Cronaca

Napoli, vigilante ucciso, il figlio Giuseppe: ‘Il suo sacrificio non sia vano’

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“La presenza di tantissime persone in chiesa e fuori, oltre che delle autorità, è stata l’ulteriore testimonianza di quanto papà si sia fatto voler bene da tutti, una grande dimostrazione di affetto. Certo, il dolore resta, non si può togliere, ma noi speriamo che la sua morte non sia vana, che il gravissimo episodio non sia dimenticato e che ci sia giustizia. Le autorità ci sono state vicine”. Cosi’ Giuseppe Della Corte, 25 anni, figlio di Francesco, 51 anni, il vigilante di Marano  morto venerdì scorso dopo essere stato aggredito il 3 marzo, commenta il clima oggi ai funerali del padre. La chiesa dello Spirito Santo ha visto, infatti, la partecipazione di amici e parenti della guardia giurata ma anche di tanti cittadini oltre che di tanti colleghi di Francesco Della Corte appartenenti a diversi istituti di vigilanza. Presenti il questore Antonio De Iesu, il prefetto Carmela Pagano, il governatore Vincenzo De Luca, rappresentanti dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza, del sindacato Uiltucs al quale era iscritto. Ieri il gip del Tribunale per i minorenni ha convalidato il fermo dei tre minorenni accusati dell’omicidio della guardia giurata e ha emesso nei loro confronti ordinanza di custodia in carcere. I reati contestati ai tre minorenni sono di omicidio volontario e tentata rapina. “Quando ho saputo che era mio fratello, dico la verità: mi è caduto il mondo addosso: uno perché conoscevo la vittima, e due perché era stato proprio mio fratello”. Parla ai microfoni di Fanpage.it il fratello di uno dei minori arrestati per il brutale omicidio di Francesco Della Corte, il vigilantes della metro di Piscinola colpito alla testa con il piede di un tavolo e morto dopo 13 giorni di agonia. I tre minorenni arrestati volevano rubargli la pistola e rivenderla, si sono scagliati con un’azione da arancia meccanica su di lui, tale da non lasciargli scampo. Ora sono in carcere accusati di omicidio volontario: “Non so come unirmi al dolore della famiglia -dice il fratello di uno dei ragazzi – volevo chiedere perdono. E’ inammissibile e inaccettabile il gesto commesso”. Poi spiega in quale circostanza aveva conosciuto Della Corte: “Ho conosciuto la vittima perché con gli amici il giovedì sera ci vedevamo alla metro del Frullone e lui veniva a fare il giro di controllo, qualche volta si è fermato a parlare con noi. Si fermava, parlavamo spesso del Napoli”. Poi la rabbia: “Ho parlato con mia madre, lei è molto arrabbiata e non vuole vedere più mio fratello. Anche io sono molto arrabbiato e addolorato. Non so che dire, posso dirle però che noi abbiamo sempre lavorato e tutt’ora mia madre lavora. Io mi trovo all’estero, sono qui da un anno e mezzo, lo faccio solo perché devo lavorare, ho lavorato a Napoli ma lì non ci sono molte possibilità”.


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