Violenze in carcere a Santa Maria, l’omicidio colposo tra i reati contestati

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Violenze e torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: i magistrati contestano a 13 agenti e funzionari della penitenziaria anche il reato di omicidio colposo in cooperazione. E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini notificato oggi ai 120 indagati.

L’episodio al quale sono riferite le accuse è la morte del detenuto extracomunitario Hakimi Lamine, deceduto a seguito di violenze e torture il 4 maggio 2020.

Il nuovo capo di imputazione è stato aggiunto alla lunga lista di reati contestati già nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva portato all’emissione di 52 misure cautelari. I pm di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Pannone e Alessandra Pinto, contestano a 13 agenti della polizia penitenziaria e a funzionari e dirigenti dell’amministrazione penitenziaria coinvolti nell’inchiesta sui pestaggi avvenuti nel penitenziario in provincia di Caserta nell’aprile del 2020. Secondo la procura sono responsabili di aver provocato la morte di Hakimi Lamine, deceduto il 4 maggio 2020 “per edema polmonare acuto con terminale arresto cardio-respiratorio a seguito di torture e maltrattamenti subiti a partire dalle violenze del 6 aprile e delle indebite condizioni di isolamento sociale in cui era stato sottoposto”.

    Sono indagati per questo capo di imputazione, tra gli altri, Antonio Fullone, all’epoca provveditore regionale della Campania, Maria Parenti e Arturo Rubino, ex direttore e vice direttore del carcere, e Gaetano Manganelli, ex comandante della penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere. In un primo momento la morte dell’uomo fu classificata come suicidio, successivamente i pm chiesero la contestazione del reato di morte come conseguenza di altro reato, ma in una prima fase il gip negò la contestazione nella misura cautelare emessa a giugno. I magistrati, anche in seguito alle perizie, hanno ottenuto dal gip la contestazione del reato più grave che è quello di omicidio colposo. L’autopsia sul corpo di Lamine evidenziò un “politrauma contusivo al volto, al dorso, agli arti inferiori, con frattura delle ossa nasali”.



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