazione per alcune ore prima di potergli consentire di far ritorno presso l’abitazione di Aversa, dove a curarlo sono i familiari, la madre insegnante anch’essa e il papà vigile urbano.
«Il ragazzo in questione hanno dichiarato i docenti della classe non ha mai dato fastidio in classe, anche se non brillava, tanto che siamo stati costretti a bocciarlo. È il contesto familiare ad essere problematico, come questo episodio di violenza inspiegabile ha dimostrato».


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