Cori anti-Napoli, scoppia il caso: senso di razzismo nei confronti del sud

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Napoli. Cori anti-Napoli nella partita con la Sampdoria: unanime condanna di politici e istituzioni. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris condanna gli episodi di ieri a Genova. “L’immagine, le frasi, i volti, i contenuti sono davvero inqualificabili, indecenti, razzisti e discriminatori. Non si può più andare avanti così”. Il giorno dopo i cori dei tifosi della Sampdoria contro Napoli e i napoletani che hanno portato l’arbitro Gavillucci a sospendere per alcuni minuti la partita, de Magistris, condanna duramente quanto accaduto a Genova. I cori contro i napoletani, le invocazioni all’eruzione del Vesuvio e le accuse di scarsa pulizia personale hanno accompagnato il Napoli in quasi tutte le partite di campionato: “Nei confronti di Napoli c’è odio” ha aggiunto de Magistris. “Forse ‘vanno in freva’ perchè senza soldi e senza aiuti siamo la città che più cresce in cultura e turismo e perchè abbiamo vinto lo scudetto dell’onestà e del bel calcio?”. L’ex pm sprona a “difendere la città e a reagire con più forza” ma anche con “signorilità e maggiore capacità di sopportazione rispetto a provocazioni che stanno superando ogni limite”. Intanto, a gettare benzina sul fuoco delle polemiche, soprattutto su social network, c’è la macabra provocazione andata in scena la notte scorsa nei pressi di Mondragone, in provincia di Caserta, dove è stato appeso a un cavalcavia uno striscione con la scritta “Avevano un sogno nel cuore” e le sagome di tre giocatori con la maglia del Napoli impiccati. E le polemiche si scatenano in un profluvio sui social network ma anche nelle conversazioni in città. “Si stanno superando i limiti – commenta il prorettore dell’Università Federico II, Arturo De Vivo – ma qui non c’entra la contesa dello scudetto o la competizione sportiva, perchè spesso i cori si levano in stadi in cui il Napoli non gioca. Da un lato, leggo un senso di razzismo nei riguardi del Sud che emerge non solo tra gli ultras ma anche in una ampia fascia di una certa cultura ‘media’, che si porta un retaggio della contrapposizione nord sud e quindi, stupidamente, nei napoletani si identificano tutti i meridionali”. Per l’umanista si dovrebbero prendere provvedimenti per frenare il fenomeno: “Multare i club è inutile – spiega – anzi, si dà un’arma di ricatto agli ultras nei confronti dei presidenti che non c’entrano, ieri abbiamo visto Ferrero che cercava di fermare cori. Credo che bisognerebbe reagire chiudendo un settore dello stadio o, addirittura, costringendo alcune squadre a giocare a porte chiuse”. Un “delirante modo di concepire l’appartenenza alla squadra”: è cosi’ che il questore, Antonio De Iesu, definisce i cori. Parla di “forme di follia dialettica” il questore e chiama in causa “alcuni gruppi di tifosi, non tutti sono così”. “In ogni tifoseria c’è uno zoccolo duro – ha detto a margine del Premio Mediterraneo 2018 – anche a Napoli c’è un forte zoccolo duro di 300 persone che non sono tifosi ma delinquenti, così come lo sono quelli di Genova e tanti altri”. “Il problema è riuscire a contenere queste forme di devianza e dare delle sanzioni – ha concluso – e recuperare quel senso di appartenenza puro, goliardico di sostegno alla squadra che non deve degenerare in queste forme di follia dialettica”. Chiede provvedimenti anche Pietro Spirito, presidente del Porto di Napoli: “C’è un livello di civiltà minima – spiega – che tocca ripristinare anche nello sport. Si deve dare seguito a quanto che si era detto per i cori antisportivi. Bisognerebbe chiedere ad esempio all’arbitro di Genova perchè ha deciso di interrompere la gara per tre minuti e non ha preso altri provvedimenti. Mi pare che siamo ben al di là dello sfottò”. 

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