Napoli al Lido di Venezia, tra realtà e fiction

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La vita reale e la fiction si mescolano in due formule diverse in due film italiani presentati oggi alla Mostra del Cinema di Venezia. In ‘Nato a Casal di Principe’ di Bruno Oliviero (Cinema nel giardino) si racconta la storia vera dell’attore e produttore Amedeo Letizia (I ragazzi del muretto), classe 1966, interpretato nel film da Alessio Lapice, il cui fratello Paolo fu rapito a Casal di Principe e, si scopri’ in seguito, ucciso dalla camorra, una sera del 1989. Un caso risolto solo nel 2014 e che ha portato alle condanne per i responsabili con pene dai 30 anni all’ergastolo. Mentre ne Il cratere, opera prima di Silvia Luzi e Luca Bellino, unico film italiano in gara alla Settimana della Critica (alla proiezione ufficiale e’ stato accolto da lunghi applausi), si resta in terra campana, per mettere in scena il rapporto sempre piu’ conflittuale, fra Rosario, venditore ambulante, e la figlia Sharon, cantante di talento, che l’uomo vede come uno strumento per cambiare vita. Ad interpretarli ci sono Rosario Caroccia e Sharon Caroccia, realmente padre e figlia nella vita. ‘Nato a Casal di Principe’ e’ tratto dall’omonimo libro scritto sulla vicenda da Amedeo Letizia con Paola Zanuttini nel 2012 (edito da Minimum Fax): “Tutto inizia nel 1989 – spiega l’attore e produttore, che viene da una famiglia borghese -. Dopo il rapimento di mio fratello sentivo di non poter fare niente, sono stati mesi molto frustranti, provavo insieme al grandissimo dolore un forte senso di colpa. E dopo l’uscita di ‘Gomorra’ di Saviano, un bellissimo libro, molti sembrava credessero che a Casal di Principe vivessero solo criminali. E’ stata una spinta per raccontare quello che e’ successo in quel periodo. E ora con il film sento che il mio senso di colpa si e’ acquietato. Ho la sensazione di aver fatto tutto quello che potevo per Paolo”. A interpretare i genitori di Amedeo sono Massimiliano Gallo (che al Lido ha anche Veleno e Gatta Cenerentola) e Donatella Finocchiaro. “Il fatto che Bruno Oliviero sia un documentarista ha dato una grande verita’ al film. C’e’ un grande rispetto del dolore, non si entra a gamba tesa – spiega Massimiliano Gallo -. Eppure sarebbe stato facile cadere nel sentimentalismo raccontando questa storia. La famiglia Letizia non conosce il motivo di cio’ che e’ successo, e non ha mai riavuto il corpo di Paolo”. Anche Silvia Luzi e Luca Bellino sono documentaristi, nel primo film di fiction “raccontiamo – spiegano – il germe di una ribellione, di cui e’ terreno naturale la famiglia. Cercavamo la purezza di interpreti non professionisti. Avevamo gia’ scritto la sceneggiatura, ambientata nel mondo della canzone neomelodica, dove tutto succede molto in fretta, e per mesi abbiamo cercato un padre e una figlia veri adatti. Li abbiamo trovati una sera a una fiera”. Nel film “recita gran parte della famiglia Caroccia, le riprese si sono svolte nella loro vera casa e l’autobanco da venditore ambulante della lotteria che da’ in premio pupazzi e’ il vero mezzo di Rosario” spiegano. “A parte il fatto che Sharon canti e i particolari della vita da ambulante, il resto e’ fiction” precisa Rosario Caroccia, che ha dato molte idee ai due registi e firma con loro la sceneggiatura. “Faccio da manager a mia figlia, ma la cosa piu’ importante per me e’ che finisca la scuola”, dice, frastornato ed emozionato dall’essere a Venezia. Sharon, 15enne, vive l’esposizione mediatica con molta piu’ tranquillita’, ma dice che per lei “essere in un film e’ un sogno nel cassetto”. E i due registi aggiungono: “E’ una ragazzina straordinaria, ha vissuto tutto questo con grande naturalezza. Era piu’ preoccupata dagli inviti per la sua festa di compleanno dei 15 anni che dal dovere venire a Venezia per il film”.


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